Faro Usa shell companies, i notai rivendicano modello Italia
Se c'è una realtà che i Panama Papers hanno portato alla luce, al di là dell'evasione nei paradisi fiscali che è viva e vegeta, è l'utilizzo delle società di comodo, molte create in un Paese poco tenero con gli evasori come gli Usa. Obama vuole una stretta contro le shell companies: e, a detta dei notai italiani, l'Italia da questo punto di vista rappresenta un modello di trasparenza per chiunque voglia conoscere amministratori, soci, finanziatori di una società e per l'accessibilità telematica ai dati. L'amministrazione americana uscente ha sottoposto al Congresso un pacchetto per aumentare la trasparenza sulle imprese. Cambiamenti normativi e regolamentari che "impediranno ad entità estere di nascondersi dietro anonime shell company (le società di comodo, ndr) formate negli Usa".
Trema il Delaware, e con lui gli altri Stati che consentono di formare una società direttamente dal computer, magari a migliaia di chilometri di distanza. L'innesco sono i Panama Papers, l'enorme mole di documenti fatti trapelare da cui è possibile sapere chi si nascondeva dietro decine di società gestite dallo studio legale Mossack Fonseca. Pesa anche l'atteggiamento cambiato radicalmente da parte delle organizzazioni internazionali - l'Ocse, la Banca mondiale, fino al Gafi (la task-force antiriciclaggio impegnata nella lotta al finanziamento del terrorismo). Creare società in poche ore senza troppi intoppi, una volta considerato un magnete per i capitali esteri, tuttora in grado di attrarre enormi somme investite spesso negli immobili a Londra o New York da parte di anonimi, oggi appare un rischio e si vuole correre ai ripari. "Tutte le organizzazioni sono più attente alla sicurezza", spiega Domenico Cambareri, membro del Consiglio nazionale dei notai. E' questione di soldi: nel solo settore dei mutui, dopo lo scandalo della falsificazione dei documenti sui mutui, dal febbraio 2012 le cinque maggiori banche americane hanno pagato risarcimenti transattivi per qualcosa come oltre 160 miliardi di dollari.
E' la stessa Banca mondiale, fautrice fino a ieri del laissez faire, a invocare registri pubblici delle società che nel mondo anglosassone sono inaffidabili, costringendo chiunque voglia fare una seria 'due diligence' a ricorrere a un costoso studio legale per conoscere chi c'è dietro una società o chi la finanzia. L'Italia, che pure ospita fra le mafie più potenti del mondo e non è esattamente vergine in fatto di evasione fiscale, riciclaggio e imprese che nascono e muoiono nell'arco di pochi mesi, a detta di Cambareri ha due punti di forza: il registro delle imprese, che lo stesso Gafi giudica ""molto trasparente", anche se altri Paesi europei come la Germania ne hanno uno analogo. E il ruolo dei notai, "che fanno controlli importanti" e - spiega Cambareri - sono responsabili di gran parte delle segnalazioni antiriciclaggio all'Uif attraverso un veloce protocollo informatico.