Economia
Bitcoin, le criptovalute? Centinaia. "Ecco come funzionano, vantaggi e rischi"
Bitcoin, l'intervista di Affaritaliani.it all’avvocato Giovanni Bonomo, esperto di Diritto delle nuove tecnologie
I Bitcoin sono i più famosi, ma le criptovalute sono numerose e spesso sconosciute. Di cosa si tratta e qual è la situazione in Italia? Lo abbiamo chiesto all’avvocato Giovanni Bonomo, managing partner di AssistenzaLegalePremium.it, in un’intervista in esclusiva per Affaritaliani.it
La più nota è il Bitcoin ma ora ce ne sono molte altre. Che cosa si intende per criptovaluta e perché oggi è sempre più oggetto di discussione?
Il termine Bitcoin è più diffuso perché è stata la prima criptovaluta a tracciare il solco della "valuta digitale" aprendo la strada a tutte le altre. Tutto inizia nel 2008, anno che tutti ricordiamo per l'inizio della crisi mondiale con il tracollo finanziario globale di cui ancora risentiamo gli effetti. Perché proprio in quell'anno, un misterioso e ancora ignoto inventore, con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto (solo lo scorso anno un imprenditore e informativo australiano Craig Wright, si sarebbe rivelato nella sua vera identità), pubblica il protocollo Bitcoin, così intitolando un'architettura informatica idonea a sostenere la circolazione di una criptovaluta o valuta digitale.
La creazione e la diffusione di tale criprovaluta si basano sui princìpi della crittografia e dei protocolli di file sharing peer to peer. Il primo bitcoin ad essere generato risale a due anni dopo, cioè al 2010. La rivoluzione sta nel fatto che si ha una valuta che transita liberamente tra gli utenti di Internet senza il controllo di un organo centrale, permettendo pagamenti e acquisti senza i costi delle normali operazioni bancarie. E già questo fa comprendere la forza dirompente di tale invenzione per il mondo finanziario e monetario, in mano alle autorità centrali di ogni Stato.
Si ha cioè, in sostanza, lo spostamento dalle istituzioni alle persone, le quali diventano loro stessi la banca, sono loro che detengono il portafoglio, sono unicamente loro responsabili delle proprie transazioni, senza alcun ente centralizzato nel quale riporre la loro fiducia.
Quindi va da sé l'attenzione della cittadinanza mondiale, prima che dei media istituzionali controllati dai governi delle nazioni, per il Bitcoin e, più in generale, per la valuta digitale, in questi tempi di ripensamento di dogmi e verità indiscutibili, in economia, finanza, politica e religione.
Quindi è l'assenza di intermediari come le banche che caratterizza questa rivoluzione?
Esatto. L'architettura inizialmente denominata Bitcoin, scritta con la B maiuscola per distinguerla dalla moneta digitale criptata "bitcoin" con la b minuscola, regge la fiducia distribuita peer-to-peer tra i partecipanti di una catena di distribuzione composta da nodi o blocchi; tale catena di distribuzione viene chiamata ora Blockchain (ora il termine "bitcoin", scritto indifferentemente con la "B" maiuscola o minuscola, designa unicamente la relativa criptomoneta). In sostanza, il libro contabile sul quale viene registrata la contabilità di una banca, per intenderci, è la stessa Blockchain, che diventa il libro contabile distribuito accessibile da qualsiasi utente che effettui una transazione ed entri a far parte della Blockchain stessa.
Questa piattaforma tecnologia, inizialmente concepita per la prima criptovaluta vive ora di vita propria e consente innumerevoli forme di scambio, di beni, di informazioni, di contratti, di dati in genere: operazioni tutte basate sulla fiducia distribuita tra tutti i partecipanti dello scambio.
Un tale meccanismo di fiducia distribuita a livello globale, sorretto da tecnologie "nelle mani di tutti", senza la possibilità che tale sistema possa essere attaccato né manipolato, risulta più sicuro di quello che ci viene imposto, per quanto riguarda il denaro, dalle banche o da una qualsiasi autorità centrale. E lo sviluppo di tale tecnologia liberatrice e disintemediante permette adesso l'applicazione della Blockchain a qualsiasi contesto di scambio di dati digitali certificati nella loro autenticità.
Giovanni Bonomo è avvocato e consulente di imprese editoriali e televisive, autore di pubblicazioni in materia di diritto d’autore, dell’informazione e dell’informatica. Giornalista pubblicista, attivo sulle tematiche ambientali, collabora con riviste letterarie e di divulgazione scientifica. Animatore culturale con il proprio Centro Culturale Candide e titolare del blog Ultime-Notizie.net sulle novità del mondo digitale, è senior manager di Assistenza Legale Premium da dicembre 2016 e da giugno 2017 responsabile dell'Osservatorio sul diritto d'autore de Il Sole 24 Ore. |
Quante criptovalute abbiamo oggi e come sono regolamentate in Italia?
