Sanità italiana, luci e ombre. Cosa va e cosa no. Sanità, il rapporto Ocse
Ocse: luci e ombre sulla sanità italiana
Ocse, luci e ombre sulla sanità italiana: bene nei casi potenzialmente letali
Cresce l'aspettativa di vita in Europa ma i sistemi sanitari del continente, Italia compresa, dovrebbero dedicare più risorse alla prevenzione e razionalizzare la spesa farmaceutica. E' quanto emerge dalla relazione congiunta della Commissione europea e dell'OCSE "Health at a Glance: Europe 2016", presentata oggi a Bruxelles dal commissario europeo alla salute Vytenis Andriukaitis e dal Segretario generale dell'OCSE Angel Gurrìa. "Ogni anno nell'Ue molte persone muoiono a causa di malattie potenzialmente evitabili - ha spiegato Andriukaitis - che sono collegate a fattori di rischio quali tabagismo od obesità". Per Gurrìa "si deve fare di più per ridurre le diseguaglianze in termini di accesso all'assistenza sanitaria e destinare risorse verso settori che hanno il maggior impatto sui risultati in campo sanitario, inclusa la prevenzione".
Ocse, luci e ombre sulla sanità italiana: bene nei casi potenzialmente letali
Entrando nel dettaglio della situazione italiana, la fotografia scattata dall'Ocse non è certamente positiva. Gli investimenti sono scarsi e la povertà è in crescita: è indigente quasi 1 bambino su 5, e 1 lavoratore su 9. "Dopo sette anni, le disuguaglianze nel reddito siano rimaste storicamente alte" per la mancata distribuzione dei "frutti della ripresa" - spiegano nel rapporto. Dati alla mano il coefficiente Gini (lo standard che misura le disuguaglianze) è passato allo 0,313 della fase precedente la crisi, il 2007, a 0,325 nel 2014, anche se il picco è stato toccato nel 0,331 nel 2012, all'apice della crisi.
La spesa sanitaria italiana rappresenta il 9,1% del Pil italiano, meno della media dell’Unione europea di 9,9%, e significativamente inferiore rispetto alla Germania (11,1%), Svezia (11,1%) e Francia (11%). Più di tre quarti (76%) della spesa sanitaria in Italia sono finanziati pubblicamente, poco meno della media europea (79%).
Per quanto riguarda l’aspettativa di vita ormai supera gli 80 anni nella maggior parte dei Paesi Ue. La media italiana rimane la seconda più alta in Europa, dopo la Spagna. L’aspettativa di vita alla nascita ha raggiunto 83,2 anni nel 2014, maggiore di oltre due anni rispetto media europea (80,9 anni). Grazie anche, secondo l’Ocse, a una «buona qualità di assistenza sanitaria» soprattutto nei casi potenzialmente letali. La conferma, in questo senso, arriva dal tasso di mortalità a seguito di un ricovero ospedaliero per infarti e ictus che si è significativamente ridotto in Italia, ed è fra i più bassi in Ue nel 2013.