Esteri
Morte della Regina Elisabetta: come si elabora un lutto collettivo
Non a caso si chiama "la Regina madre": è un po' come la madre di tutti i suoi sudditi, non solo dei suoi figli biologici
Morte Elisabetta: la scomparsa di un personaggio pubblico mette ognuno di noi di fronte ai propri lutti, alle proprie perdite e alle proprie paure personali
“La morte della Regina Elisabetta II ci pone di fronte alla necessità della elaborazione collettiva del lutto. Le figure che rappresentano istituzioni sono oggetto di proiezioni individuali, ognuno può vivere i propri lutti attraverso lo spostamento inconscio del proprio dolore su una figura nota, importante e carica di significati come la regina che due generazioni hanno vissuto con la sua presenza”. E’ quanto afferma la psicoanalista Adelia Lucattini, autrice di numerose pubblicazioni, e curatrice del recente volume “Psicoanalisti in lockdown. Efemeridi di menti a distanza” (Solfanelli) con Monica Horovitz.
“La scomparsa della Regina Elisabetta II”, spiega Adelia Lucattini, “stimola una riflessione sul funzionamento dell'inconscio collettivo, ovvero su reazioni, comportamenti, pensieri, emozioni con cui la collettività risponde ad eventi luttuosi che abbiano un particolare impatto mediatico, sia per il ruolo della persona scomparsa che per il numero delle persone coinvolte, in questo caso milioni di persone. Si sente spesso definire 'regina madre', simbolicamente la madre dei suoi sudditi, non solo dei suoi figli e di tutti coloro che le attribuiscono questo ruolo”.
Secondo la Lucattini un evento negativo, luttuoso, come perdita di un riferimento istituzionale investito affettivamente, così come un evento positivo la vittoria di uno sportivo a livello nazionale (Berrettini, Tamberi, Jacobs) o della nazionale di calcio (nazionale femminile italiana si qualificatasi per i mondiali) o sono "strumenti" che promuovono il consolidarsi dell’identità collettiva stringendosi intorno alla quale ci si sente parte di un tutto coeso, che idealmente tiene tra le sue braccia, che contiene e che in senso positivo sorregge e guida, stimola e incoraggia, conforta e aiuta a sopportare il dolore mentale.
Per Adelia Lucattini un evento come la scomparsa della Regina Elisabetta II “mette ognuno di noi di fronte ai propri lutti, alle proprie perdite e alle proprie paure in modo 'distanziato', com'è tipico di figure investite di un valore simbolico. Per chiarire meglio, quello che in psicoanalisi chiamiamo 'simbolizzazione' è quel processo mentale inconscio, per cui un oggetto o un'idea può rappresentarne un altro attraverso una parte, una qualità o un aspetto che i due hanno in comune, con il simbolo che porta i sentimenti emotivi conferiti all'oggetto o all'idea iniziale”.
La scomparsa della Regina rattrista perché “rappresenta anche qualcosa di noi, è importante utilizzare questo evento triste per elaborare sia individualmente che collettivamente i lutti che ancora non abbiamo potuto affrontare e che comunque hanno un'influenza nella nostra vita spesso inconscia, rendendola più difficile e più faticosa”.