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Economia
Bonomi all'atto finale: chiede sostegno all'industria, ma è rimasto solo

Confindustria, gli ultimi atti di Bonomi

Felix The Cat
 

Tira una brutta aria per Carlo Bonomi e per Confindustria nel suo insieme. Il presidente uscente, infatti, ha prima dovuto accettare che non ci sarebbe stato spazio per una sua ricandidatura. Poi ha constatato che il suo “delfino” Alberto Marenghi non avrebbe avuto alcuna possibilità di correre per la vittoria della poltrona su cui sedeva. Infine c’è stato il pasticcio della Luiss. Intendiamoci, Luigi Gubitosi è un presidente di grandissima caratura, oltre a conoscere gli ambienti confindustriali e le logiche che li governano. Ma nei corridoi di Viale dell’Astronomia si mormora che la strategia di comunicazione non sia stata gradita e che, a più riprese, si sarebbe chiesto a Bonomi di rilasciare dichiarazioni in merito alla sua strategia per l’università. Ora, con la defenestrazione improvvisa alla “Marchese del Grillo” della direttrice generale Francesca Mariotti per fare posto a Raffaele Langella il quadro si complica ulteriormente. 

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Voci accreditate riferiscono che Bonomi, nel comunicare l’addio alla Mariotti, avrebbe detto che il nome del successore sarebbe stato appreso dai giornali. E in effetti è stata l’Ansa a rivelare la presenza di una lettera in cui si formulavano “i migliori auguri di buon lavoro” a Langella. Insomma, un clima da fine impero che si sta riverberando anche sulla corsa alla successione. I candidati sembrano essere più dei “tromp l’oeil” che dei veri e propri soggetti accreditati. Tant’è che in molti sospettano che i vari Antonio Gozzi e Maurizio Stirpe siano destinati a fare la fine che fece Stefano Donnarumma: dato da tutti come nuovo ceo di Enel si è ritrovato con un pugno di mosche in mano.

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Intanto, forse troppo tardi, Bonomi parla. In un’intervista al QN- Giorno, Carlino, Nazione, infatti, ha provato a raccontare la sua visione del mondo e del futuro. Partendo dalla manovra. Il prossimo appuntamento si terrà a Madrid, per una riunione bilaterale con l'industria spagnola. Carlo Bonomi afferma: "Se guardo all'archivio dei vari incontri avuti negli anni con i miei colleghi europei, noto che le aziende condividono un linguaggio comune, superando le divisioni nazionali." Sottolinea la necessità di politiche industriali europee per competere con gli investimenti degli Stati Uniti e della Cina

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In Italia, Bonomi chiede politiche di sostegno all'industria, sottolineando l'importanza di ascoltare gli imprenditori. Si focalizza sulle transizioni verso l'ambiente e la digitalizzazione come priorità. Bonomi non critica direttamente il piano economico del governo, ma suggerisce che gli investimenti nel Paese stanno diminuendo e propone un "Piano Industria 5.0" per sostenere le transizioni. Sottolinea la necessità di riformare la spesa pubblica, ma non di tagliarla. Bonomi ritiene che la fiscalità aziendale debba essere ridotta al 15% per rendere il paese più competitivo e stimolare gli investimenti.

Parla dell'importanza dell'industria italiana e la necessità di rafforzarsi a livello europeo. Nonostante il pil italiano cresca, ritiene che sia importante sostenere l'industria. Cerca un coinvolgimento nel processo decisionale del governo per sviluppare una politica industriale mirata alla crescita economica e sociale. Infine, discute degli impatti del conflitto in Medio Oriente sul costo dell'energia e la dipendenza dalle fonti di gas provenienti dai paesi arabi. Sottolinea la necessità di guardare oltre il breve termine e di programmare strategicamente per l'industria italiana. Bonomi suggerisce di sviluppare filiere industriali per le energie rinnovabili e il riciclo delle batterie. Alla fine, sottolinea l'importanza di dare un segnale positivo ai mercati internazionali per far crescere il paese.
 

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