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Politica
Covid e mancate autopsie, finché c'è vita non c'è Speranza
L'ARTICOLO DI AFFARITALIANI.IT CHE HA FATTO ESPLODERE IL CASO - Coronavirus, le autopsie non vanno fatte. Ordine del Ministero della Salute

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La fase due è partita e l’Italia si avvia a una lenta e graduale ripresa. E’ quindi arrivato il momento anche di cominciare a fare chiarezza sulla gestione sanitaria dell’epidemia. Di fronte a un bilancio pesante, trentaduemila morti, è doveroso farlo. E di certo non per il gusto di ricercare un capro espiatorio, sport nazionale sempre in voga in Italia. E a dover dare le prime risposte è proprio il ministro della Salute Roberto Speranza. A partire dalla questione spinosa delle autopsie che, di fatto, nel pieno dell’emergenza, hanno subito una brutale battuta d’arresto. Uno stop carico di conseguenze, da cui non è esagerato ipotizzare sia disceso lo stesso lockdown economico in cui è piombato il Paese. Non più tardi di ieri Speranza, però, ha sorvolato sul tema. In attesa di leggere lo stenografico relativo alla sua audizione in Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, ne riportiamo le parole riprese dall’agenzia Ansa al riguardo.

"Non c’è stato alcun divieto per lo svolgimento delle autopsie ma sono state date indicazioni su come svolgerle in sicurezza in questo momento e il ministero ha fatto una circolare a fine marzo". Troppo poco per fugare i dubbi. Sono tante e troppe le perplessità scaturite dai paletti sugli esami autoptici contenuti nella ormai famosa circolare della Direzione generale della Prevenzione sanitaria del Dicastero (aggiornata a maggio dopo il Dpcm del 26 aprile), che Affaritaliani.it ha pubblicato in esclusiva e che è ancora in vigore. Se, da un lato, infatti, va dato al ministro il merito di aver compreso e spiegato nella massima trasparenza la gravità dell’emergenza da coronavirus ben prima che l’Oms si decidesse a pronunciare la fatidica parola “pandemia”, dall’altro, spiace dover constatare l’assenza di quella stessa trasparenza iniziale sulla dirimente questione delle autopsie. Che è poi il vero nodo gordiano da sciogliere. Dire che la circolare non contiene divieti è un ossimoro. E suona offensivo dell’intelligenza degli italiani. Basta leggere come è sapientemente scritto il passaggio “incriminato” del documento per rendersi conto che non contiene obblighi ma solo indicazioni: “Per l’intero periodo della fase emergenziale non si dovrebbe procedere all’esecuzione di autopsie o riscontri diagnostici nei casi conclamati Covid 19, sia se deceduti in corso di ricovero presso un reparto ospedaliero sia se deceduti presso il proprio domicilio”.

Ma questo, appunto, i cittadini sono in grado di comprenderlo da soli. Trincerarsi dietro lo scudo delle parole, anche ben acchittate, alla lunga non paga. E non pagherà neanche in questo caso. Soprattutto se poi l’effetto di quel verbo al condizionale ha di fatto paralizzato il lavoro dei medici legali. E’ chiaro che è su questa evidenza empirica che occorre concentrarsi. Soprattutto per le conseguenze che ne sono scaturite. Sono i fatti che reclamano un chiarimento, che reclamano quella trasparenza che questo governo si fregia di aver scelto come bussola. E i fatti sono: questa circolare galeotta ha provocato settimane di ignoranza sui primi effetti del Covid-19, si è arrivati in ritardo a comprendere che l’insorgenza di problemi respiratori (e quindi della polmonite interstiziale doppia) arrivasse solo dopo problemi di natura cardiovascolare. Con le terapie intensive prese d’assalto e andate in forte affanno. Così come è un fatto che, a cascata, si siano susseguite diagnosi e terapie sbagliate.

Non regge neppure la motivazione addotta secondo cui la priorità sia sempre stata la tutela della salute e, nel caso specifico delle autopsie, del personale medico e degli operatori di questo settore. Si tratta, infatti, di professionisti esperti che sanno come non infettarsi. E invece sono stati forzatamente “indotti” a non svolgere il loro lavoro. Perché è lapalissiano che le indicazioni contenute nella circolare siano state lette in maniera restrittiva. Ed anche questo è un fatto. Come lo sono tutti quei dati che soltanto un’autopsia avrebbe potuto fornire, aiutando la comunità scientifica. Proprio la scienza, che ha accompagnato e guidato il governo passo dopo passo nella fase più buia dell’emergenza, infatti, alla fine della giostra, ci è andata di mezzo.

Privata di elementi empirici alla base degli studi, se è vero che, per dirla con Locke, “nihil est intellectu quod prius non fuerit in sensu" (nella mente non c'è niente che non sia già stato nei sensi, ndr). Ecco perché è importante che il ministro Speranza spieghi fino in fondo la ratio dei paletti contenuti nella circolare o, semplicemente, ammetta che è stato commesso un errore. Un errore grave perché ha dirottato l’intera sanità italiana su una strada sbagliata, finendo poi inevitabilmente per paralizzare l’economia del Paese. Dunque, il ministro dica qualcosa. Con la stessa trasparenza di cui si è vantato sin da quando il Covid-19 ha varcato i nostri confini.

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