Milano

Europee, la posta in gioco nella sfida all'Internazionale dei nazionalisti

Europee, incontro con l'europarlamentare progressista Elly Schlein e il docente Alessandro Volpi promosso da Linfastruttura alla Zona K di Milano

Europee, la posta in gioco nella sfida all'Internazionale dei nazionalisti

"Servono partiti piu europei, che sappiamo condurre insieme battaglie contro l'Internazionale dei nazionalisti. Serve una stampa piu europea. E servono piazze più europee. Ce lo insegnano in questi anni la Black Protest delle donne polacche ed i Fridays for future sul cambiamento climatico di Greta e degli altri giovani": così Elly Schlein, europarlamentare uscente di Possibile, sintetizza le sfide che interpellano in primo luogo l'area progressista, italiana e non, alla vigilia delle Europee. L'occasione è l'incontro organizzato e promosso nel pomeriggio di sabato 11 maggio alla Zona K di Milano da Linfastruttura, nascente aggregazione civica e politica che si propone di divenire laboratorio per l'elaborazione di idee e spazio di collegamento e dialogo aperto a tutti i cittadini e le realtà che si riconoscono nei valori del campo politico progressista e di sinistra. Con Schlein, all'appuntamento dedicato ad "Europa e Conflitto - Europee, la posta in gioco", anche Alessandro Volpi, già sindaco di Massa e autore di "Perchè non possiamo fare a meno dell'Europa".

Tre le possibili declinazioni del tema, come suggerito da Davide Fracasso nell'introdurre l'incontro: il conflitto è quello tra la prospettiva di una "Non Europa" avanzata dai sovranisti e una nuova visione di Europa. Ma il conflitto può anche essere inteso come l'opportuna spinta al cambiamento nel perimetro della sinistra. Infine, solo evocato, lo spettro più sinistro di una precipitazione degli eventi che conduca ad un conflitto armato come l'Europa non ne conosce più da ormai settanta anni.

DSC 0051 christian morandi   Copia(foto: Christian Morandi)
 

Volpi: "Debito e mercati: l'Italia non può fare a meno dell'Europa"

Volpi, docente di Scienze politiche a Pisa, ha spiegato cosa intende quando afferma che l'Italia non può fare a meno dell'Europa: "Il nostro Paese ha un enorme debito pubblico - ha esordito -. Ridurlo sarebbe auspicabile, ma è complicatissimo". Impervie le strade della Spending review o di una profonda riforma fiscale. Insomma, "il debito è necessario. Ma come si può pensare di ricollocarlo se non dentro l'Europa?". Volpi ha ricordato come il 70 per cento del debito pubblico italiano si trovi tutti all'interno delle nostre banche, degli istituti, delle compagnie assicurative. Che tuttavia lo hanno acquisito solo grazie ai finanziamenti della Banca centrale europea e per mezzo dell'euro, "che rappresenta una delle economia più forti al mondo. Impensabile questa operazione con una moneta nazionale, con il ritorno alla lira prospettato dai sovranisti economici". I quali sembrano disposti ad attribuire alla moneta un valore più politico che economico. Progetto che, ha ricodato il docente, ha da noi un precedente, non di successo, ai tempi del fascismo. Ma c'è un secondo motivo, oltre alla questione del debito, per cui l'Italia ha bisogno dell'Europa. E sono gli scambi commerciali. "Ci teniamo in piedi grazie all'export, dove si pensa di riuscire ad andare introducendo misure protezioniste?". Ed anche su questo il fascismo, annota Volpi, qualcosa dovrebbe avere insegnato.

"Un'Europa sovranista non può esistere. Migrazioni? Inevitabili"

Il discorso è quindi scivolato sul grande tema delle politiche migratorie. "Una Europa sovranista non può esistere, non ha senso cercare di immaginarla come somma di diversi sovranismi locali che tra loro non hanno molto in comune. E che come unica soluzione condivisa alla tematica delle migrazioni hanno quella della difesa dei confini esterni". Strategia impraticabile e comunque destinata a fallire per Volpi, che ritiene illusorio anche il mantra dell' "aiutiamoli a casa loro". "Nel 2050 la popolazione in Africa sarà di due miliardi di persone. Si tratta di un fenomeno storico e strutturale che necessariamente porta a flussi migratori". Crescente desertificazione, inurbazioni completamente deregolamentate, tassi di natalità in crescita progressiva, "ed infinite altre ragioni, che portano a una conclusione: queste persone non possono essere aiutate lì". E allora le risposte possono essere le cannoniere nel Mediterraneo o gli hub-lager? "Misure che genererebbero ancora più conflittualità nei Paesi di origine e nelle zone di confine. E' un passaggio epocale e l'Europa deve fare l'Europa". Ovvero? Garantire che ogni cittadino possa andare dove desidera. "Alla base della nascita degli Stati nazionali nell'Ottocento c'è una idea: si è francesi perchè si vuole esserlo, non perchè si è nati lì. Ed è il medesimo principio alla base dei successi degli Stati Uniti nel Ventesimo secolo, con l'importazione dei migliori talenti dal resto del mondo. E' falsa del resto la narrazione che dall'Africa arrivino solo banditi. E poi, quante di queste persone vogliono restare realmente in Italia? Paese del quale peraltro già oggi sorreggono il sistema previdenziale, come sostiene l'Istat".

