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Economia
Dalla privatizzazione di Ferrovie fino a 90 mld quotando la holding

Dalla privatizzazione di Ferrovie fino a 90 mld quotando la holding

"Se qualcuno intende privatizzare per ottenere fondi, ci opporremo fermamente. Non possiamo vendere le nostre risorse solo per avere più denaro. Penso a Poste, una delle eccellenze dei servizi pubblici del nostro Paese: dobbiamo rilanciare aziende come Poste invece di sacrificarle per ragioni finanziarie". Questo è quanto ha dichiarato il leader della Cisl, Luigi Sbarra, in risposta alle parole del ministro Giancarlo Giorgetti, che di recente ha suggerito la possibilità di mettere in vendita azioni di Poste, pur mantenendo il controllo del gruppo in mani pubbliche. Lo scrive Il Giornale. Questo scambio di opinioni evidenzia la confusione tra privatizzazioni e collocamenti di quote di minoranza sul mercato di società strategiche, il cui obiettivo dovrebbe essere anche quello di migliorare l'efficienza dei servizi offerti ai cittadini, oltre che di raccogliere fondi. Questo approccio è seguito anche da altri paesi europei, come la KfW (la Cassa depositi e prestiti tedesca), che recentemente ha messo sul mercato un altro 4% delle azioni di Deutsche Post, riducendo la propria quota al 16,5%, per fronteggiare le difficoltà economiche del paese. 

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Tuttavia, è importante sottolineare che il solo obiettivo di "fare cassa" non dovrebbe guidare il Tesoro durante la privatizzazione delle partecipate; occorre anche perseguire l'ottimizzazione del servizio pubblico, come dimostrato dalle liberalizzazioni in corso e dalla conseguente miglior gestione delle aziende quotate in Borsa. Ad esempio, nel caso delle Ferrovie dello Stato, la quotazione in Borsa prevista per il 2025 potrebbe portare a miglioramenti significativi. Oltre a favorire una migliore gestione finanziaria grazie alla disciplina del mercato, ci sarebbe un aumento dei risultati aziendali, come dimostrato da diverse aziende italiane già quotate. Alcune voci hanno ipotizzato uno spezzatino delle attività del gruppo Ferrovie dello Stato per quotarle in Borsa, ma secondo l'economista Alessandro Penati, questa soluzione non è praticabile perché il gruppo è complesso e comprende sia servizi pubblici che attività di mercato, rendendo difficile la quotazione senza una previa separazione delle società. 

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Al contrario, la forza del gruppo sta nelle sinergie tra le sue componenti, e una parziale privatizzazione potrebbe essere realizzata mantenendo la struttura attuale e quotando solo una parte delle attività. Un esempio di regolamentazione che potrebbe favorire l'ingresso di capitali privati è il regime Rab-based, già applicato con successo nel settore energetico. Questo regime permetterebbe alle Ferrovie dello Stato di abbandonare il finanziamento pubblico a fondo perduto e garantirebbe maggiori investimenti privati. Inoltre, lo Stato risparmierebbe circa 90 miliardi di euro nei prossimi 10 anni, mantenendo il controllo strategico del settore. Considerando gli ingenti investimenti previsti e i progetti di espansione, la quotazione in Borsa sembra essere la soluzione migliore per assicurare un flusso finanziario stabile e sostenibile per le Ferrovie dello Stato.
 






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