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Milano
Pd, malumori sopiti (per ora). Segreteria con veleni sospesi

di Fabio Massa

Per adesso il malumore è sopito. Ma c’è. Perché il Partito Democratico è così. Sempre ribollente di umori, rabbie, recriminazioni, ragionamenti politici a volte assolutamente logici altre volte no. E questa prima tornata elettorale non è esente da valutazioni. Secondo quanto può riferire Affaritaliani.it, il primo appuntamento è stasera, alla segreteria metropolitana. I dirigenti dem dovranno essere molto operativi, nell’intenzione del segretario Pietro Bussolati. Perché c’è da ripartire da un risultato che non è certo lusinghiero. Ma c’è anche da dire che qualche valutazione politica sarà avanzata. Niente guerre o strappi, niente j’accuse espliciti. Almeno fino al ballottaggio non ci saranno rotture evidenti, solo tanto mal di pancia. Poi, in caso di vittoria tutto verrà sopito, e invece in caso di sconfitta il bagaglio di mugugni che si sta accumulando verrà fuori tutto insieme, come un vaso di Pandora pronto ad essere aperto.

Il contesto, di per sè, è abbastanza esplosivo. Sinistra Dem è assolutamente contenta per la valanga di preferenze di Pierfrancesco Majorino, che azzecca la mossa mediatica e politica di candidarsi alle primarie, e che vuole porsi come ponte verso Basilio Rizzo e Marco Cappato. Ma anche per le preferenze inaspettate a Filippo Del Corno, che già, nei suoi sogni, accarezza l’idea di poter tornare a fare l’assessore se Sala dovesse vincere. Anche perché in caso contrario Anita Pirovano, segretaria di Sel, non riuscirebbe neppure ad avere una rappresentanza in consiglio comunale. Altra valutazione di contesta la linea del segretario è quella legata alle zone. Non è andata bene, ed è evidente. In alcune zone la scelta è stata precisamente del segretario, come in zona 4, o in zona 7, anche se più condivisa. Perdere le zone vuol dire aver perso una scommessa, e ora va pagato dazio. Anzi, più che ora, dopo. Tra 15 giorni.

La linea di difesa di Pietro Bussolati invece si articola su più punti. Le zone? Si vince e si perde, ma tutti. La zona 9, infatti, era destinata a Stefano Indovino, esponente di Sinistra Dem. In zona 7 c’era la condivisione di tutti. E ancora: la riforma con l’elezione con il 40 per cento dei voti era frutto di una mediazione condivisa con il gruppo consiliare e portata avanti dal capogruppo, quando l’organismo dirigente avrebbe preferito il 50 per cento. Ad oggi, ci sarebbe stato ballottaggio praticamente ovunque e dunque partita aperta. C’è poi il contesto generale, con il Pd che secondo Bussolati ha guadagnato quasi due punti. Infine, la strategia per recuperare voti. Niente strani capitomboli, linea morbida, bassa. Understatement. Certo, gli altri due su cui si appunta gran parte delle pulsioni dem sono gli strateghi Pogliani e Arditti. E l’accusa al segretario è quella di non incidere abbastanza sulle scelte di Sala, apparso poco tonico in conferenza stampa e sicuramente non con le giuste parole d’ordine. E a Roma? Come sono gli umori? Sala ha parlato con Renzi, e ci ha parlato anche Bussolati. Da Roma arriva l’appello alla calma e a lavorare sul territorio. Ma la linea di interventismo renziano non cambia. Nel senso che mai come ora il premier sembra lontano dalla Capitale del Nord. Una scelta che potrebbe pagare a caro prezzo.

@FabioAMassa
fabio.massa@affaritaliani.it

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