IL BRACCIO DESTRO "Per me era come un fratello, un grande uomo, un grande amico, un grande professionista". Lo ha dichiarato l'avvocato Caterina Malavenda, braccio destro di Corso Bovio, il legale che questo pomeriggio si è sparato nel suo studio. "Era una persona serena, un bravo professionista", ha proseguito Malavenda, alla domanda se Bovio avesse dei problemi. |
Il pm di Milano, Massimiliano Carducci, ha disposto l'autopsia sul corpo dell'avvocato Corso Bovio che, lunedì, si è tolto la vita sparandosi un colpo di pistola nel suo studio milanese di via Podgora. L'esame autoptico si svolgerà mercoledì. Intanto, il magistrato sta svolgendo degli accertamenti per ricostruire l'ultimo periodo dell'esistenza del noto penalista al fine di comprendere i motivi del gesto estremo. Nell'ambito di questi accertamenti, Carducci ha sentito l'ultima moglie, Rita Percile.
Gli inquirenti hanno poi forzato la cassaforte dell'avvocato Corso Bovio, morto suicida lunedì nel suo studio di via Pogdora, alla ricerca di un testamento o di un biglietto che potesse spiegare i motivi del suo gesto. La cassaforte è stata fatta aprire da un fabbro nel corso di un sopralluogo del pm Massimiliano Carducci e del procuratore aggiunto Alberto Nobili. A quanto si apprende, la cassaforte era chiusa a chiave e con una combinazione che conosceva solo il penalista, e nascosta dietro un quadro. La chiusura della cassaforte e il fatto che le chiavi fossero a loro volta nascoste hanno suscitato delle perplessità negli inquirenti in merito al fatto che Bovio abbia preso da lì la 357 Magnum che poi ha usato per uccidersi. Ad ogni modo all'interno sono state trovate alcune armi, orologi e gioielli, ma nessuno scritto.
GIOVEDI' I FUNERALI
I funerali dell'avvocato Corso Bovio sono fissati per le 11 di giovedì prossimo alla basilica di Santa Maria della Passione di via Vincenzo Bellini 2. Tuttavia la data e l'orario potrebbero ancora essere modificati, perche' sul corpo del penalista deve ancora essere eseguita l'autopsia, prevista per domani. Le pompe funebri attendono dai famigliari una conferma per domani mattina.
I FATTI
Un colpo. Secco. Di una pistola 357 Magnum. E' morto così l'avvocato milanese Libero Corso Bovio, trovato in un lago di sangue nel suo studio milanese di via Podgora, a due passi da Palazzo di Giustizia. I suoi collaboratori avevano udito lo sparo, e si sono precipitati nel suo ufficio, poco dopo le 14. L'hanno trovato riverso. Il proiettile è stato esploso dall'arma la cui canna l'avvocato si era posto in bocca. La dinamica, abbastanza chiara, non fa luce però sul motivo della morte. La prima pista sulla quale stanno indagando gli inquirenti è quella del suicidio.
L'avvocato Corso Bovio aveva preparato una busta per la moglie, Rita Percile, e l'aveva consegnata a un collaboratore, prima di spararsi nel suo studio. All'interno, qualche oggetto personale e dei soldi, probabilmente prelevati dalla cassaforte nella quale c'era anche l'arma. Lo riferisce il presidente dell'Ordine degli avvocati di Milano, Paolo Giuggioli. Quindi secondo quanto riferiscono diversi inquirenti, però, questa busta
consegnata a un collaboratore per la moglie ha un contenuto privato, ma "non ha attinenza con il gesto e comunque non lo spiega". E quindi, si apre il giallo.
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LA MOGLIE - Aveva programmato le vacanze, al mare, telefonando "proprio ieri al marinaio e chiedendogli di preparare la barca per il 24 luglio", secondo quanto riferisce il capogruppo alla Camera di An Ignazio La Russa, titolare dello studio legale milanese in cui lavora anche Rita Percile, attuale moglie di Libero Corso Bovio. La Russa riferisce di aver "sentito pochi minuti fa Rita, che è ovviamente sconvolta. Non c'era alcun segno nel comportamento di Bovio che potesse fare pensare a un gesto del genere; solo quindici giorni fa mi aveva invitato a trascorrere qualche giorno in Liguria nella sua casa al mare, Rita è sconvolta e non si pensava nemmeno a una malattia che volesse nascondere". La Russa ha anche aggiunto di avere incaricato uno degli avvocati dello studio di andare a chiedere informazioni al Pm incaricato del caso su "alcune lettere che avrebbe lasciato Bovio, fra cui anche una alla moglie".
LA ZIA - "Conosco mio nipote abbastanza per capire che il motivo non si saprà mai". A dirlo la zia di Corso Bovio all'uscita dello studio ci via Podgora del noto penalista suicidatosi questo pomeriggio. "Non l'avrebbe mai fatto, non ci credo", dice Gianna, questo il nome della zia dell'avvocato, riferendosi alla tesi avanzata dagli inquirenti, secondo i quali si tratta appunto di un suicidio. "Da un discorso di questo inverno qualcosa l'avevo capito, e alla mia domanda su chi avrebbe potuto volergli male, lui mi aveva risposto: 'qualcuno c'è sempre zia'".
IL RICORDO - "Sono sconvolto, non ci posso credere era un uomo di grande spirito, non solo un avvocato di grande valore". Lo ha dichiarato il presidente della prima corte d'assise, Luigi Domenico Cerqua, presente in via Pogdora sotto lo studio in cui si e' ucciso l'avvocato Corso Bovio. "Passavo di qui per caso, ho visto la gente e pensavo a un incidente stradale - ha proseguito Cerqua -. Ho parlato con l'avvocato Bovio una quindicina di giorni fa, mi aveva mandato uno spunto simpaticissimo sui pesci e la tutela penale animali. Gli ho detto: 'Guarda scriverò un articolo e citerò la fonte'. Mi ha risposto: 'Sono contento'".
*BRPAGE*
L'ORDINE DEGLI AVVOCATI - "Pensare che si sia sparato mi pare una cosa di una assurdità straordinaria". Così il presidente dell'Ordine degli avvocati Paolo Giuggioli commenta la morte dell'avvocato Corso Bovio. "E' venuto da Prato con un assistente intorno alle due. Era tutto tranquillo. Ma ho saputo che aveva consegnato una lettera al collaboratore, dovrebbe chiamarsi Michele Facci, e dicendogli che poi gli avrebbe dato istruzioni per consegnarla più tardi. Poco dopo il collaboratore ha sentito lo sparo", ha ricostruito il presidente.
"Ora i Carabinieri hanno chiuso la porta dello studio, perchè stanno facendo i rilievi", prosegue Giuggioli, per poi ricordare: "Sabato doveva essere insieme a noi a Berna per un convegno, ma non è venuto dicendo che aveva altri impegni". Giuggioli sostiene che Corso Bovio "non aveva problemi di salute. Certo era stressato perchè lavorava tantissimo. Non solo nel penale". Interpellato in merito alla pistola che il legale ha utilizzato, il presidente allarga le mani: "Facci diceva che aveva una pistolina per il tiro a segno, così per scaricare la tensione". E poi tra le lacrime commenta: "Io dico che Corso Bovio era straordinario, un grande difensore anche degli avvocati. E' una persona per bene, un grande avvocato".
LA BIOGRAFIA
Libero Corso Bovio |