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Dj Fabo, il Governo si costituisce davanti alla consulta contro Cappato

Dj Fabo, il Governo si costituisce davanti alla consulta contro Cappato


Dj Fabo, il Governo italiano si è costituito davanti alla Corte costituzionale nel procedimento sollevato dalla Corte di Assise di Milano nell'ambito del processo a Marco Cappato per la morte di Fabiano Antoniani. Come riporta Repubblica, lo ha reso noto il vice presidente dell'associazione Luca Coscioni Filomena Gallo. Al termine del processo a Cappato dello scorso febbraio, i giudici avevano trasmesso gli atti alla consulta per valutare la legittimità costituzionale del reato di aiuto al suicidio contestato all'esponente dei Radicali, non esprimendosi nè per l'assoluzione nè per la condanna. L'associazione Luca Coscioni aveva raccolto 15mila firme, per un appello rimasto dunque inascoltato: la mossa del Governo va infatti nella direzione della difesa della legge contro l'aiuto al suicidio.

"Il Governo difendera' il divieto del codice penale risalente agli anni 30 che norma il reato di cui e' imputato Cappato". "Prendo atto della decisione del Governo Gentiloni di costituirsi in Corte costituzionale nel procedimento sollevato dalla Corte di Assise di Milano nell'ambito processo a Marco Cappato per la morte di Fabiano Antoniani - dichiara Filomena Gallo, coordinatore del collegio di difesa di cappato e segretario dell'Associazione Luca Coscioni - La scelta del Governo e', oltre che del tutto legittima, anche pienamente politica, visto che l'Esecutivo avrebbe potuto altrettanto legittimamente agire in senso opposto e raccogliere l'appello lanciato da giuristi come Paolo Veronesi, Emilio Dolcini, Nerina Boschiero, Ernesto Bettinelli e sottoscritto da 15.000 cittadini, che chiedevano al Governo italiano di non intervenire a difesa della costituzionalita' di quel reato, e dunque di non dare mandato all' Avvocatura di Stato di costituirsi in tale procedimento".

"Prendo anche atto - continua Gallo - della richiesta di costituzione in giudizio di una serie di organizzazioni e gruppi che sempre si sono distinti per aver avversato in ogni modo il riconoscimento del diritto alla liberta' e responsabilita' individuale fino alla fine della vita. Per quanto riguarda Marco Cappato, il suo collegio di difesa che coordino e l'Associazione Luca Coscioni, il nostro obiettivo non cambia: vogliamo far prevalere, contro la lettera del codice penale del 1930, i principi di liberta' e autodeterminazione riconosciuti dalla Costituzione italiana e dalla Convezione europea dei diritti umani, nella convinzione che Fabiano Antoniani avesse diritto a ottenere in Italia il tipo di assistenza che -a proprio rischio e pericolo- ha dovuto andare a cercare all'estero con l'aiuto di Marco Cappato".

"La decisione del Governo sul caso Cappato credo sia un grave passo indietro dell'Italia sul fronte dei diritti. Una persona che si trova nelle stesse condizioni di Dj Fabo ha diritto di chiedere di andarsene. Per questo l'articolo 580 del codice penale oggi e in questi determinati casi non ha piu' senso di esistere". Lo ha detto all'Agi Mina Welby, commentando la decisione del governo di costituirsi davanti alla Corte Costituzionale nel procedimento sollevato dalla Corte di Assise di Milano sulla costituzionalita' della legge (varata negli anni '30) che punisce l'aiuto al suicidio, al termine del processo a Marco Cappato per la morte di Fabiano Antoniani, noto come Dj Fabo.

Il Governo: "Non è intervento contro Cappato"

L'intervento del Governo nel giudizio davanti alla Corte Costituzionale non e' contro Marco Cappato, ma concerne la legittimita' della norma sull'istigazione al suicidio, su cui e' stato sollevato incidente di costituzionalita' nel processo relativo alla morte di Dj Fabo. Lo sottolineano fonti del ministero della Giustizia, che spiegano che la decisione di costituirsi in giudizio e' necessaria perche', secondo il Governo, e' possibile un'interpretazione della norma che sia rispettosa dei principi costituzionali, che il tribunale di Milano ha ritenuto messi in discussione. La norma, infatti, osservano le stesse fonti, sanziona l'agevolazione delle condotte strettamente esecutive dell'atto suicidario e non anche il comportamento di chi, nel rispetto delle volonta' del malato, gli fornisca le informazioni e la collaborazione nelle fasi antecedenti al compimento materiale del gesto: la Corte potrebbe percio' definire il giudizio con una cosiddetta sentenza interpretativa di rigetto, cioe' fornendo i criteri per una interpretazione costituzionalmente orientata della norma. La dichiarazione di incostituzionalita' secca della norma, invece, osservano dal ministero della Giustizia, potrebbe lasciare impunite condotte che nulla hanno a che fare con la tematica del rispetto delle volonta' dei malati terminali.

 

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