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Romano (Pd): “In Europa per le donne, le bambine e le ragazze"
Monica Romano

Romano (Pd): “In Europa per le donne, le bambine e le ragazze"

“Le destre strizzano l’occhio a chi ha una visione del tutto antieuropeistica. C’è un grande rischio legato a questa partita elettorale. L’Europa rappresenta per questo motivo un faro importante”. Monica Romano, consigliera comunale a Palazzo Marino, è candidata per il Pd nella circoscrizione Nord-Ovest, nella lista guidata da Cecilia Strada. Dalla specializzazione in diversity management alla militanza per i diritti sociali fino al lavoro nella Direzione Nazionale del Pd, diversi sono i temi che Romano vorrebbe portare in Europa. L’intervista ad Affaritaliani.it Milano.

Quando ha deciso di correre per le Europee?

Sono stata contattata dalla segretaria Elly Schlein circa una decina di giorni fa. Mi ha colto di sorpresa. Mi ha riempito di orgoglio ricevere questa proposta direttamente da lei. Ho accettato per svolgere un ruolo di servizio per il partito e mettere tutte le mie risorse per sostenere la lista. A Milano sono stata una sostenitrice molto attiva dell’elezione di Schlein nella segreteria del Pd nel 2023 perché desideravo una leader anche femminista. Il fatto che da lei sia arrivata questa richiesta è per me importante, indica un cambiamento. Credo che, se Schlein non fosse stata segretaria, io non sarei mai stata candidata alle europee. Ho ottime ragioni per pensarlo.

Secondo lei anche la candidatura di Alessandro Zan sia per il Nord-Ovest che per il Nord-Est rientra nel nuovo corso del Pd?

Credo di sì. Questa nuova segreteria sta portando avanti un lavoro da più di un anno molto faticoso di costruzione di un insieme di sensibilità. La forza del Pd è quella di mettere insieme sensibilità e percorsi anche molto diversi. Credo che la scelta di candidare Zan insieme a me nella circoscrizione Nord-Ovest sia un messaggio per la comunità Lgbtq+. Dall’affossamento del Ddl Zan in poi, nel 2021, la politica anche nel centrosinistra è stata un po’ timida su questi temi, si è un po’ abbassata l’attenzione. Secondo me queste candidature sono un segnale della segreteria di attenzione anche verso questa comunità. Siamo praticamente i soli in Europa a non avere una legge contro l’omotransfobia.

Cosa vorrebbe portare a Bruxelles?

A Bruxelles vorrei portare un bagaglio, un’esperienza, che ho avuto modo di spendere qui a Milano. Vorrei concentrarmi sul lavoro partendo da istanze legate alla dignità e alle battaglie per il salario minimo. Lavoro inteso anche come supporto a tutto il mondo di piccole e medie imprese, alle startup, partite Iva, che hanno bisogno di accesso alla formazione, anche agli strumenti di gestione di intelligenza artificiale. Mi occupo tutt’oggi presso aziende qui a Milano di diversity management, gender equality e di implementazione di politiche verso aziende del terziario avanzato per facilitare a ogni livello la parità di genere e la rimozione di bias cognitivi che penalizzano le donne a ogni livello di carriera. Vorrei portare l’idea che l’efficienza la troviamo nelle realtà aziendali che fanno avanzare le donne e le premiano. Vorrei dimostrare che hanno risultati concreti queste aziende scalabili per tutti.

L’Italia è tra i Paesi dove c’è un gap nelle posizioni apicali ricoperte da uomini e donne. Ha riscontrato nella sua esperienza professionale questa tematica?

Questa è una partita fondamentale. La certificazione per la parità di genere ha dato una buona spinta in Italia. Quando ci sono degli sgravi contributivi e fiscali da ottenere le aziende si impegnano. Credo che anche attraverso il lavoro in Europa dobbiamo rafforzare le politiche che danno incentivi alle aziende che di fatto riescono a livello di Consiglio di amministrazione a non avere il “muro di cravatte” ma hanno una presenza di donne in ruoli apicali. Si estende a tutte le forme di differenza, anche a quelle culturali e generazionali. L’Europa in questo scenario è fondamentale per tirarci fuori da questo patriarcato che ancora esiste e resiste nel nostro Paese. A questo proposito vorrei ricordare Michela Murgia, una pensatrice veramente straordinaria, che ci ha lasciato tante parole e strumenti capaci di sovvertire le regole di un gioco che penalizza sempre gli stessi. Nel mio volantino elettorale c’è una citazione di Murgia, un riferimento a quest’autrice, per tributarle qualcosa in questa mia campagna elettorale che sarà per le donne, le bambine, le ragazze.

Per discutere di diritti in Europa occorre interfacciarsi anche con governi come quello ungherese di Orban?

Questa sfida alle europee è epocale perché il risultato di giugno nel migliore dei casi potrebbe costituire un argine per Paesi come l’Ungheria di Orban. Se il risultato invece fosse a noi avverso e vincessero le destre sovraniste sarebbe un enorme problema perché l’Europa che ci ha aiutato ad avanzare su tutto un insieme di temi e diritti rischia di vedere minate le sue stesse fondamenta. Le destre strizzano l’occhio a chi ha una visione del tutto antieuropeistica. C’è un grande rischio legato a questa partita elettorale. L’Europa rappresenta per questo motivo un faro importante.

