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Economia
Eni fa gola a Total. Continua lo shopping francese. Rumors

Mediaset, Eni e UniCredit. Com'è che si dice? L'appetito vien mangiando? Non bastavano Parmalat, Bnl, Bulgari, Loro Piana e Telecom: marchi blasonati dell'imprenditoria italiana che ora battono bandiera francese. Pare che il rapace capitalismo transalpino che si sa, per struttura, è supercapitalizzato (a differenza dei nostri capitani d'impresa) e in più può contare su un sistema bancario sempre pronto alla chiamata alle armi e su uno Stato che fa da playmaker al sistema Paese (vi ricordate la clamorosa levata di scudi dell'Eliseo sulla scalata di Enel a Suez?), si sia svegliato per progettare una nuova calata nel nostro Paese.

Anzi, nelle banche d'affari l'hanno già ribattezzata "l'operazione transalpina a strascico" nel cui mirino era finito anche il Corriere della Sera, asset prezioso su cui Vincent Bollorè, tramite Mediobanca, aveva messo nel radar e che solo l'intervento di Banca Intesa, con la mobilitazione di Urbano Cairo, ha sfilato da quello che appare come un disegno europeo più grande, messo a punto nelle segrete stanze del potere sovranazionale. Ovvero spingere sull'acceleratore per mettere le mani su asset pregiati di cui l'Italia è piena, facendo diventare il nostro Paese una sorta di provincia economica della Francia.  

Non è un caso che si muovano tutti ora, visto che, dopo il ko di Matteo Renzi al referendum costituzionale e l'adieu a Palazzo Chigi con il passaggio del testimone al governo fotocopia di Paolo Gentiloni, l'Italia versa in un momento di forte debolezza istituzionale. Gentiloni ha un mandato a tempo e pare che il premier abbia addirittura detto ai propri ministri di non fare programmi più lunghi di quattro mesi. Oltralpe, quindi, come Vincent Bollorè che si è portato a casa il 20% di Mediaset concentrando in tre giorni quello che su Telecom aveva fatto in tre mesi, pare che i capitani d'impresa abbiano pensato: ora o mai più. 

Rumors: Generali sbaracca dalla Francia/ Oltralpe circola un'indiscrezione che se fosse confermata stravolgerebbe anni di storia delle Generali e rivoluzionerebbe quello che è sempre stato un caposaldo delle strategie del Leone. Ovvero che la Francia è uno dei tre mercati core del Leone. Secondo quanto rivela Bloomberg, infatti, Generali avrebbe in corso colloqui con Allianz, il primo gruppo delle polizze in Europa, per la vendita delle attività della compagnia triestina in Francia. Ovvero Generali France. L'agenzia riporta che le trattative sono nella fase preliminare, con l'assicurazione tedesca ancora in fase valutativa perché l'eventuale acquisizione potrebbe trovare importanti ostacoli regolatori. La divisione francese di Generali vale circa 11 miliardi di euro di premi. Se passasse sotto il controllo di Allianz, il gruppo tedesco guadagnerebbe importanti quote in un mercato assicurativo dominato da Axa. Allianz ha 2,5 miliardi di liquidità da investire in acquisizioni. Se non troverà occasioni per espandere l'attività, questi capitali saranno restituiti agli azionisti. L'amministratore delegato Oliver Baete ha più volte affermato di voler incrementare gli utili anche attraverso la crescita per linee esterne. Generali fornirebbe così un assist ad Allianz.

E così, secondo le indiscrezioni raccolte da Affaritaliani.it, sembra che dopo Vivendi, anche un altro colosso dell'industria francese come Total, uno dei 10 gruppi petroliferi più grande al mondo, stia accarezzando l'idea di mettere le mani sull'Eni e che in questo suo sogno quasi proibito (chissà cosa ne pensa infatto il Tesoro italiano che con oltre il 30% controlla il gruppo fondato da Enrico Mattei) abbia il pieno appoggio del ministro dell'Economia e dell'Industria francese Emmanuele Macron, l'enfant prodige della politica transalpina, ex banchiere di Rothschild che ora punta all'Eliseo e che ha il pallino del sostegno dello Stato delle imprese. 

Il Cane a sei zampe è più piccolo per capitalizzazione di mercato di Total e fa molto gola ai competitors stranieri: il gruppo guidato da Claudio De Scalzi è in assoluto quello che negli ultimi anni ha messo a segno le scoperte più eccezionali di giacimenti di petrolio e gas, come l'Egitto (dove in molti ci avevano provato ma senza grossi risultati), il Mozambico e la Norvegia. E' dotato di un know-how, spesso sbandierato con orgoglio, che tutto il mondo ci invidia

Secondo capitolo: UniCredit. Non è un mistero che Societè Generale guardi da anni alla più internazionale delle banche italiane che ha appena varato una mega operazione di rafforzamento patrimoniale a doppia cifra per mettere finalmente a tacere una volta per tutte dopo un anno di sali e scendi in Borsa i dubbi sulla propria solidità. A metà novembre, l'ipotesi di un possibile matrimonio futuro fra Societè Generale (non a caso il gruppo in cui l'attuale Ceo di Piazza Gae Aulenti, Jean Pierre Mustier, ha lavorato per anni) e UniCredit era tornata a circolare prepotentemente negli ambienti finanziari internazionali. Proprio mentre la banca italiana stava completando i dettagli dell'aumento di capitale da 13 miliardi che in quel particolare momento, fra le difficoltà di Mps e lo scarso appeal del sistema bancario tricolore presso gli investitori, non era scevro da rischi di esecuzione. 

Ora, le mire di Vivendi su Mediaset. Desiderata che, per il momento, uno stop corale del sistema Paese Italia (oggi il ministro Carlo Calenda ha incontrato l'amministratore delegato del gruppo francese Arnaud de Puyfontaine), assieme alle contromosse della famiglia Berlusconi, sembrano aver fermato (così almeno crede il mercato).

Non ultimo (il big del risparmio Amundi si è pappato anche l'asset manager nostrano Pioneer), la grande finanza francese si è fatta il regalino di Natale mettendo le mani sulla Ferrari delle bici italiane. Ovvero il marchio Pinarello. Catterton, fondo di private equity nato dalla partnership fra Catterton, Lvmh e il gruppo Arnault, i due colossi del lusso transalpino i cui proprietari compaiono anche nella lista dei Paperoni di Forbes, ha comprato la maggioranza del marchio delle due ruote fondato nella Marca trevigiana nel 1952. Brand che finirà in vetrina accanto agli altri prodotti oggetti del desiderio della scuderia francese, come gli abiti di Dior e lo Champagne Moet et Chandon.

L'operazione a strascico è appena iniziata

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