Politica
Elezioni, Renzi sconfitto. Nel Pd parte l'attacco: cambi rotta o fuga di massa
Elezioni Sicilia 2017: Matteo Renzi trema
Elezioni Sicilia 2017: Matteo Renzi trema. Anche se il segretario dem ha cercato di smarcarsi da Fabrizio Micari, abbandonandolo in campagna elettorale, il flop del candidato dem alle Regionali nell'Isola rischia di terremotare il Nazareno. Il segretario è convinto di essere lui il candidato premier alle Politiche ma ora, dopo i risultati della Sicilia e del Comune di Ostia (Roma), nel Pd è già partito l'attacco alla leadership di Renzi. Nel mirino soprattutto la chiusura dell'ex premier all'ipotesi di accordo con Articolo 1-Mdp.
I bersaniani, forti di un discreto risultato di Claudio Fava alle Regionali siciliane, chiedono un svolta sul programma e sulla leadership. Ovvero le primarie di coalizione che Renzi ha sempre rifiutato. Ma nel Pd sono in molti - dalle minoranze di Orlando, Emiliano e Cuperlo all'area di Franceschini (e con toni più pacati anche il ministro Martina) - a volere un cambio di rotta. "Renzi non può permettersi di non dialogare, altrimenti andiamo a sbattere e consegniamo il Paese alle destre", afferma un deputato dem di lungo corso. Ma dal giglio magico sono già arrivati attacchi a Pietro Grasso, reo, secondo i renziani, di aver fatto perdere il Pd in Sicilia con la sua uscita clamorosa. E le polemiche certo non rilanciano il dialogo, anzi rilanciano le divisioni.
Se il segretario non cambia linea dal Pd in molti potrebbero seguire il presidente del Senato. Il tam tam del Palazzo segnala che ci sarebbero almeno cinque senatori pronti all'addio e sono Vannino Chiti, Claudio Micheloni, Luigi Manconi, Walter Tocci e Massimo Mucchetti. Perfino il pacato Franco Monaco, prodiano della prima ora, avrebbe le valigie in mano. Così come Sandra Zampa e i pochi parlamentari rimasti vicini a Enrico Letta. Occhi puntati anche sulle mosse di Gianni Cuperlo che aveva deciso di non seguire Bersani in Mdp che è sempre stato lontano dalla linea del segretario.
Anche nelle due minoranze ufficiali, quella di Andrea Orlando e quella di Michele Emiliano, ci sarebbero deputati e senatori che stanno pensando seriamente allo strappo. E perfino il Guardasigilli pare che non metterebbe la mano sul fuoco sulla sua permanenza nel Pd. In totale, da qui ai prossimi mesi e fino al voto, potrebbero perfino essere 30 o 40 i parlamentari in uscita. Se non di più. Ma anche diversi consiglieri regionali e comunali, da Nord a Sud, stanno valutando in questi giorni il da farsi senza escludere di seguire l'esempio di Grasso. Insomma, dopo la Sicilia e Ostia Renzi vede ancora più lontano il suo ritorno a Palazzo Chigi.