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Milano
Maroni? Vincerebbe le Regionali. Il sondaggio riservato su Affari

di Fabio Massa

Sì, certo, Maroni è in difficoltà. Eppure, stando a un sondaggio riservato che circola negli ambienti di centrosinistra, su un campione di circa 2000 intervistati, vincerebbe ancora se si votasse oggi per le regionali. Stando ai dati visionati da Affaritaliani.it, il governatore, che ben presto dovrà affrontare una fase durissima del proprio mandato (processo et similia), vede un crollo verticale della fiducia nel proprio operato, dal 54 per cento del 2015 al 46 per cento del 2016. Con una sorpresa: Maroni piace percentualmente più agli elettori di Forza Italia che a quelli della Lega Nord. Tuttavia, malgrado le difficoltà, la compagine è in testa, e in molti vedono una rinascita della destra proprio a partire dai piccoli comuni in attesa, come ha spiegato recentemente Affaritaliani.it, di una tornata di amministrative nel 2017 che potrebbe sancire la definitiva inversione di tendenza.

Dunque, ecco i dati partito per partito. Forza Italia è stabile rispetto al 2015, a dispetto di chi la voleva morta: da 12,1 al 12,2 del 2016. La Lega Nord cede qualche punto, dal 24% al 21,6 per cento, comunque su percentuali molto alte rispetto al livello nazionale. Fratelli D’Italia perde il 30 per cento del proprio risicato elettorato, dal 3,5 per cento al 2,1 per cento. Il totale per l’area di destra è del 35,9 per cento contro il 39,4 per cento del 2015. Nell’area di centro NCD, ora Lombardia Popolare, scende dal 3,4 del 2015 al 1,7 del 2016, con un residuo dello 0,8 di centristi in ordine sparso, con una forza “d’area” del 2,5%. Poi c’è la forza che guadagna di più: il Movimento 5 Stelle. In Lombardia, il M5S è molto forte, a dispetto di risultati su Milano, causa anche una prima candidatura sbagliata e mille problemi organizzativi, decisamente sotto le medie. Rispetto al 2015 cresce di oltre 3 punti, dal 21,2 per cento al 24,5 per cento. Infine, il centrosinistra, con il Partito Democratico leggermente in ascesa, ma stabile dal 29,5 per cento al 29,8 per cento. In discesa la discioglienda Sel dal 4% al 3,6 per cento. Altri di centrosinistra passano dall’1,5 al 2 per cento con un totale praticamente invariato del 35,6 per cento contro il 35,5 per cento del 2015. Le conclusioni? Secondo il centrosinistra, se si votasse oggi vincerebbe ancora il centrodestra, quindi la lunghissima traversata nel deserto non pare essere finita. Considerando che l’elettorato del M5S è composto da una parte fissa dei fedelissimi, ex elettori di sinistra delusi, e da una parte mobile di ex elettori di centrodestra che potrebbero rientrare nell’alveo in caso di proposta credibile a livello di governatore, chi ha elaborato lo studio parla di una vittoria di Maroni&Co per 4-5 punti percentuali. Certo, senza mettere i nomi  è una statistica ovviamente azzardata. Ma prima del 4 dicembre nessuno si arrischierebbe mai (Maurizio Martina, potente ministro dell’agricoltura in primis) a mettere la testa su una situazione politica che potrebbe tranquillamente trasformarsi in un ceppo.

@FabioAMassa
fabio.massa@affaritaliani.it

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