Elezioni 2018, "Renzi e D'Alema sono la stessa cosa"
Intervista di Affaritaliani.it a Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista
Marco Rizzo, 58 nni, segretario del Partito Comunista intervistato da Affari Italiani, commenta la decisione del suo partito di candidarsi alle elezioni politiche 2018. Correrà da solo, in forte polemica con la lista di sinistra guidata dal Presidente del Senato Grasso, colpevole a suo dire di non essere realmente alternativa al PD.
Rizzo, il suo partito ha annunciato che correrà alle prossime elezioni politiche. La prima impressione è che a sinistra ci sia una grande frammentazione, perché non siete alleati di Grasso?
«Perché siamo comunisti e non abbiamo nulla a che fare con una sinistra che ha promosso e sostenuto le peggiori politiche antipopolari. Lo abbiamo sempre detto tra Renzi e D’Alema non c’è alcuna differenza sostanziale. Siamo su posizioni radicalmente opposte per quanto riguarda il giudizio sull’Unione Europea, sulla Nato, sulle politiche del lavoro, sulla sanità, l’istruzione. Sarebbe stato innaturale il contrario»
Darà atto però che questa divisione rischia di favorire la destra.
«La destra prima che dalle divisioni è favorita dal tradimento della sinistra. Se si dimenticano i lavoratori, si fanno gli interessi delle banche c’è qualcosa che non va. Un lavoratore, un giovane che non vota più a sinistra e da il voto alla Lega o ai cinque stelle sbaglia Cade dalla padella alla brace. Ma comprendo la sua delusione, capisco le motivazioni che lo spingono a dare un voto contro questa sinistra. Proprio per questo serve dare la possibilità di votare comunista».
Qualcuno potrebbe dire che Grasso è una figura istituzionale, di grande peso e con una storia alle spalle, non trova?
La rispetto ma non è la mia, non è la nostra. Non penso neanche che Grasso sia di sinistra, al massimo è un progressista. Detto fra noi un giovane di una periferia potrebbe mai votare uno come Grasso, presidente del Senato? E’ immediatamente percepito come simbolo del palazzo. C’è una sinistra fuori da ogni rapporto reale con la propria base di riferimento. Roba a pazzi. Hanno più radicamento sociale nelle aule di tribunale che nei posti di lavoro. De Magistris, Ingroia, Grasso... si contano più magistrati che lavoratori. Sia chiaro non ne faccio una questione personale , la loro scelta dipende dalle prospettiva politica.
E quale sarebbe questa divergenza di prospettiva?
Totale direi. Da una parte l’opposizione a Renzi che rimpiange il centrosinistra, o che al massimo lavora per la costruzione di una sinistra sul modello greco, cioè una sinistra che promette ma che poi al governo esegue quello che impone la Troika. Dall’altro la nostra prospettiva che è quella del rovesciamento dei rapporti di questa società, che vuole dare il potere ai lavoratori, che vuole tenere aperta la questione comunista in Italia, non per nostalgia ma perché la sua attualità è lampante.
Punti centrali del vostro programma?
Non faremo un programma elettorale di promesse irrealizzabili, è un programma di lotta che il partito porta avanti sempre. Va combattuta l’illusione che un semplice voto possa cambiare la situazione, serva una mobilitazione attiva dei lavoratori e delle classi popolari. Salario minimo, piena occupazione, controllo dei lavoratori sulla produzione, nazionalizzazione del sistema bancario e delle principali aziende del paese, uscita dall'Euro, dalla UE e dalla Nato, riduzione delle spese militari, risoluzione dell’emergenza abitativa con espropri alla grande proprietà speculativa e investimenti per l’edilizia popolare, via i ticket sanitari e aumento della spesa sociale. E’ ovvio che un programma di questo genere mette in discussione tutto il sistema e le sue politiche.
Rizzo, lei parla spesso di lavoratori, classe operaia, falce e martello. Non pensa che tutto questo sia superato oggi?
No. In Italia esistono oggi più operai che trent’anni fa, sono solo meno centrali nella vita politica nazionale e nella percezione collettiva. Il numero di lavoratori salariati è aumentato, persino forme di lavoro autonomo anche qualificato sono state poste sotto il controllo capitalistico come veri e propri lavori dipendenti. Il conflitto capitale-lavoro è il nodo centrale della nostra società, in cui un dieci famiglie più ricche detengono la stessa ricchezza del 30% della popolazione italiana più povera. La falce e martello rappresenta tutto questo. Se quei simboli fossero stati scelti oggi forse sarebbero altri, perché gli strumenti del lavoro sono cambiati, ma non il loro significato. Sotto quel simbolo è racchiusa la lotta dei lavoratori e l’aspirazione delle classi oppresse a emanciparsi e dirigere la società. La sinistra che ha abbandonato quel simbolo, ha abbandonato anche quella prospettiva.