In effetti l'incredibile crescita delle criptovalute, tutte al seguito della prima valuta digitale, fa sorgere spontanea la domanda. Soprattutto se consideriamo il fenomeno dell'Initial Coin Offering (I.C.O. per brevità), cioè delle offerte di nuove criptovalute che vanno a finanziare imprese startup, di cui si è avuto l'esplosione quest'anno. Il fatto che a tutt'oggi non esista alcuna regolamentazione rende possibile anche, purtroppo, frodi e speculazioni.
Per avere un'idea delle centinaia di criptovalute sempre in aumento basta andare sul sito di Coinmarketcap, praticamente la borsa mondiale delle criptovalute: attualmente ce ne sono più di 1100. Quelle principali e note ai più sono, oltre al Bitcoin: Ethereum, Ripple, Litecoin, Dash, Monero, ZetaCash, queste due ultime caratterizzate dall'anonimato delle transazioni. Ognuna di tali criptovalute ha delle caratteristiche proprie, ma vorrei qui soffermarmi sull'Ethereum, perché è la seconda criptovaluta per capitalizzazione, dotata di una propria blockchain che viene utilizzata per eseguire gli smart contracts (i quali meriterebbero una loro trattazione al di fuori di questa breve intervista). Grazie a questa peculiare caratteristica Ethereum può far transitare, e scambiare tra due nodi, un qualsiasi tipo di asset o valore, non solo la propria valuta digitale Ether.
Lei ha parlato di scambi tra criptomonete: come avviene e come si pone rispetto allo scambio tra criptomoneta e valuta legale?
La maggior parte degli scambi non avviene nei confronti della valuta a corso legale (detta anche "moneta fiat") ma tra le criptomonete stesse, tramite appositi "siti exchange". Ma la vera e compiuta rivoluzione monetaria e finanziaria offerta dalle critpovalute sarà di permettere pagamenti person to person e cioè wallet-to-wallet senza processori di pagamento, che ora sono gli intermediari necessari tra la valuta digitale e la valuta a corso legale. Voglio dire che, se attualmente abbiamo processori, tipo Coinbase, che fanno da interfaccia alla Blockchain consentendo di operare con i mezzi di pagamento tradizionali del nostro conto corrente bancario, in un futuro nemmeno lontano non ne avremo più bisogno.
Intanto abbiamo già notevoli risparmi di tempo e di costi nelle transazioni. Basti pensare che per fare un bonifico bancario Sepa occorrono dai quattro ai cinque giorni affinché il denaro venga trasferito, mentre per trasferire Bitcoin possono bastare pochi minuti e si hanno commissioni molto più contenute. Per comprendere tale velocità di esecuzione ricordiamoci dei vantaggi della disintermediazione e dell'assenza di controlli da parte di una qualsivoglia autorità centrale.
Che cosa mi può dire a proposito del Bitcoin come strumento di risparmio e della recente definizione di "oro digitale" data da alcuni economisti?
In effetti uno degli elementi qualificanti del Bitcoin è la non riproducibilità e la conseguente scarsità del prodotto: i Bitcoin sono come l’oro in una miniera, che contiene solo quantità limitate del prezioso metallo. Infatti verranno creati solo 21 milioni di Bitcoin. Perché? Perché un algoritmo definito ne gestisce la generazione in modo finito e, raggiunta tale cifra, non ci saranno più nuovi Bitcoin. Grazie a questo limite numerico, il valore dei Bitcoin dipenderà solo dal mercato: più persone compreranno Bitcoin, più questa moneta verrà richiesta e quindi il suo valore aumenterà.
Facciamo una breve parentesi storica, per capirci meglio. Nel dicembre del 1971, lo Smithsonian Agreement mise la parola fine agli accordi di Bretton Woods, già ridimensionati dalla decisione del presidente Nixon, presa il 15 agosto di quello stesso anno di sospendere la convertibilità del dollaro in oro. Per rimediare al caos monetario che ne seguì, nel febbraio del 1973 ogni legame tra dollaro e monete estere venne quindi definitivamente reciso e lo standard aureo fu sostituito dal più naturale sistema di cambi flessibili. Da allora viviamo con una moneta legale che, per ogni nazione, è una convenzione sociale, fondata sul diritto e sull'accordo sociale. Oggi si ha la possibilità di utilizzare come moneta unica mondiale un asset digitale scarso come l'oro, che però è leggero e facilmente trasportabile, contrariamente al prezioso metallo, e per la cui autenticità non serve più un garante centrale.
