Medicina

Coronavirus e disfunzione erettile i rischi possibili da approfondire

di Daniele Rosa

Le malattie neurologiche provocate dal Covid-19 colpiscono i corpi cavernosi e tra questi il pene.

Tutto ancora da verificare ma fra le tante problematiche legate al Coronavirus alcuni ricercatori ne stanno studiando alcune di cui non si è ancora mai parlato. E se ne è parlato poco forse perchè riguardano una sfera, quella sessuale, che al momento sembrerebbe abbastanza difesa dagli attacchi del virus. Un virus che, è ormai noto , colpisce duro i senior  e soprattutto gli ultrasenior.

Ovviamente per tradizione culturale e in parte anche fisica l’avanzare dell’età va in parallelo con un certo disinteresse verso il sesso in generale. L’amore nella terza età sembra più trasformarsi in un qualcosa di molto più affettivo piuttosto che puramente carnale. Anche perchè l’uomo che invecchia subisce molto spesso (uno su due sopra i 50) un duro colpo alla proprio mascolinità dovendo fare i conti con problemi di disfunzione erettile. In soccorso al problema, ci sono da anni molti farmaci di cui si parla sempre poco ma che ormai sono nel set da viaggio di tanti uomini che vogliono evitare il detto emiliano di felliniana memoria “Amarcord’” (mi ricordo).

In ogni caso qualche medico sta cominciando ad analizzare i problemi che il Covid-19 potrebbe lasciare in questa delicata sfera. E’ il caso di Dena Grayson, infettivologo americana, convinta che il Coronavirus stia lasciando conseguenze di cui non si è parlato tanto. Infatti le malattie neurologiche causate dal virus colpiscono i corpi cavernosi e, tra questi, il pene. Il decorso della malattia può lasciare mal di testa, vertigini, mialgia e anosmia come prime conseguenze. In aggiunta sono possibili anche encefalopatie, encefalite, ictus e persino convulsioni epilettiche. Non dimenticando poi la serie di malattie polmonari .

I problemi legati alla disfunzione erettile sono trattati dagli uomini con grande imbarazzo e molto spesso non vengono portati sinceramente sulla scrivania del medico in quanto molta parte di uomini ne è ossessionato. Ma quale è il rischio del non parlarne? Se non viene trattato rapidamente, la cosa diventa cronica. Che il Coronavirus possa in qualche modo influenzare la questione, preoccupa diversi sanitari.

Ma come interferirebbe il Covid-19 con i problemi d’impotenza? “ I motivi non sono ancora chiari-sostiene Javier Romero, primario dell’Ospedale 12 de Octubre-ma nascono da multicasualità”.

Alcuni medici sostengono che il Coronavirus, quando colpisce l’uomo, lo fa sull'endotelio, sui vasi sanguigni. Esiste una teoria secondo cui potrebbe influenzare direttamente i corpi cavernosi. Nel pene, organo vascolare, i vasi sanguigni sono più concentrati. Questo potrebbe tradursi in disfunzione erettile. A questo si aggiunga che molti pazienti COVID-19 hanno malattie polmonari. La polmonite virale altera l'ossigenazione del sangue, che può essere motivo di disfunzione erettile. Come se non bastasse, il danno neurologico, come quello causato dalla perdita del gusto, il virus provoca neuropatie che si verificano in caso di disfunzione. E, per finire, un’altra teoria, fortunatamente da approfondire, indicherebbe che il virus potrebbe colpire i testicoli.

Nelle multicasualità del problema l’andrologo sottolinea che a tutto questo bisogna aggiungere lo stress, il processo traumatico di passare attraverso una malattia mortale per tante persone. Una situazione che influisce anche sull'erezione. I consigli per superare il problema? Molti pazienti che soffrono di disfunzione erettile vengono trattati con la terapia, non con i farmaci. E’ importante consultare un medico non appena accade. Gli esperti insistono nel sottolineare che la maggior parte dei problemi di disfunzione erettile sono facilmente risolvibili se il paziente si reca rapidamente dal medico.

Ovviamente negli ospedali impegnati dai pazienti Covid, dove si ritardano a curare malattie più gravi come il cancro alla prostata o le malattie renali, il tema disfunzione erettile rimane sempre più nascosto.

E per questo rimane un disturbo di cui pochi parlano ma che colpisce tanti uomini tra i 17 e i 70 anni.