Medicina
Salute, vivremo in media 120 anni: la rigenerazione cellulare è possibile
La lunga vita che verrà: verso un mondo popolato da ultra-centenari arzilli e produttivi
Le innovazioni tecnologiche nel campo della medicina genetica ci fanno intravedere un futuro prossimo nel quale vivremo in media 120 anni o piu’, in salute. E’ forse ora di cominciare a chiedersi come sara’ il mondo popolato da ultra-centenari arzilli e produttivi’
L’eccellenza del giornalismo scientifico, Nature, pubblica questa settimana in prima pagina (“Turning Back Time” copertina del 3 dicembre) i risultati di uno studio sulla rigenerazione cellulare che si e’ verificata in topi di laboratorio affetti da condizioni simili al glaucoma e con il nervo ottico distrutto. I topi hanno riacquistato la vista, il nervo ottico e’ stato completamente rigenerato grazie ad una tecnica di riprogrammazione epigenetica frutto delle ricerche sulla longevita’ del dipartimento di genetica di Harvard.
Come immaginereste la vostra vita se sapeste di avere minimo 30 anni in piu’ a disposizione, anni produttivi, in ottima salute, pieni di energia? Se sapeste di non dovervi preoccupare di finire i vostri giorni piegati da malattie come l'Alzheimer, il diabete, il glaucoma, l'artrite e perfino il cancro? Se la menopausa potesse essere ritardata di almeno una decade e quindi la scelta di avere figli si potesse elaborare ben oltre la soglia dei 40 anni? Cambierebbero le vostre decisioni? Le vostre relazioni? Il modo di approcciare il lavoro, l'educazione, gli hobby? E gli investimenti, i risparmi? Cosa potreste realizzare con conoscenze e abilita’ acquisite in tanto tempo a disposizione e una mente lucida?
Non sono domande retoriche, ne’ fantascienza, bensi’ un futuro prossimo: i bambini nati oggi potrebbero beneficiarne, mentre gli adulti di adesso possono aspettarsi di vederne l’incipit. Alcuni ricercatori nel campo della longevita’ ne sono convinti. Tra tutti, spicca il Dott. David Sinclair, professore del Dipartimento di Genetica di Harvard, Co-Direttore del Paul F. Glenn Centro della Biologia dell’Invecchimanto, autore del libro “Longevita’-perche’ invecchiamo e perche’ non dobbiamo farlo” (Lifespan), pubblicato in Italia recentemente da Verduci, nonche’ co-autore dello studio pubblicato su Nature.
La teoria alla base delle ricerche di Sinclair e dei suoi colleghi e’ che le malattie legate all’eta’ non siano processi a se’ stanti, ma siano “sintomi” di un processo unico: l’invecchiamento. Tale processo sarebbe dovuto all’evoluzione dell’Homo Sapiens, il quale, dopo aver esaurito la sua funzione riproduttiva, consumando molte energie, va “spegnendosi” dopo aver garantito la continuita’ della specie. Se consideriamo l'invecchiamento come un processo degenerativo, questo costituirebbe una vera e propria malattia e quindi, se si riuscisse a trovare il modo di curarla, anche i sintomi sparirebbero.
In termini biologici l’invecchiamento sarebbe infatti dovuto a niente piu’ che una perdita di informazioni epigenetiche a livello del DNA cellulare, perdita che, secondo la teoria e secondo i primi studi in vivo, puo’ essere arrestata e anche invertita. In pratica le “istruzioni” che i geni seguono per funzionare correttamente si perdono e le cellule diventano a poco a poco senescenti, incapaci di riprodursi, ma le informazioni della gioventu’ cellulare rimangono intatte nel nucleo e possono essere ripescate con l'attivazione dei geni della longevita’ tramite le sirtuine, una famiglia di 7 proteine che regolano appunto la longevita’ a livello del DNA, e tramite l‘azione di cellule staminali pluripotenti.
Come si attiva la riprogrammazione epigenetica? Studi in vivo su vari organismi hanno gia’ dimostrato che vi sarebbero varie modalita’ accessibili (quasi) a tutti: il digiuno intermittente e la restrizione calorica avrebbero questo effetto, cosi’ come l'esercizio fisico, soprattutto quello con intervalli ad alta intensita’ (HIIT), od anche l'esposizione a temperature estreme come la sauna o le immersioni in acqua ghiacciata. La restrizione calorica nei topi e nei cani ha dimostrato un’estensione della vita del 30%. Si tratterebbe di stress “positivi” che, se fatti sotto controllo medico o con le dovute accortezze, attivano un meccanismo di difesa che contribuisce al risveglio dei geni della longevita’ proteggendoci dagli attacchi ossidativi e rallentando l’invecchiamento.
