Fondatore e direttore
Angelo Maria Perrino

Europa e futuro: quale integrazione

Intervista con Alessia Potecchi

Di Paolo Brambilla
Europa e futuro: quale integrazione

L’integrazione europea all’inizio ha avuto un grande successo e ha assicurato la pace stabile entro i suoi confini, ha portato la democrazia anche dove vi erano dittature, ha favorito un diffuso benessere e sviluppo economico. L’Europa ha avuto  e vissuto nel corso dei decenni passaggi e sviluppi importanti,  Il piano Werner per la realizzazione dell’unione economica e monetaria (Uem) entra in vigore nel 1970. L’elezione diretta del Parlamento Europeo è stabilita nel 1979, nel 1986 viene rafforzata, con l’Atto Unico, la coesione economica e sociale della Comunità, nel 1989 cade il Muro di Berlino. L’Europa è spiazzata da questo avvenimento, non sa sfruttare l’occasione, non accelera il processo di integrazione e non prende in sufficiente considerazione la crescita esponenziale di forti diseguaglianze. Nel 2002 entra in funzione l’euro ma anche in questo caso si perde  la spinta per accompagnare la moneta unica con una contemporanea azione per rilanciare l’integrazione sociale e politica e questa è una forte mancanza. La crisi economica iniziata nel 2008 e che non si è ancora conclusa, mette in crisi il processo europeo e in un certo senso lo blocca.

Chiediamo ad Alessia Potecchi, Presidente dell'Assemblea del Partito Democratico di Milano, se questi fatti abbiano o meno influito sul comportamento dei cittadini.

"La politica dell’austerità indebolisce e rende impopolari le ricadute economiche e sociali sui cittadini europei, si verifica una progressiva esaltazione e chiusura negli interessi nazionali, viene meno il sentimento della solidarietà e anche l’attuazione di una politica di integrazione.

Per queste ragioni i cittadini hanno perso la fiducia e la speranza nell’Europa, ma aggiungo anche il senso di appartenenza. Ci sono poi altri fattori che hanno spinto in questa direzione: la Brexit, le diverse visioni politiche sull’immigrazione e sull’austerità economica, i voti antieuropei che si esprimono nei diversi Paesi membri impongono domande legittime: cosa fare? Come andare avanti? Cosa succederà? E dobbiamo partire dallo scenario internazionali per provare a dare delle risposte".

Ma questo significa allora che dovremmo completamente modificare le nostre aspettative sul futuro?

"Il 2017 sarà ricco di  appuntamenti che possono cambiare la storia dell’Unione Europea e del mondo.
Il primo appuntamento di rilievo è adesso, il 20 gennaio. C'è l’insediamento di Trump, arrivato alla presidenza con lo slogan «America First». L’elezione di Trump pone dei quesiti sul futuro della Nato, in particolare sull’articolo 5 del Trattato che concerne l’obbligo della Nato di andare in difesa di un proprio membro che subisca un’aggressione. Trump pone al centro delle sua azione gli interessi e non gli ideali, pensa che oggi si va avanti e si ottiene più consenso così. L’Europa non avrà più la protezione degli Stati Uniti e da Whashington arriveranno pressioni per una linea diversa."

Ma l'Europa non potrebbe reagire autonomamente a questi cambiamenti?

"Certo, il secondo appuntamento del 15 marzo riguarda proprio un Paese europeo. Si vota in Olanda per le elezioni politiche. Però il Partito della Libertà è in testa ai sondaggi. Vuole la Nexit. Il suo leader  insiste sulla condizione identitaria dell’Europa. Attacca l’Islam e vuole il blocco dell’immigrazione. E’ il porta bandiera di una politica fortemente nazionalista e contraria a qualsiasi politica immigratoria."

E l'Italia?

"Il terzo appuntamento, non ancora stabilito ma probabile, riguarda l’Italia. Dopo l’ insuccesso del referendum sulla riforma costituzionale, il nostro Paese si troverà ad affrontare probabilmente le elezioni politiche anticipate."

Tornando a uno scenario più ampio, quali altri elementi entreranno in gioco?

"Il quarto appuntamento sono le elezioni in Francia. La scelta probabilmente è tra due destre: tra l’estrema destra di Marine Le Pen e la destra dei Républicains di Francois Fillon. La presidenza di Hollande è stata deludente e non ha ottenuto risultati tangibili e di rilievo anche a livello europeo. I risultati economici sono stati miseri e iI terrorismo ha colpito duramente la Francia. In ottobre ci saranno le elezioni in Germania. La Merkel è in difficoltà. Avanza il partito Alternativa per la Germania di FraukePetry che è già presente nei parlamenti di dieci regioni su sedici. Il suo programma è la lotta alla costruzione dell’Unione Europea ed è contrario in maniera forte all’immigrazione.

