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Politica
Elezioni 2018 Centrodestra, collegi: accordo vicino. I numeri, la spartizione

Il Centrodestra verso l'accordo sui collegi uninominali dopo la tensione di ieri quando la cosiddetta 'quarta gamba' di Fitto, Cesa e Lupi ha minacciato la rottura e la corsa solitaria alle elezioni politiche. I leader di Noi con l'Italia sono tornati al tavolo delle candidature ormai riunito in seduta permanente per trovare una soluzione e sbloccare lo stallo. Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, l'intesa si starebbe trovando su quota 20 collegi per il quarto petalo del Centrodestra (compresa sia la Camera sia il Senato).

Nci ne aveva chiesti 25 mentre Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia ne avevano messi sul piatto soltanto 13. Cifra assolutamente inaccettabile per i centristi, da qui la quasi rottura. Ora l'ipotesi di accordo è su 20 seggi per Noi con l'Italia tra i quali aumenterebbe fino a dieci la quota di quelli considerati sicuri, cioè dove, sondaggi alla mano, la vittoria è praticamente certa. Prima, invece, su 13 i collegi blindati erano meno della metà, ovvero 5 o 6. Altri cinque collegi per i centristi di Fitto, Cesa e Lupi saranno in bilico, cioè dove la partita è aperta con il Pd e/o i 5 Stelle, e altri cinque dove la vittoria viene considerata molto difficile.

Ma chi dimagrirà per far spazio alla 'quarta gamba'? In proporzione un po' tutti. Forza Italia farà spazio al Sud a Nci ma poi avrà una compensazione al Centro e al Nord rispettivamente a scapito di Fratelli d'Italia e della Lega. E' evidente che i seggi per i centristi sono quasi tutti nelle Regioni meridionali, concentrati in particolare in tre Regioni: Puglia, Calabria e Sicilia. Al momento si sta discutendo di quote e di numeri, e non di nomi. Ma, assicurano da Forza Italia, Fitto, Cesa e Lupi saranno candidati "sicuramente" in un collegio uninominale e quindi cadrà il veto della Lega sull'ex numero due di Alfano, anche perché i Popolari di Ncd già governano con il Centrodestra in Liguria, Lombardia e Veneto. Per Lupi una candidatura quasi certamente a Milano città, ma non nel centro storico.

Il problema sono, invece, Tosi e Zanetti, che sulla carta andrebbero schierati in Veneto, dove però la Lega è assolutamente il primo partito (non solo della coalizione) e non intende cedere, ponendo un veto fortissimo sia sull'ex sindaco di Verona, che aveva sostenuto il sì al referendum istituzionale di Renzi, sia sull'ex vice-ministro dell'Economia già fedelissimo di Mario Monti. Su questo punto - spiegano fonti leghiste e azzurre - è quasi impossibile che Salvini e Giorgetti cedano. O, quantomeno, al limite si potrebbe candidare Zanetti non in Veneto, ma la Lega non intende sostenere il "traditore" Tosi, che d'altronde non sarebbe possibile candidare in un'altra Regione essendo fortemente associato soprattutto alla città scaligera.

L'accordo con la 'quarta gamba' serve perché, calcoli alla mano, sono 50-60 i collegi quasi tutti al Sud che il Centrodestra rischia di perdere senza Noi con l'Italia (Sicilia e Puglia in testa). Infine Energia per l'Italia. Stefano Parisi ormai è fuori dalla coalizione, assicurano da Forza Italia. L'ex candidato sindaco di Milano correrà da solo ma non nella coalizione. Sia Berlusconi sia Noi con l'Italia hanno posto un veto insormontabile, mentre, fosse stato per Salvini e la Meloni, Energie per l'Italia sarebbe stata la 'quinta gamba' della coalizione.
 

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