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Economia
Banche, Deutsche taglia altre filiali. Ma in Italia Bper le compra da Intesa

Bper Banca tende una mano a Carlo Messina e si prepara ad acquistare un centinaio di filiali in più da Intesa Sanpaolo (500-600 contro le inizialmente preventivate 400-500) in caso di successo dell’Ops su Ubi Banca, così da rassicurare l’Antitrust dal cui via libera dipende la partenza dell’operazione. Per un curioso gioco di coincidenze temporali, in questi stessi giorni Deutsche Bank, che in Germania ha circa 500 sportelli con la propria insegna e altri 1.300 col marchio Postbank, avrebbe deciso di dare il via a un progetto pilota per riunire sotto lo stesso tetto i due marchi, così da snellire ulteriormente i costi, a fronte della già annunciata ulteriore chiusura di 200 sportelli nel corso dell’anno.

Una domanda sorge spontanea: in un’epoca contraddistinta da una sempre maggiore diffusione dei servizi di online banking e da una concorrenza crescente da parte delle compagnie fintech, conviene o no far crescere una rete di sportelli bancari e nel caso sulla base a quali criteri? La risposta è legata, da un lato, alla redditività attuale e prospettica di ciascuna banca, calcolabile in termini di Rote (ritorno sul capitale tangibile, dato dal rapporto tra gli utili e il patrimonio “tangibile”, ossia calcolato escludendo asset intangibili come l’avviamento). Dall’altro a quanto costano gli sportelli.

Deutsche Bank è da tempo in crisi, come prova una capitalizzazione calata dai 214 miliardi di euro del 2007 ai 17,5 miliardi attuali, complice una serie di decisioni sbagliate a partire dal tentativo di far concorrenza alle grandi banche americana nel capital market e nell’investment banking. L’istituto emiliano guidato da Alessandro Vendelli ha invece perseguito una politica di crescita prudente e razionalizzazione che ha già portato il gruppo nell’ultimo decennio a passare da 12 a solo 4 insegne commerciali (e da 21 a 14 società prodotto).

Deutsche Bank annualizzando il risultato del primo trimestre chiuso in perdita, ha un Rote negativo pari a circa -0,2%, dopo che negli ultimi 13 anni il Rote è andato da un picco positivo dell’11,67% ad uno negativo del 12,18%, risultando in media pari allo 0,32%. Bper, applicando gli stessi criteri, può invece vantare un Rote positivo pari allo 0,55%, dopo che nei precedenti 13 anni lo stesso è andato da un minimo di -0,32% a un massimo dell’11,14% risultando in media pari a 4,47%.

In sostanza l’ex colosso bancario tedesco ha guadagnato poco o nulla in questi anni dai suoi sportelli (e con tassi sotto zero difficilmente può sperare di guadagnare dall’acquisizione di eventuali altre banche) e deve puntare tutto sul taglio dei costi, tanto che Manfred Knof, capo della divisione retail del gruppo tedesco, punta a risparmiare fino a 200 milioni di euro l’anno nell’ambito del più generale obiettivo di ridurre i costi di 1 miliardo di euro all’anno.

Vandelli, al contrario, ha mantenuto una buona redditività in questi anni e può sperare che l’incremento della base clienti (si parla di almeno 1,2 milioni di nuovi rapporti) e dell’attivo patrimoniale generata dall’acquisizione di un portafoglio di sportelli che dovrebbe concentrarsi in due aree dove Bper è ancora relativamente assente, la Lombardia e il Piemonte, dia un contributo positivo agli utili. Questo purché il prezzo da pagare sia giusto. Finora Bper ha previsto un aumento massimo da 1 miliardo di euro per 400-500 sportelli, ossia 2-2,5 milioni a sportello in media.

Acquistarne altri 100 può fare differenza? Non è detto: quando a metà febbraio l’istituto emiliano deliberò l’aumento di capitale, Ubi Banca, 1540 sportelli in tutto, “valeva” virtualmente 4,9 miliardi di euro, ossia per il mercato dopo l’annuncio di Ops uno sportello Ubi Banca poteva essere valutato poco quasi 3,2 milioni di euro in media. Tutto sommato un affare per Vendelli anche se avesse dovuto aggiungere altri 200-250 milioni per i 100 sportelli in più. Ora però, dopo la crisi da coronavirus, le valutazioni sono calate e Ubi Banca capitalizza in borsa meno di 3,1 miliardi e quindi, implicitamente, poco meno di 2 milioni a sportello.

Se Vandelli dovesse pagare più di tale cifra, aumentando ad esempio di 1,2 miliardi il capitale per acquistare 600 sportelli in blocco, l’operazione potrebbe generare un qualche contributo positivo ai risultati del gruppo solo a patto di tagliare i costi operativi, riducendo il personale e gli sportelli già nelle settimane e mesi che seguiranno l’acquisizione, tanto più dato l’attuale scenario di tassi visti rimanere sui livelli attuali ancora a lungo e di attività economica che continuerà a risentire per diversi trimestri dell’impatto legato all’emergenza coronavirus.

Se viceversa il Ceo di Bper Banca riuscirà ad ottenere uno “sconto” da Messina, pagando meno di 2 milioni per filiale in media, l’aumento di capitale continuerà a non superare il miliardo e sarà meno impellente la necessità di impugnare subito le forbici, dando modo di contrattare coi sindacati forme il meno traumatiche possibili di gestione dei comunque prevedibili esuberi. Sempre tenendo a mente che il 2021 sarà l’ultimo in cui si potrà usare Quota 100 per gestire queste situazioni ricorrendo più a prepensionamenti che ad uscite incentivate o a licenziamenti veri e propri.

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