Milano
Ufficiale: Fiano si candida sindaco. Inizia la corsa per Milano 2016. La cronaca di Affari
di Fabio Massa
“Se tutti insieme decideremo che le primarie si faranno, io ci sarò”. E così, semplicemente, alla fine, alle 12.06 (finalmente, dopo un sacco di chiacchiere, la polpa), Emanuele Fiano scende in campo. Iniziativa partecipata, quella del Teatro Franco Parenti. Ci sono tutte le anime del Pd, come Affari ha testimoniato nel suo fotoracconto, ci sono tanti cittadini nel semicerchio intorno alle tre sedie da regista sulle quali si accomodano due giornalisti di primissimo piano, Elisabetta Soglio del Corriere e Piero Colaprico di Repubblica. In fondo, malgrado si accomodino più relatori, è lui la star, come giustamente dice la Soglio quando si accomoda sulla sua sedia. Anche se poi lui il concetto di one-man-show non lo vuole neppure sentir nominare (“L’importante è la squadra, non esiste un uomo solo al comando”). Il concetto lo elabora davanti a una foto della resistenza, che scorre sul maxischermo dietro le sue spalle (“lo vedete Pertini? E’ uno dei tanti”). Perché nel mondo di Fiano c’è quello sfondo, la Resistenza. L’odio per i totalitarismi. Il disprezzo per certi valori di destra: “A loro piace nutrire la pancia degli italiani con la paura. Io non uso le divise, io le rispetto e le onoro”. E una divisa, anche se in pantaloncini, arriva, durante il breve confronto con il pubblico, da parte della Guardia di Finanza: “Grazie onorevole per quello che stai facendo per noi”.
Fiano si candida, quindi. “Le primarie dobbiamo farle perché è un nostro tratto distintivo. Siamo noi che siamo popolari, e non altri - spiega - Dobbiamo tornare nei quartieri per capire i problemi là dove sono. In questo paese non lo si dice ma chi si mette le felpe e parla di ruspe, ha tagliato alle forze dell’ordine. Io glielo dico sempre al ragazzo delle felpe: una parte dei problemi delle forze dell’ordine sono per colpa loro”.
Un po’ eretico, tra l’altro, Emanuele Fiano. Sul palco porta un renziano doc come Mattia Mor, imprenditore di successo, giovane di valore. Ma soprattutto uno che ha fatto sia il Grande Fratello che Uomini e Donne. Come la prenderà la sinistra dura e pura (in sala c’era anche Basilio Rizzo)? Si vedrà. Ed è eretico anche perché Bussolati e Alfieri, dopo l’incontro con Guerini l’avevano detto chiaro e tondo: chiunque parte lo fa a proprio rischio e pericolo, la campagna per le primarie non parte oggi. Ecco, lui si candida. Giovedì lo farà anche Majorino. Chissà come la prenderà Lorenzo Guerini, a Roma. Chissà come la prenderanno a Firenze. Ma in fondo, in sala, nessuno se ne preoccupa. Perché a Milano piace fare le cose a modo proprio.
PS. E Pisapia? Pisapia pare proprio l’unico ad aver rispettato le indicazioni del Pd. Lui non c’è. Manda un messaggio nel quale dice: “Non credo in questo momento sia opportuno partecipare alle iniziative importanti di questi giorni. Sarò invece all’incontro del 13 luglio per il consiglio degli 11”. Quelli che dovrebbero elaborare il quadro valoriale degli eventuali candidati. Che però, intanto, iniziano già a scendere in campo.
@FabioAMassa