Aggiungo, inoltre, che l’Europa è oggi un mercato di 500 milioni di consumatori. Saranno 700 milioni nel 2050. Se consideriamo l’Africa, vediamo che nel 2050 avrà due miliardi e trecento milioni di abitanti, questo significa che non possiamo più rinunciare ad una politica seria dei flussi migratori e demografici. A questo proposito torna di stringente attualità quanto aveva detto il capo del governo algerino Boumédiènne nel 1974 all’Onu sul futuro dell’Europa: «un giorno milioni di uomini lasceranno l’emisfero Sud per andare nell’emisfero Nord. Non ci andranno come amici. Ci andranno per conquistarlo. E lo conquisteranno popolandolo con i loro figli. È il ventre delle nostre donne che ci darà la vittoria»."

Dal punto di vista prettamente economico-finanziario, quali sono le prospettive future? 

"L’Italia con l’euro ha avuto molti problemi. Ha visto ridursi del 10 per cento il prodotto procapite tra il 2008 e il 2016. Quando è entrata in vigore l’euro, il reddito procapite era superiore del 20 per cento alla media dell’area dell’euro; oggi è sotto la media del 20 per cento; la disoccupazione è al 12 per cento mentre in Germania è al 4 per cento, la Germania ha realizzato con la moneta unica un enorme vantaggio, il cambio fisso invece ha svantaggiato molto la competitività dell’Italia e di altri Paesi europei. La moneta unica, infatti, ha via via nel corso degli anni rafforzato un accordo di cambi fissi che ha imposto ai Paesi in deficit l’onere dell’aggiustamento e non ha richiesto alcun impegno di solidarietà e di aiuto ai paesi in surplus. Una ricerca e uno studio realizzato nel dicembre 2016 da alcune economiste tedesche ha evidenziato che le regole di Maastricht rendono complessa la crescita. L’Italia, in particolare, vede diminuire il suo sviluppo a causa dell’austerità. I vantaggi, secondo tale studio, sono solo per i Paesi con un livello di debito pubblico inferiore al 60 per cento, che riescono ad avere un forte guadagno di crescita unito ad una bassa inflazione e a un cambio stabile mentre, l’austerità prodotta dai criteri di convergenza di Maastrich per i Paesi con debito pubblico superiore al 60 per cento, determina lunghi periodi di crescita zero e perdita di competitività."

Però l'Italia sta attraversando una crisi peggiore rispetto ad altri Paesi. 

"Va risolto anche il problema delle banche. Le quattro banche fallite (Etruria, Marche, Carife, Carichieti) sembra abbiano trovato una soluzione, ma si è nel frattempo aggravata la situazione della ex Popolare di Vicenza e di Veneto Banca (hanno fallito l’aumento di capitale). E’ drammatica la situazione del MPS,  bisogna invece guardare al problema del lavoro e dell’occupazione con ancora molta attenzione e metterlo al  centro dell’agenda politica.

L’Italia ha perso grandi occasioni. È stato un errore trasformare il referendum sulla riforma costituzionale in una prova e in un giudizio su Matteo Renzi perché così il referendum ha concentrato il dibattito sui problemi di governabilità del Paese e non si è riusciti a guardare oltre per interpretare al meglio il significato di questa proposta, che non è stata compresa fino in fondo. Si è dimenticato che i problemi italiani si possono risolvere guardando ad un’Europa unita che affronti con una strategia comune i problemi sociali, i problemi del lavoro, i problemi dei giovani, i problemi dell’immigrazione, bene che si sia riaperto il dialogo con le forze intermedie."

Cerchiamo di trovare qualche ... positività. Che cosa ci potrebbe essere di buono nell'immediato futuro?

"Ma oggi l’Italia ha anche delle grandi opportunità che si concretizzeranno durante quest’anno, presiederà il vertice dei Paesi maggiormente industrializzati e celebrerà l’anniversario dei sessant’anni della istituzione dei Trattati di Roma, Abbiamo un rappresentante importante, Federica Mogherini, che è responsabile della politica europea; dopo tanto tempo un italiano, Antonio Tajani, è stato eletto alla presidenza del Parlamento Europeo, il segretario generale della Confederazione Europea dei Sindacati, Luca Visentini, è italiano.

Per questi motivi occorre oggi più che mai agire in Europa, fare dell’Europa il nostro luogo di riferimento, dobbiamo ragionare sempre di più in termini europei. Non basta negoziare sulla flessibilità, occorre guardare con decisione e con autorevolezza per fare passi in avanti comuni sugli aspetti sociali e politici. I messaggi che si concretizzano contro l’Europa in forme e metodi diversi nei vari Paesi hanno un denominatore comune, il ritorno al nazionalismo. Occorre capire in maniera seria e profonda i sentimenti che  si agitano in Europa e occorre trasformare la protesta in proposta. Mai come ora occorre rinnovarsi e avere coraggio. Mai come ora occorre una strategia europea comune e l’Italia ha la grande opportunità di cogliere questa occasione e di essere protagonista di questa fase. Non dobbiamo chiuderci in noi stessi ma dobbiamo osare con convinzione e ottimismo."  


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