Economia
Volkswagen, Die Welt: il governo sapeva della truffe sulle emissioni
SONDAGGIO/ E TU, COMPRERESTI UNA VOLKSWAGEN?
Una nuova giornata di passione per Volkswagen. Escalation di eventi che, secondo il quotidiano tedesco Tagespiegel che cita fonti del consiglio di sorveglianza della casa di Volksburg, porterà alle dimissioni il presidente del consiglio di gestione del gruppo Volkswagen, Martin Winterkorn. Manager che lascerà l'incarico venerdì 25 settembre (poichè "non gode piu' della fiducia degli organi di controllo del gruppo"). Stephan Weil, primo ministro dello stato tedesco della Bassa Sassonia e membro del Cds della casa automobilistica (il Land ha una quota di circa il 20% nel capitale del gruppo tedesco) uno dei sostenitori del Ceo nello scontro che ha portato all'uscita dell'ex presidente Ferdinand Piech, ha definito infatti il profit warning lanciato dall'azienda dopo lo scandalo "eccezionalmente spiacevole" e "allarmante" l'accantonamento di 6,5 miliardi di euro nei conti del terzo trimestre di quest'anno per il caso.
Winterkorn sarà sostituito da Matthias Mueller, dal 2010 a capo di Porsche. Il quotidiano aggiunge che domani si riunirà la presidenza del consiglio di sorveglianza del gruppo e venerdì ci sarà un incontro di tutti i 20 membri del consiglio. Il contratto di Winterkorn era stato prorogato fino al 2018 solo all'inizio di questo mese.
Sono 11 milioni le auto Volkswagen truccate in giro per il mondo. Una cifra enorme, superiore alle immatricolazioni di un anno della casa di Wolfsburg, che si prepara ad accantonare 6,5 miliardi di euro nel terzo trimestre per far fronte alle spese legate allo scandalo delle emissioni, dalle multe ai possibili richiami di vetture. Le indicazioni arrivano da parte della stessa società, che "sta lavorando con la massima celerità per chiarire le irregolarità connesse uno specifico software utilizzato con i motori diesel. Non tolleriamo violazione delle leggi in alcun modo: tutti i veicoli Euro 6 e successivi sono a norma" (il comunicato ufficiale e le accuse degli Usa).
E a gettare nuova luce sullo scandalo che sta investendo la casa tedesca, la rivelazione di Die Welt che - citando un'interrogazione parlamentare dello scorso luglio - ricostruisce come il governo tedesco sapeva che alcune marche usavano un software per aggirare i controlli sulle emissioni. Ma in quel caso non venivano fatti nomi, non si parlava di marche né di modelli specifici.
Intanto, a seguito di questi costi inattesi, Volkswagen sarà costretta a rivedere le stime di utili per il 2015; parole che suonano minacciose per gli investitori, che tornano a punire il titolo con forti vendite dopo il tracollo di lunedì, che ha eroso quasi 15 miliardi di euro di capitalizzazione (la multa paventata è di 18 miliardi di dollari). Il ceo Martin Wikterkorn, secondo la stampa tedesca, potrebbe esser fatto fuori entro fine settimana. La notizia è stata però smentita. Lo stesso ad, in un videomessaggio, ha chiesto scusa per la "cattiva condotta", promesso "franchezza e trasparenza massime" e domandato "fiducia per andare avanti": "Sarebbe sbagliato se il terribile errore di pochi compromettesse il lavoro onesto di 600 mila persone".
La bufera non accenna dunque a scemare: dopo gli Stati Uniti, nuovi guai si prefigurano per la casa tedesca accusata negli Usa di aver barato sulle emissioni inquinanti del suo motore diesel. Bernard Sapin, ministro francese delle Finanze ha detto che "serve un'inchiesta europea" sulla casa di Wolfsburg. Per "rassicurare i cittadini" ha aggiunto parlando alla Radio Europe1, sarà "necessario" condurre controlli anche sugli altri costruttori europei. Il governo transalpino e il Ministero dei Trasporti di Berlino hanno già annunciato che terranno delle inchieste, mentre l'omologo dicastero in Italia avvia un'indagine, esprime preoccupazione e chiede se il dispositivo scoperto negli Usa sia presente anche in Europa, o le auto sotto accusa siano state vendute nel Belpaese. Il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, chiede di valutare lo stop alla vendita di auto in Italia anche qui fosse stato utilizzato il software incriminato. La Cancelliera Angela Merkel non può a questo punto esimersi dal chiedere "chiarezza" e "piena trasparenza sul caso".
