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Milano
Forza Italia, De Chirico si dimette da vicecapogruppo: "Spesso in disaccordo"
Alessandro De Chirico

Forza Italia, De Chirico si dimette da vicecapogruppo: "Spesso in disaccordo con i colleghi"

Alessandro De Chirico si dimette da vicecapogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino. Le ragioni le spiega lui stesso con una nota: "Lo faccio perché non condivido molte posizioni e nei luoghi istituzionali non voglio mettere in difficoltà i miei colleghi che già votano contro le proposte del “forzista ribelle”. Come al mio emendamento “Due alberi ogni nuovo posto auto realizzato”, votato favorevolmente da tutti tranne dal capogruppo di FI De Pasquale e dal collega Amicone. Realizzare posti auto e piantumare alberi non sono concetti in contrapposizione, uno non esclude l’altro. Un conto è tutelare i milanesi contro Area B perché il Comune non dialoga con le categorie produttive, perché sono inesistenti gli ammortizzatori per i deboli, perché si vuole imporre un provvedimento ideologico che non salverà il mondo. I mezzi inquinanti non entreranno più a Milano, ma l’aria delle caldaie vetuste sì. Per questo è più corretto l’approccio della giunta Fontana che introdurrà divieti in tutta la Regione senza accelerare i tempi e consentendo a tutti di potersi preparare a un passaggio importante. Con i giusti incentivi per cambiare i mezzi inquinanti e non solo con salatissime multe. Essere contro Area B, per me, non significa non avere a cuore la tutela ambientale. Anzi, è un tema, questo, che deve necessariamente riguardare tutti perché la Terra è il nostro habitat e si sta velocemente ammalando".

"Su temi come libertà religiosa, diritti delle persone, migranti, cannabis terapeutica e altro - prosegue De Chirico - ancora dobbiamo dire la nostra. Ho presentato una mozione per rompere il monopolio di stato della coltivazione della cannabis terapeutica e miei colleghi di gruppo hanno votato contro (successivamente in Consiglio Regionale passò all’unanimità) tra i risolini di chi mi definiva “un tossico”. Su Rogoredo ho sempre sostenuto che il boschetto della droga non può essere raso al suolo con il napalm (come vorrebbe qualcuno) e che oltre ai presidi sociosanitari servono attività positive per far rinascere l’area. Mi accusano di essere filoislamico perché dico che la moschea a Milano, nel rispetto delle regole e della trasparenza, deve essere fatta. Io sono un liberale e rivendico con forza le mie posizioni. Lo ripeto a ogni incontro di partito. I tempi sono cambiati e il nostro elettorato vuole alternative a posizioni nette e inconfutabili. Il mondo non è in bianco o in nero. Il mondo è a colori! Voglio tranquillizzare il mio partito: il mio impegno sarà quello di sempre, come la lealtà nei confronti del presidente Berlusconi perché è anche grazie a lui se mi trovo qui. Tranquillizzo i miei elettori che mi hanno ribadito la loro fiducia nell’azione politica che sto portando avanti e per cui continuerò a battagliare in Consiglio comunale e sul territorio milanese. Infine, tranquillizzo anche il sindaco e la sua giunta a cui continuerò a fare un’attenta opposizione, senza sconti".

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