Politica
Elezioni 2018, Di Maio e i candidati impresentabili: dabbenaggine o furbizia?

Elezioni Politiche 2018, Luigi Di Maio e i candidati del M5s impresentabili: e se li usasse nelle trattative?
La vicenda dei candidati pentastellati prima ingaggiati e poi dismessi non desta particolare interesse alla luce di quello che è il tradizionale arruffismo grillino, cioè, giornalisticamente, è un fatto neppure tanto notiziabile proprio perché rappresenta la norma invece dell’eccezione ed è quest’ ultima a fare notizia.
Tuttavia, qualche considerazione sulla vicenda va fatta.
Infatti, il manipolo dei ripudiati ormai si aggira intorno ai 15 elementi (per la precisione dovrebbero essere 13, ma date le dinamiche pentastellate il numero varia in continuazione) e potrebbe divenire determinante per la formazione di una maggioranza difficilmente raggiungibile con il rosatellum, tanto che Silvio Berlusconi ha già lanciato una sorta di “opa” parlamentare sui ripudiati.
E questa sarebbe una vera beffa per Di Maio che dimostrerebbe così scarso acume; perderebbe parlamentari rafforzando proprio i nemici.
Tuttavia si può fare anche un altro tipo di ragionamento.
Di Maio, con la tradizionale “faccia bronzea”, ha detto che ormai sono fuori dal Movimento, ma il fatto è che per suggellare veramente questa nobile decisione occorrerebbe dire al popolo grillino di non votarli nei collegi uninominali, infatti solo così si avrebbe la certezza di un totale disconoscimento e, oltretutto, non rischierebbe di donarli ai concorrenti.
Viceversa, se il manipolo per singolari connessioni astrali risultasse invece eletto si potrebbe anche pensare che si tratta di una sorta di bitcoin parlamentare e cioè “moneta” spendibile di nascosto nelle trattative segrete per la formazione di una maggioranza. Una sorta di “fondo nero” che il buon Di Maio potrebbe ancora controllare con promesse di sottogoverno. Dietrologia? Forse, ma come diceva il divo Giulio a pensar male etc etc.