Milano
Il mistero dell’avvocato dello Ior: Caloia e la nomina di fiducia. Inside
L'economista lombardo Angelo Caloia rinviato a giudizio in Vaticano per presunte malversazioni risalenti al suo periodo alla presidenza dello Ior
Di Domenico Cameccia
Dopo quattro anni passati nel limbo, si torna a parlare di Angelo Caloia, l’economista lombardo ex presidente dell’Istituto per le Opere di Religione. Dopo quasi 20 anni alla guida di quella che viene chiamata Banca vaticana, nel dicembre 2014, dopo un pensionamento sotto Benedetto XVI e la successione di Ettore Gotti Tedeschi alla guida dell’Istituto, era stato anche cacciato dalla guida della Veneranda Fabbrica del Duomo, l’istituzione che a Milano si occupa della manutenzione e delle visite guidate al Duomo.
Per quasi quattro anni, malgrado la cacciata con tanto di clamore mediatico, il silenzio era sceso sulla sorte di Caloia, ma adesso la giustizia vaticana sembrerebbe aver trovato uno sprint improvviso per accusarlo di una serie di malversazioni, puntualmente riferite da Vatican Insider: peculato ed autoriciclaggio. Al punto che Caloia dovrà comparire in aula in Vaticano il 9 maggio. Ma non solo: il comunicato ufficiale dello Ior dice che Caloia sarebbe stato rinviato a giudizio insieme all’avvocato Gabriele Liuzzo, definendo Liuzzo il legale di fiducia di Caloia. Peccato che le cose non stiano così.
Come Affaritaliani.it Milano può riferire, tra Caloia e Liuzzo non ci sono mai stati, nel corso della permanenza dell’economista lombardo allo Ior, contatti occasionali. Così occasionali che non c’è alcun rapporto fiduciario registrato tra le carte dello Ior, né sembra esistano testimonianze dirette. Nessuna traccia di questo “speciale rapporto” nemmeno nelle oltre 900 pagine delle carte dell’ufficio del promotore di giustizia Giampiero Milano, criticato da Moneyval nel rapporto pubblicato a fine 2017 per le lentezze del suo ufficio.
E ancora: anche se non c’è alcuna delega conferita a titolo personale da Caloia a Liuzzo, esiste un mandato sottoscritto da Caloia a nome dell’intero Consiglio di Sovrintendenza, organismo all’epoca composto da Angelo Caloia, presidente; Virgil C. Dechant, americano, dei Cavalieri di Colombo, vicepresidente (i Cavalieri sono ricchissimi e allora erano potente espressione del mondo conservatore americano, contributore di rilievo insieme a quello tedesco della Santa Sede); Theodor E. Pietzcker, tedesco, della Deutsche Bank; José Angel Sánchez Aslain, spagnolo, del Banco Bilbao-Vizcaya (che vuol dire Opus Dei); Robert Studer, svizzero, dell'Union de Banques Suisse.
Come mai in assenza di qualunque rapporto personale passato Caloia a nome del board Ior e solo in quel frangente ha scelto di nominare Liuzzo? Su indicazione di chi? Ma soprattutto come mai questo dettaglio della vicenda che Affaritaliani.it riferisce viene messo in ombra dallo Ior che parla di rapporto fiduciario personale quando invece si tratta di un incarico collettivo, ufficiale, istituzionale ed ampiamente condiviso dall’Istituto stesso? Dubbio. A proposito: quanto tempo ci vorrà adesso perché il tribunale vaticano si esprima sull’economista lombardo? Secondo dubbio.