Esteri

Guerra in Libia: la Francia continua a danneggiare i nostri interessi

Giuseppe Vatinno

Migranti e idrocarburi i nostri rischi

Le attuali vicende libiche mettono in ambasce il nostro Paese.

Intanto occorre fare un passo indietro.

La destabilizzazione della Libia è il frutto, voluto o di ritorno, dell’azione francese che eliminò Gheddafi nel 2011 grazie alla volontà del presidente Sarkozy che voleva coprire interessi personali e del suo Paese.

Peccato che la Libia fosse legata, come principale ex colonia, all’Italia e che noi stessi giungemmo al masochistico assurdo di bombardarla per compiacere gli alleati interessati.

Come prevedibile -basta ricordare le guerre nell’ex Jugoslavia- da allora si è scatenato l’inferno della guerra civile con due contendenti: Fajez Serraj, appoggiato dall’Italia e dall’Onu e Khalīfa 

 Haftar gradito assai a Francia, Russia e alcuni Paesi arabi come Arabia Saudita ed Egitto.

Il punto è che l’Italia rischia su due fronti.

Il primo è quello economico sul gas e il petrolio, con i rilevanti interessi Eni in Libia che non si giovano certo di questo clima.

Si parla di interscambi per circa 4 miliardi di euro.

Poi c’è la questione dei migranti che vedono la Libia come il punto di raccolta e smistamento in Europa passando dall’Italia.

Una questione rilevantissima per il nostro Paese che già con l’ex ministro Minniti aveva cercato di porre un argine all’invasione degli scafisti.

Ogni perturbamento si riverbera immediatamente e inevitabilmente sull’assetto di questo assai delicato equilibrio.

La Libia per noi è una polveriera che può esplodere da un momento all’altro mentre l’Italia deve auspicare la risoluzione dei conflitti locali e il ripristino di una situazione di collaborazione governativa.

Sullo sfondo, comunque, c’è sempre lei: la furba e scaltra Francia che non rinuncia a danneggiare con sistematica regolarità i nostri interessi in tutti i campi.