Esteri

Vietnam porta di accesso Ue all'Asean. Che cosa cambia con il libero scambio

di Francesco Maringiò

Per le imprese europee si aprono nuove occasioni di cooperazione che devono essere colte con visione strategica. Ecco come

L'Assemblea legislativa vietnamita ha ratificato l'accordo di libero scambio UE - Vietnam (EVFTA) e l'accordo UE- Vietnam sulla protezione degli investimenti (EVIPA), dopo che questi erano stati votati dal Parlamento Europeo a febbraio scorso. Con l’entrata in vigore degli accordi (che avverrà a luglio-agosto di quest’anno) l'UE eliminerà le tasse di importazione su quasi l'86% dei prodotti in arrivo dal Vietnam, fino ad arrivare al 99% del totale in sette anni. Parimenti, il Vietnam eliminerà già il primo anno i dazi sul 48,5% delle merci in arrivo dall’'UE e proseguirà fino alla soglia del 91,8% entro sette anni.

Per il Vietnam rappresenta una importante opportunità di accesso al mercato europeo, che già oggi rappresenta il secondo mercato per il proprio export. Una ricerca del Ministero della Pianificazione e degli Investimenti di Hanoi mostra che il fatturato delle esportazioni vietnamite verso l'UE aumenterà di circa il 20% nel 2020, del 42,7% nel 2025 e del 44,37% nel 2030, rispetto allo scenario non-EVFTA. Ad avvantaggiarsene saranno soprattutto i prodotti tessili, le calzature, i prodotti agricoli ed ittici e fonti di Hanoi affermano che l’attuazione dell'EVFTA dovrebbe aumentare il PIL del paese del 4,6% e le esportazioni verso l'UE di quasi il 42,7% entro il 2025. In cambio i paesi dell’UE avranno un accesso privilegiato ad un’economia in rapida crescita con oltre 100 milioni di consumatori, un paese giovanissimo, dinamico, con una classe media in crescita ed un sistema educativo di qualità.

Uno studio della Commissione europea ha calcolato un aumento del PIL dell'UE di 29,5 miliardi di dollari ed un aumento dell’export verso il Vietnam del 29% entro il 2035. Tra le imprese europee che trarranno immediato vantaggio dalla ratifica degli accordi, ci sono indubbiamente quelle che operano nel campo dei macchinari e degli elettrodomestici, dell'automotive, dei prodotti farmaceutici, della chimica, del vino e del beveragee, così come dell'informatica e dei servizi.

Ma la firma di questi trattati hanno anche una valenza regionale molto interessante. Il Vietnam, infatti, diventa così la porta di accesso dei paesi UE all’area Asean, l'Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico di cui, oltre ad Hanoi, fanno parte il Brunei, la Cambogia, le Filippine, l’Indonesia, il Laos, la Malesia, il Myanmar, la Tailandia e Singapore, che ha anch’esso firmato un accordo con l‘UE. Si tratta di un poker di paesi che stanno registrando tassi di crescita e sviluppo molto interessanti e che stanno attirando ingenti investimenti esteri. Il Vietnam ha avuto il merito di aver lavorato a lungo e per primo per costruire rapporti speciali con i paesi dell’UE, al punto da aver registrato un netto incremento del commercio bilaterale con l'UE (quintuplicato negli ultimi 10 anni) ed essere diventato il secondo partner commerciale dell'UE nell'ASEAN, con il 20,7% di merci.

Ma non c’è solo il commercio. Il Vietnam punta ad attrarre investimenti esteri diretti con l’obiettivo strategico di crescere come paese a medio reddito e diventare un hub regionale per entrare a far parte delle catene globali del valore. Le opportunità di crescita sotto il profilo degli IDE sono enormi: oggi l’UE è il maggiore investitore nei Paesi ASEAN, ma solo il quinto partner IDE del Vietnam, quindi i margini di recupero sono davvero significativi. Per il Vietnam significa attrarre investimenti di qualità con aziende che dovranno rispettare standard via via crescenti in termini di protezione ambientale, responsabilità sociale di impresa e formazione del personale.

Per le imprese europee si aprono nuove occasioni di cooperazione che devono essere colte con visione strategica, aiutando e fornendo alle imprese vietnamite quell’apporto in termini di qualità, tecnologie avanzate, nuovi settori dell’economia digitale e conoscenze gestionali che non è in grado di trovare sul mercato domestico. È su questo, come pure sulle competenze che permettono al paese di crescere evitando il rischio della trappola da reddito medio e nello sviluppo industriale che possa trasformare il paese in un hub della manifattura, si gioca la possibilità di cooperazione con reciproco vantaggio con tra le varie parti in gioco. E questo obbliga anche l’industria ed il commercio europeo ad attrezzarsi ed innovarsi, per non commettere il tragico e fatale errore del passato, di voler competere al ribasso e sulla compressione dei costi. Lo sviluppo dell’economia vietnamita pone, con queste opportunità, nuovi terreni di cooperazione, ma ora la palla passa all’Europa ed alla sua capacità di guardare e progettare il suo sviluppo dei prossimi 20 anni.