Economia
Borsa, Cucinelli nuovo Paperone: 1,4 miliardi di euro di patrimonio
Brunello Cucinelli raccoglie 106 milioni cedendo un 6% della sua società: dall’Ipo il titolo ha guadagnato il 260%
Brunello Cucinelli Paperone di Piazza Affari da oltre un miliardo e quattrocento milioni di patrimonio. Incassa ben 106 milioni di euro, il re del cachemire dal collocamento tramite bookbuilding accelerato di 4,08 milioni di azioni, pari al 6% del capitale, avvenuto ieri sera a mercati chiusi a 26 euro per azione, ossia con uno “sconto” del 10% rispetto ai prezzi di chiusura.
Dopo l’operazione (oggi il titolo in calo di circa il 5,02 a 27,45 euro), che come quella del 2015 (3,494 milioni di azioni, ossia il 5,14% del capitale, cedute a 18 euro per azione per complessivi 62,9 milioni circa) è stata curata da Mediobanca (nel 2012 coordinator con Bank of America Merrill Lynch dell’Ipo della società), Brunello Cucinelli, attraverso la holding di famiglia Fedone, ha limato la sua partecipazione dal 57% al 51% (ossia a 34,68 milioni di azioni), senza peraltro mettere in discussione il controllo della società nota per i suoi capi in cachemire.
I fondi raccolti, pari a 106 milioni di euro, consentiranno alla famiglia Cucinelli e alla Fondazione Brunello e Federica Cucinelli, di continuare il proprio impegno a favore del territorio (rinnovato col “Progetto per la bellezza”, che prevede la realizzazione di tre parchi ai piedi dell’antico borgo di Solomeo, tra loro confinanti), anche in questo caso come già accaduto in occasione del collocamento di tre anni or sono. Ammessa sul listino di Piazza Affari nell’aprile 2012 dopo un collocamento a 7,75 euro, Brunello Cucinelli che aveva incassato oltre cento milioni di euro, era arrivata a quotare 26,5 euro a inizio 2014, prima di subire robuste prese di profitto che avevano riportato il titolo sui 15,5 euro nell’ottobre di quello stesso anno.
Da allora e fino a tutto il 2016 il titolo in borsa non aveva brillato, muovendosi lateralmente in un trading range tra 12,65 e 19,65 euro per azione, per poi ripartire inanellando una serie di rialzi sino a toccare il record storico di 28,3 euro il 5 gennaio scorso. Felici gli azionisti, come fra i tanti Ermenegildo Zegna o Alessandro Benetton, che dall’Ipo a oggi se hanno mantenuto il titolo hanno registrato una plusvalenza di oltre 20 euro per azione (pari al 260%), felice anche l’imprenditore umbro che anche dopo la cessione di parte dei propri titoli per finanziare la sua fondazione detiene un pacchetto azionario valutato poco meno di un miliardo (967,6 milioni per l’esattezza) ai prezzi correnti.
Difficile del resto non essere contenti visto l’andamento del business sottostante. Il fatturato, che nel 2012 era pari a 279,3 milioni, è arrivato lo scorso anno a 503,6 milioni, mentre l’indebitamento finanziario netto è calato dai 48 milioni di fine 2011 (poi sceso e successivamente di nuovo risalito sino ai 51 milioni di fine 2016) è oggi pari a circa 16 milioni “grazie alla generazione di cassa e alla gestione positiva del capitale circolante commerciale e nonostante investimenti che hanno assorbito circa 35 milioni” solo nell’ultimo anno.
Guardando al 2018 l’imprenditore umbro ha già fatto sapere che “gli ordini riguardanti la Primavera Estate sono stati particolarmente interessanti e, vista l’ottima stagione nei sell-out di questo passato Inverno, immaginiamo anche per quest’anno una bella crescita a due cifre sia del fatturato che dei profitti”. Nel solo quarto trimestre 2017 il marchio Brunello Cucinelli ha aumentato le vendite in Italia del 18,5% a 84,7 milioni (grazie in particolare all’apertura della boutique di Via Montenapoleone, inaugurata giusto un anno fa).
Ancora meglio è andato lo sviluppo dei ricavi in Cina (+32,7%), anche se in termini assoluti il paese rappresenta solo l’11% del giro d’affari complessivo visto che si è scelto di limitare la distribuzione (in tutta la Cina ci sono solo 18 boutique dirette, con solo un’apertura nel corso del 2017) per garantisca l’esclusività tanto apprezzata dalla clientela e proteggere l’allure del brand.
Meno brillante l’andamento in Nord America, dove il fatturato è salito solo del 7,2% a 178,6 milioni di euro (rappresentando comunque il 41% del giro d’affari complessivo) e nel resto del mondo, dove le venite sono calate del 5,4% a 8,4 milioni. Ma anche in questo caso visto l’unanime apprezzamento delle collezioni di Brunello Cucinello, non è detto che una crescita meno che impetuosa sia negativa, anche se concorrenti-colossi come Lvmh (cui fanno capo tra l’altro i marchi italiani Fendi e Loro Piana), Kering (che controlla tra gli altri Bottega Veneta e Gucci) macinano miliardi di euro di fatturato l’anno e sono sempre pronti a cogliere al volo l’occasione di nuove acquisizioni.
Luca Spoldi