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Politica
Camera, i privilegi dei dipendenti di Montecitorio
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Retribuzione fino a 240 mila euro l’anno, periodo di conservazione del posto di lavoro fino a 3 anni in caso di malattia contro i 6 mesi dei dipendenti del settore privato, assenza dal posto di lavoro ingiustificata per 30 giorni contro i 3/5 giorni dei lavoratori privati, impossibilità di licenziamento se non in rarissime situazioni, in pensione a 65 anni contro i 67 per gli uomini e i 66 per le donne come previsto dalla Riforma Fornero per il settore privato. Questi sono alcuni dei privilegi di cui godono i dipendenti della Camera dei Deputati.

“Tutti i lavoratori sono uguali ma alcuni lo sono più di altri. Parafrasando la celebre frase della Fattoria degli Animali di George Orwell – spiega l’Avvocato e Giuslavorista Francesco Rotondi, Founding partner di LabLaw - si può ben sintetizzare lo stato di ingiustificata diseguaglianza in cui vige il nostro mondo del lavoro. Tra le categorie di lavoratori del settore pubblico che godono di ingiustificati e notevoli trattamenti di favore  ci sono i dipendenti della Camera dei Deputati, oltre 1.000 lavoratori che godono di diritti e privilegi sconosciuti al dipendente del settore privato”.

Da un’analisi comparata dei principali istituti giuslavoristici applicabili al rapporto di lavoro dei dipendenti della Camera dei Deputatati, infatti, emergono diverse sacche di favore rispetto ai dipendenti del settore privato e gran parte del pubblico che non trovano giustificazioni di sorta.  Ecco le principali differenze con il settore privato.

Il trattamento economico - La retribuzione di un dipendente della Camera può raggiungere un importo fino a 240 mila Euro, mentre il trattamento economico garantito al dipendente privato più qualificato può anche limitarsi a soli 30 mila Euro circa. I minimi retributivi previsti nella disciplina che regola il lavoro dei dipendenti della Camera sono significativamente superiori (30mila euro per la “qualifica” di “operatore tecnico”, ben 65mila per la “qualifica” di “consigliere parlamentare”) ai minimi retributivi previsti nei CCNL del privato (16/17 mila euro). Nulla giustifica questa marcata differenziazione fino a prova contraria.

Rispetto poi agli incrementi retributivi legati agli scatti di anzianità, si registrano evidenti disparità. Solo per fare un esempio, un “Assistente Parlamentare” percepisce una retribuzione all’ingresso di circa 35.000 Euro che, dopo poco più di venti anni di lavoro, diventano quasi 100.000 Euro; incrementi ben diversi dai cosiddetti “scatti di anzianità” previsti dai contratti collettivi di categoria nel settore privato (basti pensare che oggi il CCNL Commercio prevede 10 scatti triennali di circa Euro 20 ciascuno e il CCNL Industria prevede 5 scatti biennali di misura compresa tra i 20 e i 40 Euro ciascuno)

La malattia – Il periodo complessivo di tolleranza (ossia di conservazione del posto di lavoro) nei confronti dei dipendenti delle Camera assente per malattia può raggiungere fino i 36 mesi, mentre il lavoratore del settore privato ha diritto ad un periodo di comporto generalmente non superiore ai 6 mesi. Inoltre, nel caso di sopravvenuta inidoneità fisica alla mansione assegnata, la disciplina di risoluzione del rapporto di lavoro per il dipendente della Camera non prevede mai il licenziamento: in caso di impossibilità di ricollocazione dovrà essere dispensato dal servizio.

Risoluzione del rapporto di lavoro – A differenza del settore privato qualora per i dipendenti della Camera venissero meno le mansioni cui sono stati assegnati, non possono essere licenziati, se non in alcune specifiche situazioni. E’ in questo contesto che si iscrivono i casi dei barbieri della Camera rimossi dalla loro mansione e che sono stati “promossi” ad assistenti parlamentari perché non licenziabili.

Assenza ingiustificata: nel settore privato può scattare il licenziamento disciplinare nel caso in cui le assenze ingiustificate dal lavoro siano almeno dai 3 ai 5 giorni nell’anno solare. Per i dipendenti della Camera, invece, le assenze arbitrarie possono arrivare fino ad un mese!

Età pensionabile - Tutti i dipendenti della Camera possono andare in pensione al compimento del 65mo anno di età. La Riforma Fornero invece ha portato a circa 67 anni (per gli uomini) e 66 anni (per le donne) l’età pensionabile nel settore privato.

Cosa giustifica l’ampio trattamento di favore riservato ai dipendenti della Camera dei Deputati, pagati con soldi pubblici, rispetto a tutti i comuni mortali?

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