"Fate girare! Nella prossima bolletta luce ci saranno 35 euro in più per i morosi che non pagano. Io non li pagherò. Facciamolo tutti!". Firmato Antonio Santo (nella foto a sinistra). Questa volta la rivolta contro le aziende elettriche capeggiate dall'Enel è guidatata da un famoso oncologo di Verona, noto in passato anche per alcune battaglie alle case farmaceutiche, e non dal singolo consumatore sconosciuto che su Facebook lancia il suo grido di rabbia contro i rincari delle bollette.
L'indignazione del medico come di altre migliaia di utenti è scoppiata dopo che l'Autorità per l'energia elettrica e il gas (che dal 2018 è competente anche per i rifiuti) ha stabilito che da quest'anno il buco creato dagli evasori energetici (recuperando anche i conti non pagati dal 2016) verrà in parte colmato da tutti i clienti onesti. Un premio in sostanza al contrario per chi è in regola con le bollette elettriche che deve metterte la toppa a un rosso di 200 milioni di euro da spalmare sulla colettività. Le voci incriminate sono gli oneri di sistema introdotti nel corso degli anni da leggi e decreti ministeriali per finanziare, ad esempio (è la voce più pesante), gli incentivi alle fonti rinnovabili.
Uno schema che per certi versi richiama molto quello utilizzato per le accise sulla benzina e che devono sempre essere pagati dai distributori di energia elettrica all’Autorità che li ha decisi e questo vale anche per le bollette non pagate.
Secondo quanto ha ricostruito Repubblica, gli oneri vengono pagati da tutti noi in bolletta ma non finiscono nelle casse del gestore che ci vende l’energia: quest’ultimo è tenuto a versarli alle imprese di distribuzione, che a loro volta li gireranno a Csea (Cassa per i servizi energetici e ambientali) e Gse (Gestore dei servizi energetici). In caso di bollette non pagate, infatti, le società di distribuzione non riescono più a ottenere questi soldi - che nel frattempo hanno anticipato - dai venditori.
La conseguenza è che le società di distribuzione interrompono il flusso, lasciando i venditori a secco di energia e costringendoli a chiudere i battenti. Morosità, che risulta più elevata al Sud e tra le piccole e medie e imprese. Il fenomeno è esploso nel 2017 con la liberalizzazione del mercato che ha portato un forte aumento nel numero delle società che distribuiscono energia, tanto da arrivare a circa 500, senza considerare i nomi noti e questo ha reso più facile ai morosi saltare da una compagnia all’altra, prima che venga attivata nei loro confronti la procedura di recupero credito.