Tre anni fa è stata eletta consigliera a Palazzo Marino. In questi anni di politica locale ha imparato a conoscere la sua città?

Milano è avanti sul tema di attenzione ai diritti. Sono stata eletta qui a Milano contro ogni pronostico. Nel 2021 ho portato avanti una campagna elettorale tra i cittadini parlando di tutti i temi della città, molto poco dei diritti Lgbtq+. Nel 2021 pensavo di incontrare un muro di pregiudizi e invece Milano mi ha stupita. Le persone sono andate oltre la mia storia, il mio aspetto, e hanno deciso di valutare i contenuti, la preparazione e passione civica. Ciò mi ha confermato che questa città è speciale da questo punto di vista.

Ieri è stata la Festa dei Lavoratori. In Italia viviamo il paradosso di livelli di occupazione in crescita ma anche di infortuni e morti sul lavoro. Secondo lei, in che stato è il mercato del lavoro?

Viviamo in una Repubblica fondata sul lavoro in cui si muore di lavoro. Sono andata al corteo del 1 maggio con i sindacati per la tradizionale marcia. È innegabile che esiste un’emergenza. Di lavoro non si deve morire. L’Italia ha perso una grande occasione non approvando il salario minimo che è presente in molti paesi europei. Il centrosinistra non è stato esente di errori in passato, questo va detto, il mio partito su questo deve fare ammenda e lo sta facendo rispetto a provvedimenti come il Jobs Act che ha contribuito a rendere i lavoratori più ricattabili perché più precarizzati. Quando una persona è precarizzata e ricattabile è anche più facile che vada a lavorare in situazione di scarsa sicurezza. Il fenomeno delle morti sul lavoro è legato a doppio filo al tema della precarietà. Se sei licenziabile da un momento all’altro ti accontenti di lavorare anche in situazioni non sicure. Non dovremmo perdere il senso di tutte quelle battaglie, dello Statuto dei Lavoratori e della legge del ’70. Ho la sensazione che lo abbiamo smarrito un po’. Sono contenta che il Pd con questa nuova segreteria si stia focalizzando sui temi del lavoro.

Apprezza la scelta della segretaria Schlein di candidarsi capolista per le europee, per il Centro e per le Isole, pur avendo dichiarato che, se eletta, non andrà a Bruxelles?

Penso che sia facoltà di una segretaria cercare di aiutare le liste. Non sono contraria, non sono d’accordo con chi dice che una segretaria non debba candidarsi se poi non è intenzionata ad andare in Europa. Si può ricorrere a questa misura per catalizzare il consenso che la nuova segreteria ha raccolto. Questo è un dato importante, in un anno il consenso per il partito è cresciuto, grazie al nuovo corso. La presenza di Schlein aiuterà le liste. Anche il Pd deve dotarsi di un minimo di strategia se vuole vincere. Dall’altra parte mi sembra che ci sia solo e soltanto strategia. Dovremmo coniugare meglio l’etica politica con un minimo di strategia politica.

A proposito di centrodestra, tra i candidati della Lega c’è il generale Vannacci. Cosa ne pensa delle sue dichiarazioni sulle classi separate per studenti disabili?

Le scuole stanno facendo negli ultimi anni un enorme lavoro di inclusione. Sono comunità educanti che hanno messo al centro l’idea che la persona con disabilità non rappresenta il problema, è il contesto il problema. È il contesto che deve cambiare per andargli incontro e mettergli a disposizione strumenti didattici, che sono stati implementati per consentire allo studente con disabilità di stare in classe con gli altri e poter seguire la didattica e la comprensione. Gli insegnanti di sostegno fanno un lavoro enorme e complesso. Le classi differenziate erano un’eredità della riforma Gentile e così si tornerebbe indietro di decenni. Forse quelle di Vannacci sono provocazioni per avere attenzione, forse c’è della strategia, ma mi chiedo dove sia l’etica e il rispetto per queste bambine e bambini. La Lega è in caduta libera, è un partito che ha enormi problemi secondo i sondaggi, al suo interno è molto divisa, ed esiste per fortuna una corrente di persone più ragionevoli che vorrebbero un partito presentabile, penso alla corrente Zaia. Credo che queste continue uscite razziste, abiliste, omofobe di Vannacci siano il colpo di grazia alla Lega.

Altro tema divisivo sembra essere il 25 aprile. Perché, secondo lei, non riesce ad essere una festa comune?

Il 25 aprile dovrebbe essere una festa di tutte e tutti, la nostra è una Costituzione antifascista che nasce da un processo di liberazione dal Fascismo. L’Italia si divide sul 25 aprile perché evidentemente c’è una parte che non disconosce del tutto il Fascismo. C’è probabilmente scarsa cognizione dei fatti legati a quegli anni. Ci sono persone che aiutano con le loro opere a far capire cosa è stato quel periodo storico. Credo che molti non sappiano veramente cosa è stato il Fascismo. O meglio, gli esponenti politici di destra sanno benissimo quello che stanno facendo ma spesso chi li segue forse non ha l’esatta cognizione e questo è molto pericoloso per la tenuta democratica.








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