Economia
Il Tesoro nel riassetto renziano su Cdp. Poltrone da riempire dopo i derivati
Le indiscrezioni sulle poltrone della governance economica di Stato
Terremoto al Tesoro. Non è solo la Cdp che presto, secondo i rumors, vedrà l'avvicendamento della coppia di vertice Gallia-Costamagna con Gaetano Miccichè e un altro banchiere operativo a guidare il colosso di Via Goito nella sua nuova veste di Banca di Stato. Ma anche il Ministero dell'Economia che, per lo scandalo derivati, potrebbe presto veder delegittimate le due punte di diamante della struttura di Via XX Settembre. Ovvero Vincenzo La Via, l'attuale direttore generale e Maria Cannata, lady debito. Matematica, dal 2000 a capo della direzione generale sul debito pubblico. Colei, cioè, che ha in mano la gestione tecnica (duration e aste) degli oltre 2.000 miliardi di euro di indebitamento che immobilizzano la politica economica del Paese.

Chissà se alla base della volontà di Andrea Guerra nel 2015, quand'era in servizio a Palazzo Chigi come consulente economico di Matteo Renzi, di silurare La Via (fu poi salvato) sostituendondolo con Marco Morelli (prima di arruolarlo per Mps), c'era proprio la consapevolezza della slavina che di lì a qualche mese si sarebbe abbattuta su molti dei dirigenti passati del Tesoro per lo scandalo dei derivati. Scandalo che ha coinvolto anche Morgan Stanley.
La scorsa settimana, per la prima volta, la magistratura italiana, questa volta nelle vesti della Corte dei Conti, ha portato in giudizio una banca d'affari americana e sul bancone degli imputati sono finiti, oltre i pezzi grossi di Via XX Settembre, anche gli ex ministri dell'Economia Domenico Siniscalco e Vittorio Grilli, entrambi direttori generali al Tesoro prima di entrare nell'organigramma dei governi di Silvio Berlusconi, il primo e Mario Monti, il secondo.

Dirigenti, attuali e passati, sono tutti accusati di danno erariale: un conto di 3,9 miliardi (2,7 miliardi di danni chiesti al gruppo Usa guidato da James Gorman, più 1,2 chiesti ai dirigenti del Ministero delle Finanze) "sprecati" per la ristrutturazione dei derivati sul debito pubblico a fine 2011. Il processo partirà la primavera prossima ed il giudizio è previsto in estate, sempre del 2018. Se venissero condannati, gli imputati di Via XX Settembre dovranno sborsare di tasca propria milionate.
In prospettiva di una vittoria alle prossime Politiche, Renzi ha già disegnato il riassetto del gruppo finanziario a controllo pubblico che gestisce il risparmio postale degli italiani. Colosso che in vista dell'insediamento del nuovo governo, potrebbe anticipare l'uscita (il mandato di Gallia e Costamagna, il primo, pare a tornare alla sua nuova avventura di consulente, scade fra un anno) in cerca di nuova legittimazione.
Ma presto, le figure operative della governance economica di Stato da rimpiazzare potrebbero essere non solo quelle di Via Goito. Il "toscano d'adozione" e fidato Marco Morelli, che rimarrà a Siena per gestire con un presidente espressione dell'azionista pubblico (Alessandro Falciai in autunno lascerà la banca) il ritorno alla redditività della banca più antica del mondo, è fuori dai giochi. Chissà chi ha in testa ora Renzi per il ruolo di direttore generale del Tesoro. Un altro toscano? Ah, saperlo...