Esteri
Hong Kong, sì alla risoluzione Lupi. Quartapelle: "Superata la non ingerenza"
INTERVISTA/ La deputata del Pd, tra i primi firmatari: "Bene l'unanimità, la politica estera va ricalibrata rispetto a quella del governo gialloverde"
Approvata all'unanimità la risoluzione di Maurizio Lupi su Hong Kong. La capogruppo Pd in Commissione Esteri alla Camera Lia Quartapelle, tra i primi firmatari, spiega in un'intervista ad Affaritaliani.it che la risoluzione impegna il governo "a chiedere con l'Unione europea l'avvio di un'indagine sull'uso della forza da parte della polizia dell'ex colonia britannica durante le proteste di questi mesi", ma anche a "sostenere l'iniziativa dell'Ue per chiedere il rilascio dei manifestanti" e "richiedere le ragioni del diniego all'espatrio di Joshua Wong", che la scorsa settimana ha partecipato in videoconferenza a un incontro in Senato che ha creato qualche tensione non solo tra Roma e Pechino ma anche tra le diverse forze politiche italiane, in particolare per le critiche rivolte alla linea di non ingerenza adottata dal Movimento Cinque Stelle.
Lia Quartapelle, quindi tutti d'accordo in Commissione Esteri?
Tutti d'accordo. Sono davvero felice che tutti abbiano votato a favore della risoluzione. Abbiamo fatto un importante servizio alla politica estera italiana, chiedendo che il nostro paese si svegli e faccia sentire la propria voce sulla crisi di Hong Kong. Non so quanti altri parlamenti europei abbiano approvato una risoluzione simile, si tratta di un segnale importante.
Superati quindi i dubbi del (e sul) M5s?
Ribadisco che c'è stata l'unanimità. Tutti, compreso il M5s, hanno riconosciuto che l'Italia rispetta il diritto di manifestare e di esprimere il proprio pensiero. Un rispetto che deve essere il punto qualificante della nostra azione in materia di politica estera. Non c'è interesse economico o pressione esterna che tengano quando si mettono in discussione principi fondamentali. E' importante che tutto il governo sia d'accordo su questo, attuando una politica più proattiva nei confronti della Cina e non solo.
All'ordine del giorno della Commissione Affari Esteri della Camera c'era anche un'altra risoluzione sui fatti di Hong Kong, più aggressiva verso Pechino rispetto a quella di Lupi, presentata da Andrea Delmastro di Fratelli d'Italia. La risoluzione di FdI è stata bocciata. |
Crede che dunque il governo seguirà questa linea maggiormente proattiva in politica estera dimenticando quella di non ingerenza?
Il governo ha espresso un parere favorevole sulla risoluzione. Io credo che la linea della non ingerenza sia usata come un paravento. Noi siamo rispettosi di quanto avviene in ogni paese del mondo, ma quando dei principi fondamentali vengono violati dobbiamo riservarci la facoltà di dire la nostra.
In realtà, però, anche gli stessi manifestanti si sono resi protagonisti di episodi violenti.
La risoluzione condanna l'uso della violenza da parte di tutti gli attori. Allo stesso tempo, però, non si può non rilevare o fare finta di niente sulla violenza delle autorità di Hong Kong nei confronti dei manifestanti e sull'aumento di arresti che rischiano di essere arbitrari.
In quale modo va impostato il rapporto con la Cina?
Il rapporto va calibrato sulla base dei nostri interessi nazionali. L'Italia è sempre stata un paese che ha spinto per posizioni multilaterali sullo scenario internazionale e quindi proseguiremo a dialogare con Pechino, che è un attore importante e va dunque coinvolto nella soluzione delle crisi globali, dal cambiamento climatico ad altri temi. Siamo anche una potenza esportatrice e quindi i nostri interessi economici vanno riconosciuti con reciprocità anche dalla Cina. L'approfondimento delle relazioni commerciali deve però andare avanti senza dimenticare la difesa dei diritti umani e dello stato di diritto. Credo poi che nel rapporto con la Cina dobbiamo coordinare maggiormente le nostre iniziative con l'Unione europea. Il governo precedente si è reso protagonista di un'iniziativa unilaterale con la firma del memorandum sulla Belt and Road che ci ha danneggiato nel rapporto con la Cina e in quello coi partner europei. Da oggi in poi l'Italia si deve muovere nei confronti della Cina in quanto paese europeo. Basta con l'unilateralismo che ci rende più deboli.
In che modo si può riuscire a tenere un'equidistanza tra Stati Uniti e Cina, per esempio sul 5G?
Noi dobbiamo interpretare l'interesse nazionale italiano e fare le cose perché dobbiamo farle per noi, non perché siamo strattonati dall'uno o dall'altro. Per quanto riguarda settori sensibili come le telecomunicazioni, la prima cosa da fare è proteggere il nostro sistema nazionale. Ricordo che il primo atto di questo governo, forse sottovalutato, è stato il decreto che prevede la possibilità di utilizzare il golden power sul 5G. Il governo precedente era strattonato da un lato dalla Cina e dall'altro lato dagli Stati Uniti, noi vogliamo tenere un atteggiamento molto diverso e più indipendente, cercando di proteggere gli asset strategici del nostro paese e promuovere il nostro interesse nazionale in un quadro europeo.
Crede che questo riassestamento della linea in politica estera possa condurre a reazioni negative da Washington o da Pechino?
Azioni di rappresaglia non convengono a nessuno. Lo diciamo a Trump quando mette i dazi, temi su cui la Cina dovrebbe essere particolarmente sensiible, lo diciamo anche a Pechino. Se si vogliono stabilire un rapporto di lungo periodo conviene a tutti che l'Italia agisca seguendo il proprio interesse nazionale. Noi eravamo contrari alla firma del MoU sulla Belt and Road perché ci ha esposto politicamente nei confronti di Pechino. Serve un cambio di rotta per tornare sul sentiero corretto, che non significa essere contro la Cina, ma semplicemente agire in un quadro multilaterale che abbia una dimensione europea, tenendo ferma la bussola sui nostri interessi e valori.
C'è chi sostiene che siamo all'inizio di una nuova guerra fredda nel quale tutti, compresi i paesi europei e l'Italia, saranno costretti a scegliere da che parte stare. Per lei è davvero così o è un'esagerazione?
Io credo che il futuro delle relazioni internazionali sarà determinato in modo profondo dalle elezioni americane del 2020. Se gli Stati Uniti si richiudono e stanno da soli, come accaduto negli ultimi anni, sono più deboli. E questo è un elemento che ha forti ripercussioni a livello globale. In ogni caso, indipendentemente da guerra fredda o guerra commerciale, serve un grande rafforzamento dell'iniziativa europea. L'Europa deve fare di più per essere un attore globale in grado di dialogare con le grandi potenze in modo indipendente. Non è semplice, ma dobbiamo insistere sull'iniziativa europea, non andare ognuno per conto proprio.
@LorenzoLamperti