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Esteri
Biden-Putin, che cosa c'è dietro quell' assassino . Avvertimento all'Ue, Xi ride

"Mmm, sì lo penso". Il momento di incertezza e poi la risposta affermativa non si riferivano a un tema di poco conto, ma a una definizione che può sconvolgere i rapporti tra Stati Uniti e Russia, con effetti collaterali anche per Europa (in primis Germania) e Cina. Il neo presidente americano Joe Biden ha scelto di definire "assassino" il presidente russo Vladimir Putin. Non si tratta di una semplice dichiarazione, ma di quello che Mosca ha interpretato come un "attacco a tutti i russi". 

BIDEN-PUTIN, NESSUN RITORNO A UNA DIPLOMAZIA FELPATA

L'affermazione a sorpresa di Biden è arrivata durante un'intervista al seguitissimo programma di Abc, Good morning America. A domanda precisa del conduttore, "ritiene che Putin sia un assassino?", Biden esita per un momento e poi appunto dice che sì, lo pensa. Una sorpresa per chi pensava che con il democratico gli Stati Uniti sarebbero tornati a una diplomazia felpata, prevedibile e senza scossoni dopo il burrascoso mandato di Donald Trump.

BIDEN GAFFEUR E FALCO ANTI RUSSIA

Si erano invece sottovalutate due componenti. La prima: Biden è da sempre uno dei più convinti falchi in merito ai rapporti con Mosca, come dimostrato già ampiamente ai tempi di Maidan e della crisi in Crimea. Il neo inquilino della Casa Bianca ha tra l'altro fatto sapere di aver accusato direttamente Putin, nel 2011, di "non avere un'anima". La seconda: la propensione di Biden alle gaffe e dichiarazioni fuori posto. C'è chi ritiene che anche in questo caso il presidente americano sia inciampato in una di queste, probabilmente con potenziali maggiori conseguenze delle precedenti.

IL RAPPORTO DELL'INTELLIGENCE SULLE ELEZIONI USA 2020

In realtà, la forte dichiarazione di Biden sembra seguire una linea precisa, anche perché arriva in seguito alla pubblicazione di un rapporto dell'intelligence Usa in cui si stabilisce che la Russia ha tentato di interferire, a favore di Trump, nelle elezioni del 2020. E già dalla campagna elettorale Biden aveva fatto capire che su Mosca si sarebbe cambiata marcia, in negativo, sui rapporti bilaterali.

AVVERTIMENTO ALLA GERMANIA. NEL MIRINO IL GASDOTTO NORD STREAM 2

Ma quali possono essere le conseguenze dell'uscita di Biden? Oltre all'ovvio nuovo grande gelo tra Washington e Mosca, a pagarne le spese potrebbe essere chi, soprattutto in Europa, pensa già da tempo a un riavvicinamento alla Russia oppure ci coopera già a livello commerciale. E' il caso soprattutto della Germania, che potrebbe tornare nel mirino delle sanzioni Usa in merito al celeberrimo gasdotto Nord Stream 2, criticato anche dai paesi dell'Europa orientale.

MESSAGGIO ALL'AUTONOMIA STRATEGICA DI MACRON

La linea dura di Biden su Putin rassicura invece proprio quella cintura nord orientale di stati europei che nelle strategie di Washington impedisce la convergenza tra Mosca e Berlino. A serio rischio anche il piano francese di normalizzazione dei rapporti con la Russia, tema caro al presidente Emmanuel Macron che insiste da tempo su una potenziale "autonomia strategica" europea. 

VANTAGGI PER LA CINA: NESSUNA CONVERGENZA RUSSIA-OCCIDENTE

Ma c'è anche chi sorride. Si tratta della Cina. Molti analisti insistono da tempo sull'opportunità americana di riavviare i rapporti con la Russia in funzione anti Pechino. Chiaro che una possibile convergenza tra Washington e Mosca potrebbe essere un colpo alle ambizioni cinesi di leadership. Ma l'uscita di Biden dimostra ancora una volta che gli Usa vogliono prima di tutto mantenere il controllo sull'Europa e impedirne l'allaccio alla Russia.

L'ALLINEAMENTO TRA CINA E RUSSIA

La conseguenza, prevedibile, è che Putin sia costretto a intensificare la collaborazione con Xi Jinping, come d'altra parte già fatto negli ultimi anni. Solo qualche giorno fa, Cina e Russia si erano dette pronte ad assumere una linea comune di fronte a Washington e hanno annunciato il progetto congiunto di una stazione spaziale lunare. Ma il passaggio da partnership ad alleanza è difficile da compiere, per le reciproche (storiche) diffidenze derivanti anche banalmente dalla vicinanza geografica. Proprio su questo punto scommettono gli apparati americani, convinti che una vera alleanza tra Russia e Cina non possa concretizzarsi.

USA VS CINA: BIDEN PUNTA SULLE PARTNERSHIP IN ASIA

Nel frattempo, in riferimento alla Cina, gli Usa di Biden puntano sul rafforzamento delle partnership in Asia. Lo dimostra il viaggio (il primo all'estero) dei segretari di Stato e di Difesa Antony Blinken e Lloyd Austin tra Tokyo e Seul, con la chiara intenzione di riavviare quel dialogo trilaterale che era stato interrotto dalla guerra commerciale Giappone-Corea del sud, che Trump non ha mai cercato di interrompere, e sulle richieste eccessive in materia difensiva della precedente amministrazione americana. Tali da mettere a repentaglio l'accordo sulle spese per il mantenimento delle 28500 truppe americane presenti sul suolo sudcoreano. Un caposaldo storico della strategia americana in Asia orientale. Accordo che è invece stato rinnovato la scorsa settimana, con un aumento delle spese da parte coreana del 14%, a fronte di un +400% che era arrivato a chiedere Trump.

IL SUMMIT QUAD E LA VISITA DI SUGA ALLA CASA BIANCA

Sempre in ottica alleanze asiatiche, Biden ha partecipato venerdì scorso al suo primo summit Quad, la piattaforma di dialogo che comprende anche Giappone, India e Australia. Impropriamente definito talvolta "Nato asiatica", il Quad può comunque garantire un maggiore allineamento tra i quattro attori dell'Indo Pacifico. Dal summit sono per esempio uscite intenzioni comuni in materia tecnologica e vaccinale, con sostegno al siero indiano che è in forte competizione con quelli cinesi, in particolare in Asia. Non solo. Il primo ministro nipponico, Suga Yoshihide, ad aprile sarà alla Casa Bianca. Sarà lui il primo leader straniero a essere ricevuto da Biden su suolo americano da quando è presidente. Un messaggio chiaro. 

USA CINA, SUMMIT IN ALASKA. MA IL RESTART E' DIFFICILE

In questo contesto, giovedì 18 marzo va comunque in scena il cosiddetto "restart summit" sinoamericano. Ad Anchorage, Alaska, si incontrano Antony Blinken e il consigliere per la sicurezza Jake Sullivan da una parte, il ministro degli Esteri Wang Yi e il membro del Politburo Yang Jiechi dall'altra. Le premesse non sono delle migliori, già dall'interpretazione che si dà di questo incontro. Pechino lo considera il riavvio di "un dialogo strategico", Washington ha negato questa lettura. L'incontro è stato anticipato anche dalle prime sanzioni di Biden a funzionari cinesi, in riferimento alla riforma elettorale di Hong Kong, da dichiarazioni nette su un altro tema delicato come lo Xinjiang e sul reiterato sostegno della Casa Bianca a Taiwan. Pigiare il tasto restart sarà impresa ardua.

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