Milano, 14 mila famiglie sotto sfratto: la ricetta di Rabaiotti
La patata bollente è da pochi giorni in mano a Gabriele Rabaiotti, neo assessore della giunta di Beppe Sala
Il tema casa è scottante: 14mila famiglie sotto sfratto, 20mila in attesa di una casa popolare, 10mila alloggi pubblici sfitti e centinaia di occupazioni abusive. La patata bollente è da pochi giorni in mano a Gabriele Rabaiotti, neo assessore della giunta di Beppe Sala. Architetto, docente e ricercatore al Politecnico, presidente uscente del Consiglio di zona 6, nel suo curriculum vanta anche il fatto di essere uno degli artefici del Villaggio Barona, esperienza riuscita di housing sociale nata nel 2003 su una grande area industriale di 40mila metri quadrati alla periferia sud ovest di Milano. "Dobbiamo rimettere in moto un mercato immobiliare che è da troppo tempo immobile", afferma.
"Dobbiamo trovare risorse per ristrutturare gli alloggi inagibili, che potrebbero arrivare dalla cessione di quote delle società partecipate -aggiunge-. Inoltre punteremo alle assegnazioni in stato di fatto: ossia l'inquilino entra nella casa popolare, fa i lavori di ristrutturazione necessari che gli vengono poi scomputati dal canone d'affitto. Dobbiamo verificare come e in che termini si possa fare, ma è un nostro obiettivo". L'assessore Rabaiotti, che ha anche la delega ai lavori pubblici, vuole inoltre rivedere il meccanismo di assegnazione delle case popolari. "C'è troppa attesa tra il momento in cui la domanda viene accettata e quello in cui effettivamente la famiglia entra nell'appartamento -spiega-. Dobbiamo fare uno studio approfondito per capire dove sta il problema". Nuovi alloggi potranno arrivare poi attraverso progetti di housing sociale.
"Con l'assessore Maran (urbanistica, ndr) vedremo di trovare un meccanismo per premiare interventi misti pubblico e privato di sviluppo immobiliare o di riqualificazione delle aree dismesse, in cui l'aspetto centrale sono gli alloggi a canone calmierato. A Milano non servono solo appartamenti a canone sociale, ma anche a canoni intermedi inferiori a quelli di mercato. Circa il 20% degli inquilini delle case popolari non hanno più diritto di restarci perché hanno un reddito superiore al massimo previsto. Si tratta di famiglie che non sono in grado però di sostenere un affitto a prezzi di mercato e quindi c'è bisogno di alloggi che si collocano in una fascia intermedia. Dobbiamo affrontare questo problema, perché altrimenti si continua a perpetrare un abuso, in quanto si lascia un alloggio popolare a chi non ne ha diritto e lo si nega a chi ne ha bisogno".
Nei quartieri di case popolari sono stati investiti milioni di euro negli ultimi 20 anni, soprattutto attraverso i cosiddetti "Contratti di quartieri" che avevano come obiettivo la ristrutturazione degli edifici e l'avvio di progetti e servizi di tipo sociale. In alcuni quartieri, come lo Stadera o San Siro, ci sono ancora palazzi vuoti, con lavori lasciati a metà. Con un rimpallo di responsabilità tra Comune, Regione e Aler. "Per evitare che queste cose si ripetano dovremo rafforzare il ruolo di regia politica del Comune -sostiene Rabaiotti-. Inoltre dovremo inaugurare una nuova stagione nei rapporti con l'Aler e la Regione Lombardia. Non ha senso avere un atteggiamento rivendicativo e di contrapposizione. Penso che siano maturi i tempi per metterci intorno al tavolo per avviare una stagione di collaborazione e porci insieme alcuni obiettivi minimi. Altrimenti rischiamo di fare del male a questi quartieri che sono un bene prezioso" (da redattoresociale.it).