Economia
Pensioni, quota 41 e quota 100. Novità riforma pensioni. Ape, cosa cambia
Quota 41. Quota 100. Riforma pensioni, ultime notizie su Ape
Riforma delle pensioni, ultime notizie. Prende corpo la riforma delle pensioni (Ape).
Il budget per la realizzazione di tutti gli interventi che il governo vorrebbe definire entro la fine dell’anno non c’è e questa scarsa disponibilità economica si ripercuote soprattutto su quelle novità per le pensioni i cui investimenti sono già stati notevolmente ridotti rispetto a quanto si sarebbe voluto stanziare in una prima fase per tutte le novità per le pensioni. E le ultime notizie sembrano preannunciare ulteriori peggioramenti: non solo nel corso dei mesi i soldi a disposizione per la realizzazione di novità per le pensioni si sono ridotti, portando, conseguentemente, a rivedere anche le stesse novità per le pensioni da approvare entro la fine dell’anno con un rinvio delle più importanti modifiche pensionistiche, come quota 100 e quota 41, che avrebbero rappresentato una soluzione per tutti, ma a definire novità miniori e sistemi per lasciare anzitempo la propria attività che potrebbero rivelarsi solo un ennesimo spreco di soldi da parte della maggioranza senza portare alcun vantaggio. E stiamo parlando in questo caso delle ultime notizie relative a mini pensione e quota 41 limitata e inserita nella stessa mini pensione.
Per l’attuazione di tutte le novità per le pensioni annunciate qualche settimana dalla maggioranza, in accordo con le forze sociali, ma ancora da ben definire, e quindi per mini pensione, quota 41 limitata, novità per chi ha iniziato a lavorare sin da giovanissimo ma solo se collegato alla quota 41, revisione delle regole di cumulo di tutti i propri contributi previdenziali, aumenti delle pensioni inferiori, sono stati stanziati 6 miliardi di euro da suddividere però in tre anni e mancano al momento le cifre esatte della ripartizione dei soldi a disposizione per ogni anno. I problemi però da superare per arrivare a modificare realmente e in maniera vantaggiosa le attuali regole pensionistiche sono diversi: non solo la mancanza di budget ma anche le posizioni dei diversi esponenti di maggioranza, Istituto di Previdenza, parte delle forze sociali e cittadini stessi che in questi ultimi giorni si sentono minacciati dalle ultime notizie circolate sui possibili cambiamenti che potrebbero interessare le erogazione delle pensioni a vedove ed eredi.
Si tratta, in realtà, di un argomento spinoso che ha già tenuto banco qualche mese fa e su cui sono state già fornite diverse rassicurazioni, sul fatto che nulla peggiorerà le condizioni di vita e di vedove ed eredi che percepiscono le pensioni di un congiunto scomparso. I timori riguardano le ultime notizie circolate secondo cui è possibile che la decisione di erogare pensioni alle vedove possa essere legata al valore Isee, che valuta la condizione economica di coloro che percepiscono queste pensioni o che richiedono agevolazioni e prestazioni sociali. Se così fosse, la pensione a vedove ed eredi superstiti non verrebbe più erogato a prescindere come accade attualmente ma sarebbe concesso in base al valore del reddito percepito. Ad oggi, l’importo delle pensioni ai superstiti viene calcolato dall’ente in base alla documentazione che il familiare superstite presenta.
L’Istituto di Previdenza ci ha tenuto però a rassicurare vedove ed eredi, spiegando che nulla cambierà davvero e che si potrà continuare a contare sulla pensione del congiunto scomparso che in tantissimi casi rappresenta l’unica fonte all’interno del nucleo familiare dove la donna sia sempre stata, per esempio, casalinga. Dovrebbe dunque trattarsi di un falso allarme anche se si tratta di un obiettivo che però era stato segnato dal commissario per la revisione della spesa pubblica Gutgeld. Si tratta, dunque, di una situazione che al momento desta incertezza, esattamente come con occhi incerti viene guardata la novità per le pensioni annunciata di aumento delle pensioni inferiori che, stando alle ultime notizie spiegate da alcuni esperti, rischiano di essere erogati anche a chi vive bene. Il principio dell’aumento delle pensioni inferiori, al di sotto cioè dei mille euro, è quello di dare maggiori soldi (anche se poi così tanti non sarebbero visto che stiamo parlando di aumenti di appena 40 euro) a chi vive in condizioni di indigenza, ma i criteri di assegnazione di questi aumenti, a parte quelli riferiti al valore dei trattamenti base, non sono stati definiti, per cui è possibile che si diano anche a chi a livello familiare vive da benestante, perché non si è deciso se erogare questi aumenti o meno in base a quoziente familiare, valore Isee o altro.
E se non si dovesse procedere verso tali definizioni, innanzitutto salterebbe l’obiettivo di equità che si vuole raggiungere ma, al contrario, aumenterebbero le diseguaglianze sociali, portando un ennesimo peggioramento nel mondo pensionistico. Peggioramento che si affiancherebbe a quelle novità per le pensioni presentate, come mini pensione e quota 41, che per via del poco budget disponibili rischiano di essere misure inutili, considerando che pongono molti paletti e limitazioni, valevoli solo come giustificazione da parte della maggioranza perché possa dire che qualcosa di concreto per le novità per le pensioni è stato fatto. Cosa che, in realtà, non è stata assolutamente fatta, visto che la mini pensione continua ad essere limitata e manca di dettagli di funzionamento, la quota 41, come già detto, prevede molti paletti e non è stato fatto nulla di concreto per chi è impiegato in occupazioni faticose, se non collegato alla quota 41. Manca, addirittura, ancora la lista stesse di quelle occupazioni che si possono considerare faticose, con relativo inquadramento dei lavoratori.
Al timore che stanno suscitando le ultime notizie sul sistema di erogazione delle pensioni alle vedove, al malcontento delle ultime novità per le pensioni di mini pensione e quota 41 per nulla utili, all’aumento beffa delle pensioni inferiori che paradossalmente potrebbero essere erogati anche a chi vive in buone condizioni economiche, si affianca un’altra beffa all’italiana che riguarda le congiunzioni di tutti i propri contributi previdenziali. Le ultime notizie hanno riportato la cancellazione degli onerosi costi che pesano sui lavoratori che decidono di riunire tutti i contributi versati in diverse gestioni previdenziali, ma in realtà non si tratta di una totale cancellazione dei costi tale da rendere le congiunzioni gratuite. Decidendo, infatti, di riunire tutti i propri contributi presso un unico ente si dovrà pagare all’ente scelte una differenza eventuale prevista. Questo significa che a nulla servirà la decisione della maggioranza perché pur a fronte di piccole riduzioni, i lavoratori continueranno a scegliere il cumulo per la riunione di tutti i propri contributi, visto che non richiede alcun costo.