Esteri

Brexit: ecco perché i britannici ci hanno fatto un piacere

Giuseppe Vatinno

Assistiamo ad un certo ottimismo di ritorno dopo il referendum nel Regno Unito

 

Dopo l'uscita del Regno Unito abbiamo assistito a settimane di piagnistei dai due lati della Manica: l'Europa senza l'Inghilterra? Come potrà il mondo continuare a girare come faceva prima? Che accadrà all'economia europea e mondiale? Come faremo senza l'ora del the? E via temendo…
Il fatto è che l'U.K. finalmente ha sciolto la sua decennale indecisione (visto che teneva furbamente un piede dentro ed uno fuori con la sterlina al posto dell'euro) ed ha sloggiato.
Ed ora?
A Parte Beppe Severgnini che c'ha casa a Londra e i fighetti Erasmus che bazzicavano le università inglesi assistiamo ad un certo ottimismo di ritorno…
Ha iniziato l'Università di Bologna (35 richieste in una settimana) a segnalare un ritorno di domande dei professori  "emigrati" nella terra della Regina lasciando l'Italia per seguire solo i propri egoistici interessi.
Infatti, dalla Gran Bretagna giungono notizie di tagli dei fondi europei alle loro università e centri di ricerca e non essendoci più la "pappa" la gente cerca di tornare all'ovile e cioè in madrepatria oppure in Europa e non sarebbe neppure giusto che ora si riaprano le porte a tutti a danno di chi non è andato via ma solo alle eccellenze che possono essere utili davvero al nostro Paese.
Ad esempio, sulla prestigiosa rivista "Nature", un fisico britannico Paul Crowtther ha scritto che il suo gruppo era stato escluso dai finanziamenti europei; si resta comunque sempre meravigliati dalla meraviglia altrui: ci mancherebbe che prendessero ancora soldi dopo tutte le condizioni favorevoli che sono state elargite alla Gran Bretagna sotto la "minaccia" di andarsene. Ora che se ne sono andati "no money" è il minimo che si possono aspettare.
Insomma sembra che la Brexit poi non abbia fatto molto male se riguadagniamo quelle alte professionalità che ci sono costate un patrimonio pubblico solo per poi andare a dire "Yes" in qualche Università d' Oltremanica.
Poi c'è anche un altro fatto e riguarda le startup tecnologiche il cui numero è enorme proprio in Gran Bretagna.
Ora, con la Brexit, anche per loro non è più conveniente starsene sul Tamigi e devono ritornare indietro producendo due effetti positivi per l'Europa e per l'Italia: il primo è che tornando a casa indeboliscono il concorrente numero uno, cioè l'U.K. e il secondo è che rafforzano le nostre startup tecnologiche che vedono automaticamente aumentare il loro valore monetario e peso scientifico/tecnologico internazionale.
Insomma l'uscita del Regno Unito dalla UE appare roseo e foriero di nuove opportunità autarchiche.
Con buona pace di tutti i piagnoni della Brexit.