Armeni, segnale della Merkel agli Usa
E ora il più contento è Putin. L'analisi
Ieri è deflagrata sui media mondiali una notizia che ha fatto sussultare le cancellerie di tutto il pianeta: il Parlamento tedesco per voce del suo presidente Norbert Lammert ha decretato, votando una mozione, che la strage della popolazione armena (tra 800.000 ed 1 milione e mezzo di individui) avvenuta nel biennio 1915 -16 "fu un genocidio".
La Turchia, d'altra parte, ha subito ritirato l'ambasciatore a Berlino e convocato l'omologo tedesco nonostante la stessa cancelliera Merkel e il suo ministro degli esteri Steinmeier avessero avuto l'accortezza di non essere presenti fisicamente nell'aula al momento delle votazioni.
Dunque il Bundestag ha riconosciuto, quasi all'unanimità (ed anche questo è dato è importate) che si trattò, tecnicamente, di una "genocidio" (in realtà il secondo, essendone avvenuto uno di proporzioni minori già nel periodo tra il 1894 e il 1896) peraltro accaduto nel corso della Prima Guerra mondiale, quando Ankara e Berlino erano alleate e quindi riconoscendo esplicitamente il ruolo della Germania (in cui vivono, tra l'altro, 1 milione e mezzo di Turchi) che già ha sulle spalle l'olocausto di milioni di ebrei avvenuto durante la Seconda Guerra mondiale.
Anzi, fu proprio il cancelliere del III Reich, Adolf Hitler, ad utilizzare il precedente armeno per rendere plausibile l'azione tedesca (la soluzione finale) nei confronti del popolo ebraico e disse che "chi si ricorda oggi dello sterminio degli armeni?"
C'è da dire che la Merkel ed il suo governo avevano tentato il più possibile di rinviare il voto ma la Germania è una presenza troppo forte ed ingombrante storicamente per non entrare nel "club" dei 29 Paesi al mondo che a partire dal 1965 hanno riconosciuto l'atto etichettandolo in questo modo.
Del resto, nel 2015 anche Papa Francesco, memore di altre precedenti stragi turche contro i cristiani, ha celebrato in San Pietro una commemorazione del tragico evento definendolo "il primo genocidio del XX secolo" e lo stesso Parlamento italiano nel 2000 ha votato una risoluzione in tal senso.
Dunque la risoluzione, in sé, ci può anche stare, anzi la Germania era in ritardo dato il suo status geopolitico internazionale che la vede ormai pienamente protagonista; il fatto particolare è che la Germania e la Turchia sono direttamente coinvolte nell'accordo sui rifugiati che proprio dalla Turchia seguivano una delle loro principali rotte. Quali ripercussioni ora avrà questo fatto sul principale attuale problema europeo non solo tedesco ma comunitario? (sebbene Federica Mogherini, "Ministro degli esteri" Ue abbia definito quanto accaduto come un "problema bilaterale tra i due stati").
Inoltre, la Germania è il primo partner commerciale della Turchia e le due nazioni fanno anche parte entrambe della Nato, anzi la Turchia è una pedina fondamentale dello scacchiere strategico Usa nel quadrante medio -orientale ed in funzione anti - Russia.
La Turchia, invece, ha sempre negato il "genocidio" pur non negando quello che definisce un "massacro" adducendo a fine discrimine filosofico il (contestato) numero delle vittime (secondo gli storici turchi da 200 mila a 800 mila) ed ad ogni modo non ne vuol sentire di paragonare il "Metz Yeghern" (La Grande Catastrofe) armena con la "Shoah" ebraica.
Erdogan non l'ha presa bene e le prime rappresaglie diplomatiche segnalano che la questione non è affatto banale anche alla luce di un neo - ottomanesimo turco (dove la comunità armena ha ora 50.000 abitanti contro i 2.5 milioni del 1890) che guarda proprio al modello dei Pascià come punto di riferimento storico.
Il fatto avvenuto sancisce anche un "rituale di potere" in cui uno stato forte ed egemone come è diventato la Germania dopo l'unificazione (il saggio Andreotti disse che amava così tanto la Germania dal volerne avere sempre due…) ha "sottomesso" il nuovo Pascià ottomano; un segnale anche della Merkel agli Usa? Certamente il politico più contento per ora è proprio Vadimir Putin che ha rapporti molto tesi sia con la Turchia sia con l'Unione Europea…