Le transazioni fatte con questo oro digitale vengono distribuite sui nodi della rete e verificate come valide in base ad una serie di parametri: in tale processo si inseriscono i “minatori”, i miners, speciali partecipanti che utilizzano software e potenti computer per creare i famosi blocchi. Una volta verificata come valida, la transazione viene inserita nel primo blocco disponibile.
Chi partecipa attivamente al circuito facendo transazioni è come se mettesse a disposizione una parte delle capacità di elaborazione del proprio PC per garantire il funzionamento e la sicurezza del sistema. Il wallet, o borsellino elettronico, ha poi delle caratteristiche del tutto peculiari. Anzitutto è anonimo, presentandosi sotto forma di una stringa di 33 caratteri alfanumerici senza alcun riferimento al nome del titolare; poi può avere infinite varianti alfanumeriche, ma fa sempre riferimento ad un’unica e irripetibile transazione. Mi permetta a questo punto di sfatare un mito, quello del'anonimato, di cui si avvantaggerebbe la criminalità, e della non sicurezza.
Poiché l’identità di chi ha generato una transazione è pubblica, mentre non lo è il tipo di transazione, il pagamento in Bitcoin non è affatto adatto per chi faccia riciclaggio di denaro sporco. Inoltre l’integrità della Blockchain viene garantita da tutti i nodi, rendendo pressoché impossibile qualsiasi manipolazione.
Si dice che i miners risolvono complesse equazioni ed enigmi nell’atto di “estrarre” il Bitcoin, possibilità normalmente preclusa all’utente normale della Rete, il quale può acquistare i Bitcoin pagandoli solitamente in Euro. Ovviamente dovrà munirsi di apposito Bitcoin wallet, nelle tipologie facilmente reperibili in Rete e anche come App.
Un aspetto interessante del Bitcoin e di tutte le criptovalute è l’impignorabilità di un borsellino elettronico, per ragioni tecniche (il soggetto pignorando può continuare a operare tramite un’altra stringa alfanumerica e non esiste nemmeno un soggetto presso cui operare un pignoramento presso terzi) prima che giuridiche e, almeno per quanto riguarda il Bitcoin, l’esenzione da Iva, come da recente dichiarazione dell’Agenzia delle Entrate dello scorso anno.
Lei ha accennato al suo blog di aggiornamento notiziale ma quali altri iniziative ci sono per informare la cittadinanza sulla valuta digitale?
Il tema meriterebbe una più ampia discussione e dovrebbe essere oggetto di lezioni universitarie, come in parte lo è già, se penso alle lezioni su Bitcoin e Bockchain organizzate in questi giorni dall'Università Bicocca di Milano e che si trovano poi registrate su YouTube.
Merita di essere menzionato un sito, unico nel suo genere, l che insegna in modo organico tramite minilezioni progressive assistite da test finali di avanzamento tutto sulla valuta digitale e sul trading per criptovalute: si tratta di iCoinPro.
Come ho sempre fatto sul versante della cultura umanistica con il mio Centro Culrruale Candide, intitolato alla Creatività, alla Condivisione e alla Conoscenza, che sono le tre C del logo grafico, mi impegno a diffondere anche la cultura digitale e prevedo di scontrami ancora, come in altre materie, con il pregiudizio e l'ignoranza. Certe informazioni non vengono date dai canali ufficiali dell'informazione e Internet gioca un ruolo fondamentale per contrastare il pensiero unico voluto dalle banche e dai poteri economici forti.
Del resto gli aspetti di utilità pubblica, soprattutto in questa grande trasformazione digitale che sta avendo l'economia mondiale, sono evidenti: siamo solo agli inizi di una nuova era di informazione globale e di maggior consapevolezza per l'umanità.
La tecnologia che permette di scambiare in Internet non solo informazioni ma anche proprietà e valori monetari è la base di qualsiasi altra collaborazione tra gli uomini sul pianeta. Si tratta di una rivoluzione digitale paragonabile a quella avvenuta con la stessa Internet negli anni 90 del secolo scorso.
Si tratta solo di comprendere le possibilità della Blockchain anche per tutte le applicazioni non monetarie, come quelle fondate sull'l'Intelligenza Artificiale per l'Internet of Things, per rivoluzionare insomma non solo le nostre transazioni finanziarie e la finanza globale, ma anche la pubblica amministrazione, la sanità, l'istruzione.