DSC 0042 christian morandi   Copia(foto: Christian Morandi)
 

La rappresentazione sostituisce la rappresentanza: l'ascesa dei sovranismi

Un'ultima riflessione di Volpi sul cambiamento dei meccanismi e del linguaggio della politica che molto ha a che fare con l'ascesa dei sovranismi: "Oggi non funziona più il principio della rappresentanza, sostituito da quello della rappresentazione". In sostanza, il cittadino ed elettore non si affiderebbe più a figure che condividano le sue idee ed i suoi valori ma ritenuti in possesso di riconosciute competenze da mettere in campo nell'esercizio del proprio mandato, bensì persone esattamente uguali a sè. Anche, e forse soprattutto, nei difetti e nelle debolezze. Tendenza che si innesta e si manifesta non casualmente in concomitanza con la centralità acquisita dai social network nella quotidianità e nella politica stessa. Se Trump twitta di CanadAir da usare per domare le fiamme di Notre-Dame, lo fa soprattutto nella consapevolezza - a prescindere dall'illogicità della proposta - che milioni di altre persone negli Stati Uniti hanno pensato la stessa cosa. E che quindi si sentiranno una volta di più rappresentate da lui. "Non si tratta di fare del luddismo contro la rete - conclude Volpi -, ma di prendere atto che questi processi non sono stati neutrali". Sino a rendere marginali se non irrilevanti o controproducenti istanze di ricerca della verità e narrazioni che cerchino di tenere conto delle complessità del reale.

Schlein: "L'Europa si salva mettendo al centro principi di solidarietà"

"Questa non è l'Europa del Manifesto di Ventotene. Quell'Europa doveva basarsi sul principio di solidarietà, ed oggi ne siamo quanto mai lontani". Così esordisce Schlein nel ripercorrere le tappe che hanno condotto agli attuali scenari di "profonda crisi politica dell'Europa". L'Unione resta una straordinaria intuizione, spiega l'europarlamentare, ma si è rivelata malriposta la speranza di fondarla sull'economia sperando che il resto venisse da sè. "Eppure oggi una vera integrazione servirebbe più di allora". Emblematica fotografia delle difficoltà e delle contraddizioni che frenano l'Unione è la battaglia che ha visto in prima linea proprio Schlein, per la riforma del regolamento di Dublino sui richiedenti asilo. "Non è in corso alcuna invasione - la premessa di Schlein -, si parla di flussi che determinano un aumento dello 0,25% della popolazione su territorio europeo. Un fenomeno gestibile se regolato attraverso una solidale ed equa condivisione delle responsabilità". Ed invece, a causa dei principi poggiati sulla logica del Paese di primo accesso, l'80% delle richieste grava su solo sei Paesi, creando inevitabilmente maggiori difficoltà specie a Spagna, Italia, Grecia. Da qui il tentativo di ribaltare lo stato delle cose introducendo un meccanismo di redistribuzione di quote di migranti tra tutti i Paesi membri e favorendo i ricongiunimenti familiari. Il risultato? I due terzi del Parlamento hanno votato sì alla riforma con una maggioranza trasversale. Ma il successivo passaggio in Consiglio ha di fatto bloccato tutto. Perchè? "Perchè al tavolo del Consiglio siedono i singoli Governi nazionali, ognuno dei quali guarda esclusivamente al proprio interesse specifico". Ad oggi, dunque, un'altra occasione persa come quella per la Costituzionalizzazione, naufragata nel 2007 per il no di Francia e Paesi Bassi. Analogamente, mentre persino le mafie hanno dimostrato di aver imparato a trarre vantaggio dalle opportunità di un unico grande mercato, anche su fronti come la fiscalità ogni Paese bada al proprio interesse a discapito di una vision condivisa.

"Questa eccessiva trazione intergovernativa a discapito di una dimensione comunitaria quale invece è quella del Parlamento si traduce nei fatti nell'imposizione della legge del più forte. Ma l'Europa si salva mettendo al centro i principi della solidarietà e della lotta alle diseguaglianze sociali. E' necessario democratizzare l'intero impianto e rafforzare il Parlamento, sfidando gli egoismi che dominano in Consiglio. Se la Le Pen dovesse salire al potere in Francia - ha argomentato in chiusura Schlein - crediamo che le tensioni sulle migrazioni con l'Italia diminuirebbero o piuttosto aumenterebbero?"







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