Milano
Expo, Sala indagato per turbativa. Le carte della Procura Generale
Inchiesta Expo, nuova accusa al sindaco di Milano Beppe Sala: turbativa d’asta per la fornitura di piante alla Piastra di Expo. Le carte della Procura
La Procura Generale di Milano ha notificato la chiusura delle indagini a Giuseppe Sala nell'ambito delle indagini sulla Piastra di Expo: ecco le carte in esclusiva
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Il sindaco di Milano Beppe Sala e' accusato di falso materiale e ideologico e turbativa d'asta in relazione alla gara dell'infrastruttura piu' importante di Expo, la Piastra. I dubbi, secondo quanto si apprende, sarebbero sulla fornitura delle piante per l’Esposizione universale 2015, costate alla ditta 1,6 milioni anziché i 4,3 milioni stanziati.
SALA HA "ADERITO A PRESSIONI DI POLITICI DELLA REGIONE LOMBARDIA" - Stando a quanto si legge nell'avviso di chiusura delle indagini, atto che di norma precede la richiesta di processo, Beppe Sala e' accusato di turbativa d'asta (articolo 353 comma 2) in concorso con l'ex dg di Infrastrutture Lombarde Antonio Rognoni e con l'ex responsabile dell'Ufficio gare della stessa societa', Pierpaolo Perez, per "avere turbato la gara cosiddetta della Piastra indetta da Expo 2015 spa con bando in data 20/12/2011 con base d'asta 272.100.000". A Sala e agli indagati per questa vicenda viene anche contestata l'"aggravante di essere per legge preposti alla gara suddetta".
Beppe Sala, Pierpaolo Perez e Antonio Rognoni avrebbero turbato la gara piu' importante di Expo, quella sulla Piastra, per avere "aderito anche su pressione di esponenti politici della Regione Lombardia, ente socio di Expo 2015, nella misura del 20% alle richieste dell'associazione Lombarda Florivivaisti effettuate con lettera del 16 novembre 2011 inviata al Presidente della Regione Lombardia e all'a.d. di Expo 2015 finalizzata all'affidamento della fornitura delle essenze arboree da utilizzare nel sito dell'Espozione Universale 2015 a una o piu' ditte aventi sede in Lombardia".
La nuova accusa per Sala, quella di turbativa d'asta, si riferisce a una una fornitura di 6mila alberi che sarebbe stata scorporata dall'appalto principale sulla Piastra dei Servizi in cui era inserita originariamente. Il contratto viene affidato nel luglio 2013, senza gara, alla Mantovani per un importo di 4,3 milioni, 716 euro a pianta. Nel novembre successivo la Mantovani stipula un contratto di subfornitura con un'impresa vivaistica per 1,6 milioni, 266 euro a pianta. Sala e' inoltre accusato di falso ideologico e falso materiale, per aver retrodatato due verbali per la sostituzione di due commissari di gara che avevano il compito di scegliere l'azienda vincitrice. La Mantovani spa si impose nell'agosto 2012 offrendo, con un ribasso del 42 per cento, soltanto 165,1 milioni: una cifra che "non era idonea neppure a coprire i costi", annotavano gli investigatori della Guardia di Finanza, segnalando anche "numerose anomalie e irregolarita' amministrative", sia nella "scelta del contraente", sia "nella fase esecutiva".
Secondo questa impostazione dell'accusa, le pressioni dei politici sarebbero avvenute per non escludere i vivaisti lombardi determinando lo 'scorporo' dell'appalto per la fornitura di alberi da quello per la Piastra. A quel punto, tolta la parte relativa al 'verde', si sarebbe dovuta rifare tutta la gara della Piastra consentendo in linea ipotetica ad altre imprese di partecipare, quelle escluse in un primo momento perche', per esempio, non erano in grado di occuparsi anche delle piante. I vivaisti non furono pero' in grado di far fronte a livello finanziario alla fornitura e alla fine Expo ricorse all'affidamento diretto alla Mantovani che cosi' si accapparro' sia la gara per la Piastra che quella per gli alberi. Cosi' il pg Felice Isnardi ricostruisce la vicenda: "Il 15 marzo 2012 viene individuato nella ditta Peverelli l'affidatario della fornitura (tanto che una prima bozza di gara era formulata con l'indicazione di requisiti tarati sulle caratteristiche della ditta in questione) da eseguire in associazione con un socio finanziario, ovvero uno sponsor, a sua volta individuato nella Sesto Immobiliare spa". Societa' che, secondo questa ricostruzione, in cambio, avrebbe avuto dalla Regione la Convenzione per la realizzazione della 'Citta' della Salute'. In questo contesto, a Sala viene addebitato di avere turbato le procedure con "mezzi fraudolenti" perche' "il 23 marzo 2012, senza un provvedimento formale, stralcia la fornitura delle essenze arboree dal bando per la Piastra, scaduto il 20 gennaio 2012".
"VERBALE RETRODATATO NELLA SUA ABITAZIONE" - Beppe Sala avrebbe falsato un verbale di Expo "nella sua abitazione". E' quanto emerge dall'avviso di chiusura delle indagini sulla Piastra di Expo notificato al sindaco con le accuse di turbativa d'asta in relazione a una fornitura di 6mila alberi al sito dell'Esposizione e di falso materiale e ideologico per avere retrodatato dei verbali. Secondo le indagini, Angelo Paris, titolare del procedimento sulla Piastra, avrebbe "fatto recapitare presso l'abitazione di Sala" il presunto atto falsamente datato "per la firma". Stando alla ricostruzione della Procura Generale, il 15 maggio 2012 viene formalizzata la nomina della commissione aggiudicatrice della gara per la Piastra, l'infrastruttura su cui poi sorgera' l'Esposizione. Tra i 5 commissari figurano anche l'ingegner Alessandro Moliaioni e il manager Antonio Acerbo, che poi verra' arrestato per altre vicende. Tre giorni dopo, la commissione si riunisce per la prima volta, si accorge delle due incompatibilita' e informa Sala che firma "l'annullamento del verbale di nomina della Commissione del 15 maggio e riporta la data falsa del 17 maggio". Stando a a quanto era emerso dagli accertamenti della Guardia di Finanza, il 30 maggio per 'salvare' l'appalto a cui era legato il destino di Expo si sarebbe deciso di preparare un nuovo atto di nomina retrodatandolo al 17 maggio. Per farlo, era necessario l'intervento dell'attuale sindaco che avrebbe cosi' sottoscritto l'annullamento del vecchio verbale redatto dai tecnici di Infrastrutture Lombarde motivando il provvedimento con l'esistenza di un "errore materiale consistente nella mancata nomina dei commissari supplenti e tacendo invece l'esistenza di una causa di invalidita' che avrebbe comportato l'annullamento della procedura di gara". Sempre l'allora Commissario avrebbe poi siglato il nuovo atto dove compaiono anche i due supplenti datandolo falsamente 17 maggio, anche se in realta' si era al 30 maggio. La nuova nomina sarebbe stata portata dunque a casa di Sala su iniziativa di Paris che poi venne arrestato per altre vicende.