Milano

Dj Fabo, processo a Cappato al via: tra le prove un video delle Iene

Al via a Milano il processo a Marco Cappato, imputato per aver aiutato Dj Fabo a morire in una clinica svizzera

Dj Fabo, processo a Marco Cappato: tra le prove un video delle Iene

 

In un'aula gremita, anche di studenti, si e' aperto il processo a Marco Cappato per la morte di Dj Fabo coi giudici della prima corte d'assise di Milano che hanno ammesso, tra le prove, anche la visione del 'girato' dell'intervista al giovane rimasto cieco e tetraplegico dopo un incidente  trasmessa dal programma tv 'Le Iene'. "Chiedo che venga mostrato in aula il 'girato' dell'intervista a Dj Fabo contestualmente all'escussione del giornalista che l'ha realizzata - ha spiegato il pm Siciliano - non per la scenograficita' dell'udienza ma per spiegare le condizioni di Dj Fabo, come si vedono dalle immagini". L'esponente radicale e segretario dell'associazione 'Luca Coscioni' e' accusato di 'aiuto al suicidio' (articolo 580 del codice penale) per avere "rafforzato il proposito suicidiario" di Fabiano Antoniani trasportandolo presso la clinica svizzera 'Dignitas' il 25 febbraio 2017 dove, due giorni dopo, avvenne il suicidio. La Procura vuole mostrare in aula il 'girato' del servizio andato in onda nel programma televisivo perche' questo dimostrerebbe, come scritto nella richiesta di archiviazione dei pm poi respinta da un giudice, "che rinunciare alle cure per Antoniani avrebbe significato andare incontro a un percorso certamente destinato a concludersi con la morte, ma solo a seguito di un periodo di degradazione a una condizione ancora peggiore di quella in cui si trovava". E, proseguivano i pm Tiziana Siciliano e Sara Arduini, "l'ordinamento italiano, che ha come fine ultimo il perseguimento del pieno sviluppo  della persona umana non puo' consentire una cosi' grave lesione della dignita' di un individuo".

Dj Fabo, istruttoria chiusa il 13 dicembre


I giudici, presieduti da Ilio Mannucci Pacini, hanno ammesso tutte le prove richieste sia dalla Procura che dalla difesa. In particolare, hanno disposto l'acquisizione su sollecitazione dei pm di una copia del codice penale svizzero, delle brochure della clinica 'Dignitas', della documentazione dei servizi forniti nella struttura di Zurigo e delle fotografie ritraenti la cliniche, tutto materiale scaricabile da internet. Inoltre, 'entrano' nel processo, sempre su richiesta dei pm, anche i certificati medici del dottor Veneroni sulle dimissioni di Dj Fabo dall'unita' spinale dell'ospedale, dove era ricoverato dopo l'incidente stradale e sull'anamnesi del paziente con l'indicazione delle terapie che assumeva e la posologia relativa ai farmaci. Di "particolare rilevanza probatoria" e' stato definito dai pm il 'girato' dell'intervista andata in onda alle 'Iene' contestualmente all'escussione del giornalista Giulio Golia che la realizzo'. I legali di Cappato, gli avvocati Massimo Rossi e Francesco Di Paola, si sono associati alle richieste dei pm, chiedendo e ottenendo inoltre che vengano ascoltati come testi Luca Riccio, l'anestesista anche del 'caso' Welby, la madre e la fidanzata di Dj Fabo. L'ascolto di questi ultimi e' indicato anche nella lista della Procura che comprende anche il medico curante di Dj Fabo. Dopo la discussione sulle prove, e' stato stilato un calendario che prevede l'ascolto di tutti i testi nelle udienze fissate per il 4 e il 13 dicembre, quando dovrebbe essere chiusa l'istruttoria.

Il processo iniziato oggi a Milano che lo vede imputato per 'aiuto al suicidio' sara' per Marco Cappato "un'occasione pubblica per verificare per le persone che soffrono e per i malati terminali quali sono i diritti di scelta sull'interruzione delle sofferenze". "Spero che le attenzioni su questo processo, anche grazie alla volonta' di Dj Fabo - ha agggiunto l'esponente radicale - possano servire per parlare delle sofferenze dei malati terminali, qualunque sia l'esito". Alla domanda se continuera' ad aiutare chi vuole andare in Svizzera a morire anche nal caso di un'eventuale condanna, Cappato ha risposto: "vediamo cosa succede". Nel luglio scorso, il gip aveva disposto l'imputazione coatta di Cappato dopo non avere accolto la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura. Diversa, rispetto a quella dei pm, la 'lettura' data alla vicenda dal giudice secondo il quale Cappato "spinse" Dj Fabo al suicidio. In Italia,aveva argomentato il gip Luigi Gargiulo, non esiste il 'diritto a una morte dignitosa' che invece per i pm andrebbe riconosciuto di fronte a "vite percepite, da chi le vive, indegne, inumane e troppo dolorose per essere sopportate". I legali di Cappato non hanno escluso di proporre durante il processo l'eccezione di costituzionalita' sull'articolo del codice penale che prevede il reato di 'aiuto al suicidio'.

 In concomitanza con l'inizio del processo per la morte di Dj Fabo, l'Associazione radicale "Luca Coscioni" lancia la campagna sul web #ConCappato, "per quanti vorranno sostenere simbolicamente sui social o piu' concretamente con una donazione "la coraggiosa azione legale". "I giudici in Italia - dice Filomena Gallo, avvocato e Segretario dell'Associazione Luca Coscioni - sono costretti a sopperire all'immobilita' del legislatore intervenendo e confermando di volta in volta tutele costituzionali fondamentali in assenza di leggi specifiche sul tema del fine vita. L'incapacita' della politica ufficiale a legiferare su questi argomenti, - aggiunge - evidenzia sempre di piu' la crisi della nostra democrazia. Oggi il processo a Cappato rappresenta un altro momento fondamentale per tentare di affermare la prevalenza dei principi costituzionali sul codice penale risalente al periodo fascista". "L'articolo 32 della Costituzione - prosegue Filomena Gallo - stabilisce che 'la legge non puo' in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana'. Gli articoli 2, 13 e 32 della Costituzione mettono in risalto la sintesi di due diritti fondamentali della persona: quello all'autodeterminazione e quello alla salute. Le istituzioni, dunque, - conclude - hanno una ben chiara responsabilita' e non possono limitarsi ad un riconoscimento formale, ma devono rendere effettivi questi diritti proprio perche' definiti fondamentali, rimuovendo gli ostacoli che ne rendono difficile o addirittura impossibile l'attuazione".







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