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Economia

Mps: persi altri 6 miliardi raccolta, quasi 20 miliardi in 2016La situazione di incertezza in cui si trova Mps ha provocato un'emorragia di depositi dalla banca senese, con 6 miliardi di euro di "raccolta diretta commerciale" persi tra il 30 settembre e il 13 dicembre, "di cui 2 miliardi dal 4 dicembre 2016, data del referendum costituzionale". E' quanto emerge dall'aggiornamento del prospetto sull'aumento di capitale. I sei miliardi si aggiungono ai 13,8 miliardi persi nei primi nove mesi del 2016, portando il saldo negativo a quasi 20 miliardi di euro. 

Marco Morelli ottiene la luce verde di Consob sulla riapertura, da stamattina sino al 21 dicembre, dell’operazione di “liabilities management” (Lme) anche ai 40 mila investitori retail, che detengono circa 2 miliardi di bond subordinati e che finora non avevano potuto aderire all’offerta perché per il 90% circa con un profilo Mifid inadeguato al possesso di titoli azionari, e al supplemento di prospetto relativo alle nuove azioni che saranno emesse nell’ambito dell’aumento di capitale da 5 miliardi da completarsi entro il 31 dicembre. Il mercato torna a sperare e il titolo risale verso i 21 euro per azione, ma la missione del il Ceo di Mps resta “quasi impossibile”.

La strada della ricapitalizzazione unicamente attraverso capitali privati da luglio ad oggi non ha portato ad alcun concreto risultato, a causa delle incertezze che circondano le valutazioni degli Npl di Mps per procedere alla cui cessione l’operazione si è resa necessaria e della crisi politica. Quanto al primo punto, non si può fare a meno di notare come cedere al fondo Atlante  1,6 miliardi di euro di sofferenze (la tranche mezzanina) al 33% del valore lordo di libro è una forzatura dato che se anche tali asset potranno col tempo generare un ritorno del 40%, al momento il mercato li compra al 25%.

Prova ne sia che Unicredit, che di Npl ne cederà 17,7 miliardi a partire dal prossimo anno, sfrutterà in parte il suo aumento da 13 miliardi per alzare al 75% la copertura sul proprio portafoglio Npl prima della cartolarizzazione. Alzare al 75% la copertura sulle sofferenze di Mps brucerebbe d’altra parte circa 3,8 miliardi dei 5 che si cerca di raccogliere, rendendo ancora più difficile la quadratura del cerchio.

Quanto alla politica, l’impatto è stato duplice: da un lato il tentativo di Matteo Renzi di evitare, prima del referendum del 4 dicembre, ogni forma di “burden sharing” che inevitabilmente sarebbe stata associata a un intervento pubblico ha portato a insistere solo sul piano elaborato da Jp Morgan e Mediobanca, lasciando anche filtrare l’ipotesi di un possibile intervento ex post del Tesoro per rimborsare coloro per i quali fosse possibile evidenziare un “misselling” (ossia una vendita, impropria, di titoli inadatti al profilo Mifid del cliente).

Dall’altro la caduta del governo Renzi dopo il referendum ha messo in fuga il presunto “nocciolo duro” di investitori istituzionali (Qatar Investment Authority e alcuni fondi hedge e di private equity statunitensi come quelli di John Paulson, George Soros e forse Bob Diamond). Ora l’insediamento e la doppia fiducia ricevuta dal governo Gentiloni sembra aver fatto tornare al tavolo delle trattative gli investitori istituzionali, cui non a caso Morelli conta di destinare il 65% dell’aumento, vale a dire 3,25 miliardi.

In realtà le due operazioni (Lme e private placement) procederanno quasi  in parallelo, tanto che Morelli ha voluto che l’eventuale eccesso di domanda di una delle due operazioni (oltre che tra le diverse tranche dell’aumento di capitale) possa compensare l’inoptato dell’altra. Al momento Mps può contare su poco più di 1 miliardo di euro che Generali e altri investitori istituzionali si sono impegnati a convertire da bond subordinati in azioni. A questi dovrebbero aggiungersi almeno 200-250 milioni del bond Fresh 2008, che è stato finalmente incluso nell’offerta, il cui controvalore è salito così da poco meno di 4,3 a poco oltre 4,5 miliardi, più una parte dei 2 miliardi di bond in mano ai piccoli investitori.

Tra i soci attuali di Mps (colpo di reni nel finale del titolo in Borsa che, alla chiusura, segna un +1,31%), Tesoro e Axa (che ha appena rinnovato per altri 10 anni gli accordi di bancassurance) possiedono assieme un 7% del capitale e non si tireranno indietro: sono circa altri 350 milioni; tra gli istituzionali cui verrà rivolto il private placement Qia dovrebbe alla fine sborsare 500 milioni (ottenendo così un 10% di capitale), operazione che sarebbe in linea con precedenti investimenti in Deutsche Bank, Rbs e Credit Suisse, anche se proprio le perdite finora contabilizzate su tali investimenti potrebbero scoraggiare gli investitori arabi dal fare un ulteriore tentativo. Soros e Paulson (ed eventualmente altri gestori come BlackRock, di cui si era fatto il nome nelle scorse settimane) sarebbero pronti a metterci tra i 250 e i 300 milioni di euro a testa, per un totale di 1-1,5 miliardi.

Fatti due calcoli si arriverebbe tra i 2,5 e i 3 miliardi di euro senza contare la conversione dei bond in mano ai piccoli investitori, che a questo punto dovrebbero convertire in massa perché l’operazione abbia successo, lasciando al mercato retail azionario 500 milioni - 1 miliardo (cifra che apparirebbe a quel punto gestibile). Altre alternative non ve ne sono, salvo appunto accettare l’idea di un intervento pubblico (magari tramite un decreto “salva banche bis” che sani anche le crisi di Carige, BpVi, Veneto Banca e delle quattro “good bank”), che prevederebbe però una conversione obbligatoria dei bond subordinati in azioni.

Rispetto all’offerta volontaria vi sarebbe la certezza di un peggior trattamento, visto che il rischio inerente al possesso di azioni resterebbe il medesimo e che i bond sarebbero convertiti a sconto e non all’85% o al 100% del loro valore come prevede la Lme in corso. In un paese dove l’ipocrisia (e l’ignoranza) finanziaria regna sovrana e dove nessuno vuole pagare il costo di scelte d’investimento rivelatesi ex post avventate, a Morelli non resta dunque che mostrare al contempo la carota e il bastone e provare a centrare la sua “mission quasi impossible”.

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mps consob bond





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