Fondatore e direttore
Angelo Maria Perrino

Eni, Enel, Leonardo e Poste: è tempo di riconferma. Rumors: i dubbi di Padoan

A maggio scadono i vertici delle cinque più grandi aziende partecipate dallo Stato. Ecco i punti interrogativi del Tesoro

Eni, Enel, Leonardo e Poste: è tempo di riconferma. Rumors: i dubbi di Padoan

Dopo la richiesta dell'Unione europea di correzione dei conti pubblici che può significare una manovra correttiva ammazza-ripresa da 3,4 miliardi di euro e Mps da rimettere in sesto, il rinnovo dei vertici delle quotate controllate dal Tesoro è l'ultimo dei pensieri di Pier Carlo Padoan. A maggior ragione con la durata limitata (sulla carta) del propio mandato di ministro, a cui il premier Paolo Gentiloni, come a tutti gli altri membri del Cdm, ha chiesto di preparare programmi non più lunghi di quattro mesi. 

Il tema delle nomine dei presidenti e degli amministratori delegati però s'impone nell'agenda del numero uno del Ministero di Via XX Settembre visto che a maggio vanno in scadenza (dopo tre anni) gli incarichi delle coppie Marcegalia-Descalzi in Eni, Greco-Starace in Enel, De Gennaro-Moretti in Finmeccanica-Leonardo, Todini-Caio in Poste e Bastioli-Del Fante in Terna e ad aprile vanno presentate le liste dell'azionista di maggioranza per le assemblee che dovranno poi eleggere i nuovi vertici. Un passaggio che spetterà al governo attuale (visto che nell'opzione più rapida si andrà al voto non prima di giugno) e che, se non fosse per due punti interrogativi, avrebbe già un epilogo scontato. Ovvero la riconferma.  

Secondo quanto riferiscono ad Affaritaliani.it alcune fonti vicine ai dossier, l'intenzione di massima del numero uno del Ministero di Via XX Settembre è quella di rinnovare l'incarico a tutti i top manager delle cinque più grandi aziende partecipate dallo Stato. Per Padoan varrebbe, infatti, la regola aurea che per vedere appieno gli effetti della propria azione di governo al comando di un'impresa, ad amministratore delegato e presidente serve almeno un ciclo di due mandati. E i vari Marcegalia, Descalzi, Greco, Starace, De Gennaro, Moretti, Todini, Caio, Bastioli e Del Fante sono appena al primo giro.

Gli unici due aspetti su cui servirebbero ulteriori approfondimenti sono quelli che riguardano, da un lato, le vicende di Poste. Dall'altro, il caso Nigeria per l'Eni, con l'incarico a Francesco Caio e a Claudio Descalzi. Per quanto riguarda il primo, si vuole capire la reale portata e le responsabilità del nuovo caso di risparmio tradito che ha coinvolto oltre 14 mila depositi titoli, talvolta cointestati, del fondo immobiliare Invest Real Security, collocato da Poste e gestito da Investire sgr, ma finito gambe all'aria. L'ex manager di Avio ha dalla sua i buoni risultati della trasformazione del gruppo in operatore del risparmio gestito e l'altra tranche del capitale da portare in Borsa. 

Per il secondo, invece, potrebbe arrivare l'intoppo del rinvio a giudizio, dopo la chiusura delle indagini dell'inchiesta sulla presunta maxi-tangente in Nigeria per i diritti di sfruttamento del colossale giacimento petrolifero Opl245. Certo, lo statuto dell'Eni non prevede restrizioni su questo fronte, ma nel 2014 proprio sul tema dei requisiti di onorabilità degli amministratori, il Tesoro aveva presentato l'esplicita richiesta di inserire fra i casi specifici di inadeguatezza dei top manager a ricoprire gli incarichi anche il rinvio a giudizio (oltre alla condanna di primo grado). Proposta poi bocciata dall'assemblea dei soci del Cane a sei zampe e passata invece in altre quotate, come l'Enel.

Cosa farà dunque Padoan se il gip dovesse confermare l'impianto accusatorio dei pm della Procura di Milano Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro che ha già avuto uno stop&go e rinviare a giudizio Descalzi? Con la svolta garantista dei grillini in Parlamento, il Tesoro a trazione Pd potrebbe evitare il pressing politico del M5S, principale rivale a Montecitorio e a Palazzo Madama dei Democrat, e riconfermare il bravo Descalzi, che ha saputo traghettare l'Eni senza grandi scossoni nell'epoca più difficile delle compagnie petrolifere e mettendo a segno anche importanti scoperte. Qualcuno, sempre in Parlamento, potrebbe però alzare il ditino accusando Padoan d'incoerenza.

Nel dubbio, c'è chi ha già proposto un rimpiazzo, candidando Francesco Starace alla guida di Eni, opzione ieri esclusa però da Patrizia Grieco, presidente dell'Enel che con Starace ha traghettato il colosso elettrico nell'era della banda larga. Nessuno scambio s'ha da fare anche per il mercato. Con il mega debito da gestire, anche gli analisti e gli investitori sembrabo tifare per una riconferma dell'ex amministratore delegato di Enel Green Power.


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