Da Bruxelles prendono tempo ma alzano la guardia. "Andremo in fondo", ha fatto sapere la Commissione Ue, e ancora: "E' prematuro dire se sia necessaria qualsiasi misura di sorveglianza specifica anche in Europa e se i veicoli Volkswagen venduti in Europa abbiano lo stesso difetto. Stiamo comunque prendendo in esame la questione molto sul serio. Siamo in contatto con l'azienda e l'Agenzia Usa per l'Ambiente (Epa)", ha annucniato Lucia Caudet, portavoce per il Mercato Interno. Che ha aggiunto: "Per il bene dei nostri consumatori e dell'ambiente, abbiamo bisogno di avere la certezza che l'industria rispetti scrupolosamente i limiti sulle emissioni delle auto".
Non sono gli unici motivi di timore per il colosso tedesco, che vede seriamente minata la sua corsa inarrestabile verso la leadership mondiale delle quattro ruote (fino ad ora in mano a Toyota, ma già i dati del primo semestre avevano mostrato il sorpasso di Vw). Il governo coreano ha infatti convocato i vertici locali della Volkswagen: "Abbiamo invitato i rappresentanti e gli ingegneri della Volkswagen per un incontro al ministero nel pomeriggio", ha detto il vice ministro Park Pan-Kyu. "Cominceremo a svolgere dei controlli al più tardi ad ottobre ed annunceremo i risultati alla fine di novembre". I modelli sotto la lente sono gli stessi degli Usa: Volkswagen Jetta, Golf, e Audi AG A3 sedan.
Si tratta di una nuova brutta notizia per i piani alti della casa auto, visto che le vendite in Asia coprono ormai il 40% delle consegne di Vw, con la Cina a fare da mercato principale e ovviamente terra di conquista per il futuro. Se si guarda alla sola Corea del Sud, più del 90% dei 25mila veicoli venduti sono diesel: proprio il tipo di motore finito sotto inchiesta. Gli analisti si aspettano ovviamente che, nel Paese asiatico, Hyundai possa beneficiare del colpo all'immagine di Vw e dei ritiri di auto.
Ma non finiscono qui i grattacapi, visto che in Australia il Dipartimento del Governo che gestisce le verifiche ambientali ha chiesto alla Volkswagen se anche i veicoli venduti nel Paese siano equipaggiati con il software 'civetta' scoperto negli Stati Uniti. Fuori dalla Corea e dall'Australia, "le preoccupazioni maggiori sono su come questa vicenda impatterà sulla reputazione in Europa, che è di gran lunga il mercato più importante per loro, in particolare per il diesel", sintetizza l'analista di Macquarie Janet Lewis a Bloomberg. Ma visto che provare a conquistare quote di mercato negli Usa diventa ora sempre più difficile, se Vw vuole diventare il primo produttore entro il 2018 - come da piani - deve tornare a dipendere dalla Cina e dall'Asia.
Intanto la vicenda Usa si è evoluta: il Dipartimento americano di Giustizia sta conducendo un'inchiesta penale sul comportamento della casa di Wolfsburg, che ha barato nei test federali riguardanti le emissioni di diossido di azoto di alcuni dei suoi motori diesel. Già ieri, il titolo ha perso quasi 15 miliardi di valore: quanto la multa massima che l'Agenzia per la protezione ambientale (l'ente che ha accusato Volkswagen) può comminare: l'azienda rischia una pena pecuniaria pari a 37.500 dollari per vettura, oltre 18 miliardi in tutto. I timori dei mercati sono che lo scandalo si possa ampliare a macchia d'olio su altre case, e da Fca precisano che il gruppo non usa dispositivi "manipolatori" e lavora da vicino e continuamente con l'Epa per il rispetto delle norme sulle emissioni. Il capo di Volkswagen negli Usa era stato il primo a uscire pubblicamente allo scoperto: in quello che doveva essere un evento di presentazione della Passat con Lenny Kravitz. Senza accogliere domande dei giornalisti, ha ripetuto le scuse ad autorità e consumatori Usa: "Questo tipo di comportamento non è per niente in linea con le nostre qualità".