Deutsche Bank e Trump cercano l'intesa - Affaritaliani.it

Economia

Deutsche Bank e Trump cercano l'intesa

Luca Spoldi

Wall Street/ Deutsche Bank cerca di ristrutturare gli accordi con la famiglia Trump per evitare conflitti d'interesse, ma non sarà facile


L'insediamento ufficiale di Donald Trump alla Casa Bianca si avvicina (si terrà il 20 gennaio prossimo) e questo sta mettendo pressione a Deutsche Bank, impegnata nel tentativo di ristrutturare i circa 300 milioni di dollari di prestiti forniti negli anni al presidente eletto sulla base della sua garanzia personale, al fine di ridurre al minimo il rischio di un conflitto d'interessi.
Conflitto che è quanto mai concreto, visto che il nuovo Procuratore Generale statunitense, nominato da Trump, si troverà a dover gestire una serie di investigazioni avviate su più fronti dal Dipartimento di Giustizia Usa nei confronti dell'istituto tedesco. Normalmente per risolvere la questione ci si attenderebbe che gli accordi alla base dei prestiti erogati siano rivisti in modo più stringente, ma in questa vicenda poco o niente rischia di essere normale.
Deutsche Bank è infatti accusata dalle autorità Usa di aver assistito illecitamente alcuni clienti statunitensi ad evadere le tasse in relazione a certe operazioni di trading azionario su titoli russi, mentre Trump ha detto più volte di voler migliorare e intensificare le relazioni Usa-Russia. Il gruppo tedesco è stato anche coinvolto in una inchiesta legata alla vendita impropria di bond legati a mutui "subprime".
Quando dovrà decidere come comportarsi nei confronti di Deutsche Bank, il nuovo Procuratore Generale statunitense potrebbe dunque trovarsi in una situazione a dir poco imbarazzante, qualunque sia l'esito. Se è vero che il governo americano, come qualunque governo al mondo, si trova ad affrontare questioni amministrative e relative a reati fiscali o penali perpetrati da grandi aziende e banche, il fatto che il nuovo presidente Usa debba una considerevole somma di denaro a una banca sotto inchiesta potrebbe favorire la tendenza ad una deregolamentazione o a un'applicazione più blanda delle norme per quella specifica o per tutte le banche in genere.
Per ora gli interessati preferiscono non fare cenno della vicenda, ma Deutsche Bank non ha finanziato solo "the Donald", ma anche altri membri della sua famiglia come il cognato trentacinquenne Jared Kushner (rampollo di un'influente famiglia ebrea ortodossa del New Jersey che nel 2009 sposò la figlia di Trump, Ivanka), rimasto nell'ombra durante la campagna elettorale ma considerato il consigliere più ascoltato del presidente eletto.
Così gli occhi di Wall Street, che con Trump non è certo tenera non avendo dimenticato le perdite causate da alcuni investimenti immobiliari promossi dal magnate americano alla fine degli anni Novanta, sono puntati sulla doppia negoziazione che Deutsche Bank dovrà portare avanti nel modo più indipendente possibile: da un lato la ristrutturazione dei debiti di Trump, magari con la rimozione della garanzia personale (cosa che farebbe salire i tassi d'interesse applicati, al momento pari al 2%) o con la sua sostituzione con bond e azioni depositate in un escrow account. Dall'altro l'accordo extragiudiziale multi-miliardario da negoziare col Dipartimento di Giustizia statunitense.