Politica
Carrai e i soci in Lussemburgo, l’intreccio con i finanziatori di Open
Open, archivio segreto di Bianchi con i nomi di imprenditori e politici
Carrai e i soci in Lussemburgo, l’intreccio con i finanziatori di Open
Un archivio segreto con l’elenco degli imprenditori e accanto i nomi di politici e consiglieri di amministrazione che li avevano convinti a finanziare Open. Lo scrive il Corriere della Sera, secondo cui "era nella disponibilità dell’avvocato Alberto Bianchi, il presidente della Fondazione indagato per traffico d’influenze, riciclaggio e finanziamento illecito. Gli investigatori della Guardia di Finanza lo hanno trovato nel corso della seconda perquisizione compiuta tre giorni fa e adesso la lista dovrà essere ricontrollata per verificare se chi ha versato denaro «per sostenere l’attività politica di Matteo Renzi» abbia ottenuto vantaggi per le proprie aziende o incarichi nelle istituzioni".
Open, archivio segreto di Bianchi con i nomi di imprenditori e politici
"I magistrati ritengono che un ruolo chiave in questa partita lo abbia avuto Marco Carrai, fedelissimo dell’ex premier che aveva un posto nel cda, ma soprattutto gestiva una serie di società — anche all’estero — che avevano tra i soci proprio alcuni soggetti poi comparsi tra i beneficiari della Open. E per questo gli specialisti della Finanza indagheranno anche su chat e mail rintracciate nei suoi telefonini e computer. Un lavoro che non si preannuncia affatto semplice, anche perché Carrai utilizzava un sistema per criptare le telefonate prevedendo «l’autodistruzione» dei messaggi inviati e ricevuti", spiega il Corsera.
Secondo il quotidiano Rcs "è lungo l’elenco di chi ha elargito denaro tra il 2012 e il 2018. Nella maggior parte dei casi sono stati i componenti del «giglio magico» a trovare sponsor per la Fondazione e il loro impegno veniva riconosciuto con una sigla apposta accanto al nominativo e alla cifra versata. Luca Lotti, Maria Elena Boschi, lo stesso Bianchi e altri politici vicini a Renzi si sono impegnati affinché Open ricevesse finanziamenti e alla fine la Fondazione ha ottenuto oltre 7 milioni di euro. Nel 2018, quando si è deciso di chiuderla dopo le dimissioni di Renzi da capo del governo, Bianchi ha dichiarato di avere una perdita di circa un milione di euro. Entrate e uscite che la Finanza sta ricostruendo partendo dal sospetto che in realtà una buona parte dei soldi fossero un vero e proprio finanziamento illecito alla corrente del Pd che faceva capo a Renzi".
E ancora: "Per questo l’indagine si concentra sulle società di Carrai con un’attenzione particolare alla Wadi. Nel decreto di perquisizione che ipotizza il finanziamento illecito si sottolinea che «Carrai risulta essere tra i soci della Wadi Ventures Management, società che ha sede in Lussemburgo e che ha come oggetto la detenzione di partecipazioni societarie». Le verifiche già svolte hanno dimostrato che alcuni soci dell’azienda risultano anche tra i finanziatori di Open e dunque bisognerà scoprire se in realtà la Wadi possa essere stata utilizzata anche per trasferire fondi all’estero. Nel 2012 il finanziere Davide Serra — che tre giorni fa ha subito la perquisizione — ha versato 50 mila euro nelle casse della Wadi per diventarne socio, dopo aver finanziato la Fondazione Big Bang di Renzi. Interessante per gli inquirenti è anche il ruolo di Francesco Valli, fino al 2012 capo della British American Tobacco Italy. Nel 2014 ha elargito 100 mila euro a Open. Ma l’anno prima è diventato socio della Wadi versando 50 mila euro. Percorso analogo a quello compiuto un anno dopo dal costruttore Michele Pizzarotti che ha deciso di entrare nell’azienda lussemburghese con 100 mila euro e adesso ha ricevuto la «visita» dei finanzieri. Obiettivo: svelare quali siano i reali interessi che si celano dietro questo intreccio di nomi e aziende. E soprattutto quali affari siano stati realizzati", riporta il Corriere della Sera.