Certo suggerire ad un settantenne oggi di iniziare un regime ad alta intesita’ quando magari non ha mai fatto molto sport in vita sua o di effettuare un digiuno settimanale di 24 ore, puo’ essere piu’ dannoso che utile, ma la ricerca ovviamente non si ferma agli stili di vita che, pur se modificabili, sono accessibili soprattutto ai giovani in buona salute. Alcuni studi si concentrano anche su molecole che possono imitare i benefici dell'esercizio e del digiuno a livelli piu’ elevati attivando gli stessi meccanismi. Molecole gia’ esistenti sarebbero il Resveratrolo, un polifenolo che si trova anche nel vino rosso, di cui Sinclair e’ proponente accanito nonostante alcuni lo contraddicano, e l’NMN (Nicotinamide Mononucleotide), un precursore del NAD+, co-enzima che e’ la base dei processi metabolici delle cellule, attivatore diretto delle sirtuine.
Bisogna dire pero’ che, anche se l’NMN e’ gia’ in vendita come supplemento e Sinclair dichiara di prenderne un grammo al giorno da anni ( anche suo padre ottantenne parrebbe essersi sottoposto a questo protocollo affermando ottimi risultati), gli studi sugli umani non sono ancora terminati, non si conoscono ancora gli effetti a lungo termine di queste sostanze, ma si sa che sui topi hanno benefici con un’estensione della vita in salute di circa il 15%. Inoltre sono allo studio, in una dozzina di start-ups bio-scientifiche, molecole e tecnologie terapeutiche ancora piu’ avanzate. Le possibilita’ al vaglio degli scienziati sono numerose. Si parla di terapie rigenerative che avrebbero il potenziale di curare il glaucoma, le sindromi metaboliche, l'artrite, le malattie neurodegenerative e la cecita’.
Queste terapie non attaccano la sindrome in se’ ma curano all'origine del DNA il decadimento delle cellule compromesse, “invecchiate”, e si potranno estendere ad una vasta gamma di malattie lavorando in sinergia. L’articolo di Nature ci racconta come sia stato possibile ringiovanire e ristabilire i neuroni nella retina in topi ciechi rigenerando le cellule del nervo ottico totalmente compromesso. Se e’ possibile fare questo con la retina, con quali altre parti del corpo sara’ possibile, una volta che questi processi saranno sperimentati negli umani? Studi preclinici e talvolta clinici sono gia’ in corso, alcune di queste terapie potrebbero essere sul mercato entro la prossima decade. La Unity Biotechnologies, start-up californiana, e’ gia’ alla fase due di sperimentazione di un farmaco senolitico per curare l'artrite al ginocchio, rigenerando la cartilagine. Parliamo di un farmaco che potrebbe essere disponibile entro tre/cinque anni, come non sperare che presto infiltrazioni e operazioni chirurgiche al ginocchio saranno solo un ricordo?
Tralasciando le malattie per difetto genetico e mutazione, sulle quali comunque si stanno gia’ facendo molti progressi anche con la ormai famosa tecnica CRISPR (Nobel chimica 2020), se tutti attuassimo gli stili di vita menzionati o avessimo accesso alle terapie sperimentali, la lunghezza e la qualita’ della vita teoricamente aumenterebbero, si calcola, per ora, di circa 30 anni e quello che conta e’ che sarebbero anni in salute. Pare infatti che la durata della vita dipenda dal nostro “destino” genetico al massimo un 15%, il resto dipende da fattori ambientali e stile di vita. Certo trovare la cura definitiva per il cancro o un farmaco per l'Alzheimer sarebbero scoperte fondamentali, ma immaginiamo se il cancro e l'Alzheimer fossero davvero sintomi di una condizione generale, in un futuro non tanto lontano, curabile?
Secondo Sinclair, lo studio pubblicato su Nature si basa sulla teoria che un giorno, arrivati a circa 40 anni, potremo ricevere un’iniezione che contiene un vettore, un virus che porta all'interno del DNA cellulare delle informazioni, un “software”, che poi viene attivato da un farmaco preso per bocca ed entro poche settimane le cellule userebbero questo software per rigenerarsi ringiovanendo di una decina d’anni. Dorian Gray ci fa un baffo! Quante volte si potrebbe attivare questo processo? Possiamo rimanere ventenni per centinaia di anni? Ci troveremo in una sorta di Gattaca, dove solo chi puo’ permetterselo vivra’ quasi in eterno?
Oppure saranno terapie accessibili a tutti, e in tal caso, come funzionera’ un mondo sovrappopolato di gente che vive per secoli. E lo stato sociale, le pensioni? I fratelli e le sorelle potrebbero nascere a 50 anni di distanza tra loro? I dittatori potranno vivere in eterno? Forse non siamo pronti ad affrontare uno scenario simile, i pessimisti troverebbero infiniti problemi con questo futuro, gli ottimisti troverebbero soluzioni e avrebbero fiducia nella tecnologia, eppure Sinclair, che tratta questi argomenti nella seconda parte del suo libro non piu’ scientifica ma sociologica, e’ ottimista. Certo, trovare un governo che si ponga queste domande oggi con tutti i problemi del presente, sara’ difficile. Pero’ un governo che guarda ai prossimi 30 anni, alcune di queste domande dovrebbe iniziare a porsele, arrivare preparati a questo nuovo paradigma dell’esistenza che diventa sempre piu’ una possibilita’ concreta sarebbe imperativo, iniziare a pensare alla governance di societa’ dove l’eta’ media e’ di circa 120 anni, in salute, cambia lo scenario immensamente.
