Milano
Pd, la domenica dei lunghi coltelli. Tutti con (o contro) Renzi
Elezioni, Lombardia: il 14 gennaio potrebbe essere il giorno della verità per il Pd
di Ma.TS.
Più che il lancio della campagna elettorale in Lombardia potrebbe essere la domenica dei lunghi coltelli. Più che rilevare quanto detto sarà interessante intercettare il non detto. Tra i protagonisti del parterre di domenica al teatro Franco Parenti ci sono stati attriti e incomprensioni, e il 14 gennaio potrebbe essere il giorno della verità: Matteo Renzi, Carlo Calenda, Beppe Sala, Giorgio Gori arrivano a Milano per uno degli incontri elettorali sotto la Madonnina.
RENZI/CALENDA - Prima coppia che scoppia: Matteo Renzi - Carlo Calenda. E’ appena di qualche giorno fa l’intervista del ministro dello Sviluppo Economico a Repubblica, in cui bollava l’uscita del segretario Pd sull’abolizione del canone Rai come una “promessa stravagante”. La battaglia si fa, come ormai usa, su Twitter, con Calenda che ricorda al segretario quanto “sarebbe stato utile definire insieme il come e perché di un cambiamento di linea sul canone PRIMA di trasferirlo ai giornali”. Secondo il numero uno del Mise questa “inversione a U” danneggia “la credibilità dei governi e del Pd”. E ancora contro i renziani: “Da loro squallidi attacchi contro di me, lo fanno ogni volta che devio dalla linea ufficiale”. Il segretario risponde per interposta persona, con Michele Anzaldi e Antonello Giacomelli che ricordano al ministro le sue “contraddizioni”.
RENZI/GORI - Matteo Renzi - Giorgio Gori. Ai tempi della grande scalata al partito, quella della campagna primarie contro Bersani, non c’era evento in cui Giorgio Gori non fosse al lato del palco, in un angolo, col suo viso tranquillo a sostenere il giovane candidato segretario. Poi qualcosa si è rotto. Renzi diventa premier e Gori non c’è mai. Per dimostrare che il suo posto è ormai in politica e col Pd, si candida a Bergamo. E vince. Ora è la volta delle elezioni regionali: l’endorsement di Renzi è arrivato su Twitter, ma i due non sono ancora stati visti insieme, davvero affiatati come un tempo, in una occasione pubblica. Quella di domenica potrebbe essere la prova del nove, non tanto sul sostegno del partito unito al candidato alla Regione, quanto sulla resa effettiva dei rapporti tra i due.
RENZI/SALA - Matteo Renzi - Beppe Sala. La storia si ripete (simile) con il sindaco di Milano. Fu Renzi a sceglierlo dopo la sua prova da commissario Expo e dopo il gran rifiuto di Giuliano Pisapia. Il manager che piaceva ai renziani della città e in generale ai milanesi del centro: concreto, pratico, serio. Anche in questo caso il segretario dei democratici, impegnato nelle vicende romane, è apparso sempre più lontano dalla capitale economica. E dall’altra parte i messaggi del sindaco Sala a Roma hanno preso una china sempre più vicina alla recriminazione. O meglio, all’esigenza che alla città venisse riconosciuto un ruolo “nella sua unicità”, in modo da far arrivare più risorse, visto il suo ruolo produttivo. Di Pd il primo cittadino parla poco anche perché in tasca non ha nessuna tessera (e non manca di ricordarlo), ma a volte non può fare a meno di commentare: “Ogni giorno si aprono i giornali e noi - (il centrosinistra, ndr) - siamo sempre in prima pagina, e questo non va bene”, dice poco prima della pausa natalizia. “Bisogna darsi da fare, e lo dice uno che non ha tessere, perché il Pd è un partito importante e deve cercare di uscire, se non al massimo delle ambizioni, al meglio possibile dalle politiche”, aggiunge. E poi, lamenta quasi la sua preoccupazione (a chi se non al segretario?): “Abbiamo dei sondaggi che sono pubblici” che dicono che “non siamo certamente vicini alle nostre ambizioni”. Quindi incita: “Diamoci tutti da fare perché non c’è solo la vittoria ma anche come si esce, soprattutto in una situazione in cui si potrebbe verificare una difficile governabilità”.
Letta così a questo punto va corretta la premessa. Più che un tutti contro tutti, quella di domenica potrebbe risultare la volta del Renzi contro tutti, o della resa dei conti dei tre nei confronti del segretario. Però, c’è anche un’altra possibilità: se la scommessa dei vertici metropolitani - che hanno organizzato tutto consapevolmente - dovesse riuscire, il 14 gennaio, lancio della campagna elettorale nazionale e regionale a Milano, potrebbe anche essere la data storica della ritrovata unità. Non c’è dubbio che il teatro registrerà il tutto esaurito: gli appassionati di politica non possono mancare. Per chi ha avuto la fortuna di trovare un posto, una raccomandazione: penna, taccuino e pop corn.