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Economia
Ubi-Intesa, l'ombra del concerto. La Procura muove su Parvus

E se davvero dietro le mosse del misterioso fondo Parvus  si celasse un concerto con i soci forti di Ubi Banca dei tre patti di sindacato arroccati nel “no" ad Intesa-Sanpaolo? Nel parterre di Piazza Affari il sospetto aveva iniziato ad aleggiare da quando giovedì 26 marzo, oltre un mese dopo l’annuncio dell’offerta pubblica di scambio del gruppo guidato da Carlo Messina e che le quotazioni del titolo Ubi si erano più o meno allineate ai valori del concambio offerto da Ca’ de Sass, Parvus Asset Management, operatore di gestione inglese fondato dal finanziere italo-francese Edoardo Luigi Mercadante e controllato da un’omonima società domiciliata nel paradiso fiscale delle isole Cayman, era salito dalla sua quota iniziale del 5,091%, messa insieme nel capitale della banca di Victor Massiah a novembre 2017, fino al 7,9% (più un altro 0,7% in swap scaduto il 5 maggio) che con una quota complessiva dell’8,6% ne aveva fatto il primo azionista del gruppo (ora superato dal fondo americano Silchester) oggetto dei desiderata di Intesa.  

intesa sanpaolo 05
 

Certo, come altri investitori, soprattutto i più speculativi, Parvus potrebbe scommettere in primis su eventuali rialzi dell’offerta che potrebbero avvenire nell’attraente partita del risiko bancario che si sta giocando tra Bergamo, Brescia e Milano. Ma il mantra di Messina ripetuto da febbraio è che i soldi messi sul tavolo non cambiano. “Nessun miglioramento dell’Ops”, è stato sempre categorico il banchiere.

Ora dopo l’indiscrezione di stamane rivelata dal Messaggero secondo cui dopo la Consob, anche la Procura di Milano avrebbe acceso un faro sui fondi di Mercadante per capire le ragioni per le quali la società inglese non abbia accolto l’invito dell’authority di Paolo Savona a fare trasparenza sul proprio azionariato, i sospetti si rafforzano. Fra i vari punti interrogativi che avvolgono questo asset manager che potrebbe essere l’ago della bilancia del merger fra la prima e la quarta banca italiana, inoltre c’è anche quello che dell’esistenza di Parvus nel libro soci di Ubi non si fa per niente cenno nelle risultanze istruttorie dell’Antitrust, che sta vagliando l’operazione. 

UBI Banca
 

Il punto è che, come ha ricordato il Sole 24 Ore, il pacchetto in questione del 7,9% è detenuto da Mercadante come gestione indiretta non discrezionale del risparmio: in pratica, pur avendo le azioni in portafoglio l’ultima parola sulle decisioni da prendere spetta ai sottoscrittori effettivi di quei titoli. Un attivismo “per conto terzi” che fa sì che il misterioso asset manager controllato, con tutte le schermature del caso, in sede off-shore si muova con una logica da family office: compra o vende cioè su mandato. E di chi? Magari di qualche pattista di Ubi o di mani amiche nella generale chiamata alle armi anti-Intesa a Bergamo?

Chi sta seguendo da vicino la partita fa notare che il gruppo dei soci storici contrari alla scalata di Ca' de Sass e che controlla il 26% del capitale (il Comitato azionisti di riferimento, le varie fondazioni, il Sindacato azionisti di Brescia meno il fuoriuscito Giuseppe Lucchini e il Patto dei Mille), grazie proprio all’apporto di Parvus, arriverebbe a costituire proprio quella minoranza di blocco (quasi il 34%) tale da condizionare le deliberazioni in sede straordinaria dell’assemblea e, quindi, la fusione.

Ed è proprio qui che aleggia l’ombra del concerto che, se provata in capo ai medesimi azionisti, farebbe scattare l’Opa obbligatoria su tutto il capitale di Ubi. Non a caso la Consob ha invitato a fare trasparenza, ma da Londra tutto tace. Chissà se ora con la Procura cambierà qualcosa.

@andreadeugeni

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