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Economia
Unicredit, il piano Mustier piace alla Borsa. Ecco perché

SFORBICIATA/ Jean Pierre Mustier si ridurrà lo stipendio del 40% a 1,2 milioni di euro, non percepirà bonus annuali per il 2016 e per tutta la durata del piano e rinuncerà anche a eventuali buonuscite in caso di addio alla bancaE' quanto emerge dalle slide del piano di Unicredit. La forma variabile di remunerazione sarà costituita dai piani di incentivazione a lungo termine. Mustier, inoltre, investirà 2 milioni di euro in azioni UniCredit. 

Unicredit in deciso rialzo a Piazza Affari, col titolo che chiude la seduta a +15,92% dopo essere stato sospeso al rialzo subito dopo la presentazione del nuovo piano industriale al 2019, piano che tiene conto delle avvenute cessioni di Bank Pekao e Pioneer Asset Management e prevede ulteriori 6.500 esuberi, un aumento da 13 miliardi di euro e la cessione di 17,7 miliardi di Npl in due fasi (di cui almeno il 20% entro il 2017).

Gli obiettivi finanziari fissati dal Ceo Jean-Pierre Mustier parlano di una crescita media (Cagr) dei ricavi dello 0,6% annuo, a fronte di costi destinati a calare entro fine piano a 10,6 miliardi di euro annui (dai 12,2 miliardi del 2015) con un rapporto costi/ricavi che si ridurrà così al 52% dal 61,6% di fine 2015. In parallelo il costo del rischio dovrebbe dimezzarsi, passando dagli 89 punti base di fine 2015 a 49 punti base a fine 2019, mentre l’utile netto dovrebbe triplicarsi passando da 1,5 a 4,7 miliardi di euro, con un RoTE (Return on Tangible Equity ossia ritorno sul capitale tangibile) visto oltre il 9% a fine piano (dal 4% del 2015).

Il rafforzamento patrimoniale che proseguirà attraverso un aumento di capitale in opzione da 13 miliardi di euro (la cifra massima finora ipotizzata, ndr), da sottoporre all'approvazione dell’assemblea straordinaria degli azionisti convocata per il 12 gennaio 2017 che sarà preceduto da un raggruppamento in 1 nuova azione di 10 vecchi titoli ed è già interamente garantito in termini di ammontare da parte di un consorzio formato da primarie banche internazionali che hanno sottoscritto un accordo di “pre-underwriting”, dovrebbe garantire di raggiungere un Cet1 Ratio “fully loaded” a fine piano superiore al 12,5%, stimando una distribuzione dei dividenti (solo a partire dall’anno prossimo) in contanti dal 20% al 50% degli utili conseguiti. La qualità dell’attivo è l’altra gamba del rafforzamento patrimoniale studiato dalla squadra di top manager guidata da Jean-Pierre Mustier.

Già in questo quarto trimestre si contabilizzeranno altri 8,1 miliardi di euro di rettifiche per fa fronte all’eredità del portafoglio Npl italiano, così da accelerare la riduzione del portafoglio “non-core”, con l’obiettivo di ridurre l’esposizione netta entro gli 8,1 miliardi di euro a fine 2019 (rispetto ai 24,8 miliardi dell’anno passato), poi si procederà alla cessione di un portafoglio di 17,7 miliardi di Npl di cui un primo 20% sarà ceduto nel corso del prossimo anno (l restante 80% entro l’arco del piano).  Ulteriori rettifiche di partecipazioni e altre svalutazioni per un importo totale di 4,1 miliardi di euro ed un onere totale “una tantum” di 12,211 miliardi di euro saranno contabilizzati sempre nel quarto trimestre del 2016.

Il tutto dovrebbe avvenire senza ridurre le attività ponderate per il rischio (RWA) che anzi sono viste salire a 404 miliardi a fine piano dai 361 miliardi di fine 2015, ma con un tasso di copertura dei crediti deteriorati lordi superiore al 54% (contro il 50,8% dello scorso anno) ed in particolare una copertura delle inadempienze probabili superiore al 38% (dal 34,2% di fine 2015) e delle sofferenze di oltre il 63% (dal 60,6% dello scorso anno).

Parte fondamentale del piano per creare il “nuovo” Unicredit di Mustier è quella dedicata alla trasformazione del modello operativo: il gruppo punterà sempre più sulla digitalizzazione dei suoi servizi (tra i quali resteranno quelli di FinecoBank, di cui Unicredit ha ribadito di voler rimanere socio al 35%), per accrescere l’attenzione al cliente, semplificando e aumentando l’efficienza ed ottenendo una base di costi più bassa e sostenibile.

A tal fine Mustier vuole tagliare i costi operativi, ricorrendo ad ulteriori 6.500 esuberi netti (che alzeranno la riduzione netta dai livelli attuali prevista entro il 2019 a 14 mila posti di lavoro) e facendo leva sulle operazioni globali e sullo sviluppo delle economie di scala. Mustier vuole anche concentrarsi di più sul cliente, aumentando al tempo stesso la standardizzazione dei prodotti e puntando su maggiori attività “one to one” e prevede di investire 1,6 miliardi in IT a supporto della trasformazione dell’attività e per rafforzare l’infrastruttura informatica attraverso attività di digitalizzazione, sviluppo tecnologico di sistemi “core” e il continuo aggiornamento dell’infrastruttura.

Numeri e obiettivi che investitori e analisti trovano ambiziosi ma credibili e che rimuovono l’incertezza che da settimane pesava sul titolo. Banca Imi commentando a caldo segnala come l’ammontare dell’aumento di capitale e le azioni di de-risking siano in linea con le anticipazioni circolate nelle ultime settimane, mentre “le mosse sui costi operativi sono più consistenti del previsto, così come è più alta la redditività attesa, mentre Neil Unmack, autore di Breakingviews per Reuters, chiosa: “il rilancio di Unicredit costituisce un momento chiave nella crisi bancaria italiana”, e se il RoTE del 9% previsto a fine piano “non è esattamente meraviglioso” visto che sarà “nella migliore ipotesi in linea col costo del capitale per Unicredit”, tuttavia dal punto di vista delle valutazioni “vi è spazio per una risalita rispetto al multiplo attuale di 0,5 volte il valore di libro tangibile” a cui tratta il titolo. Una risalita che potrebbe risultare anche pari all’80% dai valori attuali, secondo i calcoli di Breakingviews.

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