Tralasciamo il discorso sulla pandemia, che si spera sia temporanea: la media dell’eta’ pensionistica in Europa e’ 65 anni, in Italia 67 per la vecchiaia, eppure l'aspettativa di vita cresce, in Italia e’ arrivata a 82,8 in media, nel 2019 si calcola che l'aspettativa di vita a 65 anni si sia allungata di 5 mesi rispetto al 2013. Questi cambiamenti seppur importanti non ci dicono molto sulla qualita’ di vita di chi dopo 40 anni di lavoro raggiunge l’eta’ pensionabile ed ha ancora 20 anni di vita davanti. Pero’ sappiamo che molti anziani soffrono ad un certo punto enormi limitazioni nei movimenti, nella vista e a volte nelle capacita’ cognitive, disturbi e malattie croniche che pesano non poco sulla previdenza sociale e a volte sulle famiglie per molti anni grazie anche alle cure palliative.
L'Italia e’ uno dei paesi piu’ “vecchi” per struttura demografica, tra i primi al mondo per invecchiamento della popolazione, cio’ e’ risaputamente dovuto alla scarsa fecondita’ e alle poche nascite, il rapporto tra popolazione produttiva e popolazione passiva e’ cresciuto enormemente. Certo, la qualita’ della vita e’ anche migliorata in poco tempo, uno studio del 2018 dice che un anziano di 65 oggi ha lo stesso stato di salute di un quarantacinquenne di 30 anni fa, ma la vera sfida oggi e’ fare in modo che le ultime decadi di vita siano sane e non devastate dalla malattia e dalla invalidita’.
Forse e’ ora che anche i governi attuali inizino a considerare che, se una persona in età pensionistica oggi puo’ avere la stessa energia di un adulto tutto sommato giovane di 30 anni fa, bisognerebbe porsi delle domande sulla scelta dell’eta’ pensionistica e sulle politiche previdenziali. Secondo le teorie descritte, a volte molto discusse certo, ma sempre piu’ spesso dimostrate in laboratorio con enormi progressi, se l’eta’ media tra pochissime decadi si alzasse fino a 120 anni e si trattasse di una vita non solo lunga ma anche in forze, come Sinclair crede, cosa significherebbe tutto cio’ per l'economia e la societa’?
Certo se nell'arco di 10 anni, 15 milioni di persone che sarebbero potute scomparire a 80 anni, all'improvviso si trovassero con 30 anni in piu’ a disposizione, nella situazione attuale il sistema previdenziale non sarebbe in grado di sostenere un tale stravolgimento. Cosa succederebbe invece se queste persone potessero scegliere di essere produttive sopra i 65 anni, se potessero lavorare fino ai 90 a loro scelta, magari diventare imprenditori, tornare all’universita’, contribuire in vari modi, come mentori, professori, scrittori, reinventarsi con energie ancora fruibili e, soprattutto, pagare tasse? Cosa cambierebbe per l'economia, per un paese come l'Italia?
Alcuni si chiedono se non aumenterebbe allora la disoccupazione, se i giovani non pagherebbero le conseguenze. E’ ovvio che la gestione di questo progresso dovrebbe essere studiata ed attenta, si potrebbe invece aumentare la ricchezza con un fiorire di nuove attivita’ spesso basate anche sull’innovazione esponenziale che conoscenze individuali estese nel tempo favorirebbero.
Mentre proliferano le chiamate per rafforzare la rete del welfare specialmente con infermieri e badanti specializzati per le malattie croniche, il futuro bussa alla porta e ci chiede forse una nuova lungimiranza: a quando una discussione vera sulle potenzialita’ delle persone sopra i 65 anni? Sull’importanza della ricerca nel campo della longevita’, che, come abbiamo visto, non significa solo allungare gli anni di vita ma estendere la salute e la produttivita’ delle persone? Ad Harvard pensano che sia giunto il momento.
FONTI
https://www.nature.com/nature/volumes/588/issues/7836
https://www.nature.com/articles/d41586-020-03403-0
https://hms.harvard.edu/news/rewinding-clock
https://www.istat.it/it/files/2020/04/statisticatoday_ANZIANI.pdf
http://www.vita.it/it/article/2019/02/07/istat-sempre-meno-italiani-e-sempre-piu-vecchi/150609/
https://www.physiology.org/doi/abs/10.1152/japplphysiol.00174.2018
https://www.latimes.com/science/sciencenow/la-sci-sn-anti-aging-cocktail-20180710-story.html