A Milano corre il figlio della Bignardi: tra i candidati renzianissimi
Ludovico Manzoni, figlio di Daria Bignardi, candidato a Milano per il Pd
di Paola Bacchiddu
Si sa, nelle liste che corrono alle amministrative c’è di tutto: ci sono i manager (mai come quest’anno), gli imprenditori, i dipendenti pubblici, i liberi professionisti, gli avvocati sempre in gran quantità e pure una buona dose di politici di professione. Poi ci sono i giovani, sempre difficilmente inquadrabili. Tra questi, Ludovico Manzoni, 19 anni. Chi è?
Ludovico Manzoni, figlio della conduttrice televisiva e ora direttore di Rai Tre Daria Bignardi si candida in zona 1, per il Partito Democratico. Ludovico ha 19 anni, è figlio di Daria e di Nicola Manzoni - insegnante di filosofia e figlio del famoso compositore Giacomo - con cui la conduttrice ha avuto una relazione prima di sposarsi col renzianissimo giornalista Luca Sofri.
La consacrazione per la politica avviene qualche anno prima della candidatura, dalle colonne della rubrica Italians di Beppe Severgnini, sul Corriere, che lo descrive come “pronto per la politica”, date le sue spiccate capacità dialettiche e d'argomentazione.
Nel suo volantino elettorale si presenta così: “Ho 19 anni, frequento il liceo scientifico, e voglio fare la mia parte per Milano. Mi candido al Consiglio di Municipio 1 per cercare di migliorare nel mio piccolo, questa bellissima città”.
Le sue proposte per la città sono “la manutenzione delle strade” per la Mobilità e i Trasporti, “la presenza di spazi verdi” per l'ambiente e, riguardo la partecipazione, la formulazione di soluzioni per combattere la disaffezione dei giovani per la politica: “Bisogna trovare nuovi strumenti e modalità per riuscire a comunicare e coinvolgere tutti”, scrive.
Qualche settimana fa, il giovane Manzoni era alla Fonderia Napoleonica, al lancio della campagna elettorale del consigliere uscente Filippo Barberis, insieme a un parterre di renzianissimi: i parlamentari Emanuele Fiano, Roberto Cociancich, Ivan Scalfarotto, l'eurodeputata Alessia Mosca e il senatore Pietro Ichino.
Personalissima anche la sua ricetta del “buon politico”, in tempi in cui la credibilità della classe in questione non è che brilli, in quanto a percezione pubblica: “Penso che la buona politica esista e si possa fare qui a Milano. Un buon politico, inteso come persona che si occupa del bene comune, deve essere capace di parlare con le persone, capire i problemi e i bisogni del territorio e trovare una risposta, tenendo conto delle esigenze di tutti”. Vedremo se, nel caso venga eletto, riuscirà ad applicarla.