Milano
Esclusivo/ La Milano leghista che sfida Sala. Salvini: "Non possiamo sbagliare
di Fabio Massa
Ride e scherza, Matteo Salvini. Carichissimo. Si diverte, alla serata organizzata dal commissario della Lega di Milano, Stefano Bolognini. Trecentocinquanta persone, trecentocinquanta posti volati via in poche ore al The Singer, proprio all'incrocio tra via Pirelli e via Vittor Pisani, a Milano. Bel posto, chic. Gente in giacca e cravatta. Tanti imprenditori. Come il patron delle sigarette elettroniche Giorgetti o il re dei carburatori Dall'Orto, entrambi al tavolo del Capitano. E' una festa, la serata. Salvini scherza, mangia. Ma lancia un messaggio chiaro. Affaritaliani.it Milano era presente: c'è un guanto di sfida. Prima di tutto al partito, e poi a Beppe Sala.
"Mica sarà possibile che abbiamo vinto il sindaco a Civitavecchia e non prendiamo il sindaco di Milano, eh?", si chiede il Matteo. Poco prima, il segretario di Milano Bolognini iniziava a delineare il percorso: "Qui c'è una voglia di politica nuova. Ci siamo divertiti, siamo in un locale alla moda. Ci sono i giovani, i tassisti, gli avvocati, i manager, gli agenti immobiliari, e tanti altri. Milano e la Lega sono questa cosa qui. E' un partito che vuole intercettare i bisogni e dare risposte. Milano è talmente avanti che è stanca. Talmente avanti che ha le buche in periferia, e che ha posti dove si ha paura la sera. Noi a Milano vogliamo vivere in maniera normale. Noi a Milano vogliamo vincere". Poi Alessandro Morelli, parlamentare e capogruppo della Lega a Palazzo Marino: "Questo è un appuntamento della grande famiglia della Lega. La stessa Lega che è il padre e la madre del prolungamento della metropolitana a Monza: noi abbiamo proposto l'emendamento da 900 milioni e la Regione ci mette il resto. Eppure Beppe Sala si vuole prendere i meriti". E ancora, Grimoldi, il segretario regionale: "A Milano c'è una violenza sulle donne ogni 3 giorni. Dobbiamo vincere a Milano per rimettere i milanesi al primo posto".
Infine, Salvini. Dopo il risotto, dopo il filetto. Prima del maxi-panettone di Peck da 10 chili. Sale, e comincia a sparar battute. Attira applausi a profusione. Infine, chiede qualche minuto di serietà: "Milano è grande a prescindere dai sindaci e a volte nonostante i sindaci. Abbiamo il dovere di lavorare il doppio. È seccante vincere in tutta Italia e non a Milano. Vinceremo a Roma. Vinceremo nel Lazio. Ma non possiamo vincere in tutta Italia e avere un sindaco di sinistra a Milano. Scommetto un cappuccino che il 26 vinciamo in Emilia Romagna. Ma è seccante avere un sindaco di sinistra a Milano. Il governo? Ci tocca andare al governo presto per applicare una autonomia che serve a tutta Italia. Per quanto riguarda Milano, è una città che ha bisogno di affetto. Non possiamo sbagliare. Abbiamo bisogno di una squadra giusta e di un programma giusto. Milano ha bisogno di cuore. Non è possibile avere il sindaco di Civitavecchia e non avere il sindaco di Milano". Poi, intona O mia bela Madunina. E impugna il coltello per tagliare il panettone: "Non l'abbiamo preso con i soldi della Fondazione Open, questo, l'abbiamo pagato noi". Il popolo in giacca e cravatta canta.
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