Economia
Diffamazione, 'botta e risposta' legale Tronchetti - De Benedetti
L'avvocato di Marco Tronchetti Provera 'ricorda' in aula a Carlo De Benedetti, che invece non lo rammenta, di avere patteggiato una pena con tanto di risarcimento per falso in bilancio, durante l'esame nell'ambito del processo in cui il presidente di Pirelli e' imputato per diffamazione ai danni dell'ingegnere. "Le chiedo - domanda l'avvocato Tullio Padovani, che ha 'duellato' a lungo con De Benedetti in un animato botta e risposta - se lei ha memoria di una sentenza di condanna nei suoi confronti da parte del Tribunale di Ivrea del 14 ottobre 1999, poi passata in giudicato, per falso in bilancio in relazione ai bilanci Olivetti".
"No, non ricordo di questa sentenza perche' sara' finita nel nulla l'accusa", risponde De Benedetti, che ha denunciato Tronchetti, tra l'altro, per avere affermato che l'editore "e' stato molto discusso per certi bilanci Olivetti". E il legale ribatte: "Non e' finita nel nulla, ma con una sentenza di patteggiamento a tre mesi di reclusione per falso in bilancio con risarcimento per l'Olivetti. Le imputazioni - precisa - si riferivano a tre esercizi Olivetti. Lei non ricorda di avere risarcito Olivetti?". "No", risponde ancora una volta l'ingegnere. "Eppure questo risulta dalla sentenza - insiste il legale - che mi riservo di produrre. Quindi i bilanci erano criminosamente falsi e lei patteggio' la pena".
La sentenza di patteggiamento per falso in bilancio venne poi revocata nel 2003 dalla Cassazione perche' per legge non esisteva piu' il reato di falso in bilancio qualitativo. "Le imputazioni - ha precisato l'avvocato Padovani - si riferivano ai tre bilanci Olivetti e alla spa capogruppo per gli esercizi 1994 - 1995. Si trattava di trasformazioni contabili". Quanto al presunto "allontanamento" da Fiat, De Benedetti afferma: "Bisogna distinguere tra allontanamento e falso. Parlare di allontanamento e' falso". L'avvocato Padovani ha domandato all'ingegnere perche' non abbia querelato i giornali che fecero apparire la sua come una 'cacciata' dall'azienda torinese e lui ha risposto cosi': "Mettersi da solo contro l'ufficio stampa della Fiat era ridicolo. S'invento' addirittura che c'era una cordata internazionale ebraica che mi sosteneva e chi conosce gli ebrei sa che non chiedono e che non danno". De Benedetti ha ricordato di essersene andato perche' avrebbe voluto licenziare migliaia di persone ma l'Avvocato lo fermo' dicendo che "per ragioni politiche non si poteva fare. Potevo condividere, c'erano le Brigate Rosse. Nell'Ottanta poi Romiti fece quello che volevo fare, mandando via 40mila persone".